Allarme Hamilton «Non posso fare sempre miracoli»
●Lewis preoccupato anche se è ancora leader: «Senza la pioggia avrei perso pure in Germania e Ungheria ed è inutile sperare solo nel meteo»
A SPA NON AVREI MAI PASSATO SEB COME LUI HA FATTO CON ME
Suo fratello Nicolas, nato con una paralisi cerebrale, è stato sempre un modello per lui. Gli ha insegnato che cosa significhi cadere e rialzarsi, lottare per i propri sogni, e spostare avanti i propri limiti riuscendo a fare quello che gli altri ritengono impensabile per noi. E’ così che Lewis Hamilton ha pensato la frase «Still I Rise», che si è fatto tatuare sulla schiena. Significa risorgere dopo le sconfitte, credere in se stessi e impegnarsi al massimo per realizzare i propri obiettivi. Tutti ideali che mai come adesso servono al quattro volte campione del mondo per reagire dopo la batosta di Spa e cercare di resistere al ciclone Ferrari che minaccia di travolgerlo anche a Monza.
PREOCCUPATO Il sorpasso di Sebastian Vettel sul rettilineo del Kemmel, frutto dell’abilità del tedesco nella preparazione dell’attacco e della potenza della power unit di Maranello, è stato quasi simbolico. Per la prima volta dal 2014, cioè da quando la Mercedes ha cominciato a dominare nell’era dei motori ibridi, Hamilton si trova a fronteggiare una situazione di inferiorità tecnica. Qualcosa che lo riporta agli inizi della carriera e agli ultimi anni con la McLaren. «Da bambino correvo con un vecchio kart ed ero abituato a lottare con avversari che avevano materiale migliore del mio. Si prova sempre a tirare fuori qualcosa di più dal mezzo che hai, e qualche volta si riesce, ma non si possono fare sempre miracoli. La speranza è che a Monza il nostro pacchetto funzioni meglio rispetto a Spa, dove la Ferrari è stata semplicemente più veloce — spiega il pilota delle Frecce d’argento —. Se non fosse arrivata la pioggia nelle qualifiche, Vettel sarebbe partito dalla pole e non credo che sarei stato in grado di sorpassarlo come ha fatto lui con me. Dobbiamo migliorare la macchina e la gestione delle gomme per puntare al successo anche sull’asciutto».
CONFRONTO
Non è solo la power unit Evo3 della Ferrari ad avere vinto il confronto con quella tedesca, giunta all’ultimo sviluppo. La differenza si è vista anche nel telaio, nell’aerodinamica e nella capacità di sfruttare gli pneumatici. La SF71H da inizio stagione è stata globalmente superiore alla W09 sia in qualifica sia in gara su quasi tutti i tracciati, lenti o veloci. Tanto che la rossa avrebbe potuto raccogliere almeno tre vittorie (Azerbaigian, Germania e Ungheria) in più delle cinque conquistate da Vettel. L’unica ragione per cui Hamilton è ancora al comando del Mondiale con 17 punti di vantaggio sul rivale, si deve al talento e all’abilità dell’inglese nel capitalizzare ogni occasione, soprattutto con il bagnato. Cosa non riuscita a Vettel per errori o indecisioni. «Se non fosse arrivata la pioggia a Hockenheim non avremmo vinto — spiega Hamilton —. E lo stesso in Ungheria, se non fosse piovuto nelle qualifiche. In entrambi casi avrebbe vinto Seb. Ma non possiamo sperare sempre nel meteo. Finora non abbiamo commesso errori, e anche a Spa abbiamo perso solo 7 punti, ma nelle ultime 8 gare dobbiamo fare di più. Possiamo ancora batterli». Come ha detto il team principal Toto Wolff «bisognerà tirare fuori il massimo da motore, elettronica, olio e benzina, sfruttando meglio anche gli sviluppi sulla macchina portati in Belgio. Il Mondiale dipende da questo». Serviranno l’orgoglio dello squadrone Mercedes che vince il titolo da quattro anni e la fede di Lewis: «Still I Rise».
PER IL TITOLO DOBBIAMO FARE DI PIÙ NELLE ULTIME GARE
LEWIS HAMILTON PILOTA MERCEDES