Pecchia ricorda: «Il big tra i big E se parla lui...»
●L’ex vice di Benitez al Real: «Cristiano, Modric e Ramos... Che gruppo! E a CR7 non pesa fare da parafulmine»
«Il giorno dopo l’esonero dall’Inter ci ritrovammo a Liverpool a provare gli schemi, spostando le tazzine al tavolino di un bar del centro». Stranissimo, ma vero. Nacque lì l’amicizia tra Rafa Benitez e Fabio Pecchia, un legame che ha arricchito il tecnico reduce da un biennio in agrodolce a Verona: prima la promozione in A, poi la retrocessione sul filo di lana. Passate le vacanze nella sua Lenola, ha fatto il pieno di bagni a Sperlonga, ma soprattutto s’è gustato il calore della famiglia. «A 45 anni è la prima volta che mi fermo dopo una carriera tutta d’un fiato». I tre anni con Benitez tra Napoli, Real Madrid e Newcastle lo hanno arricchito, ma non domato. Ha voglia di calcio in prima persona. Calcio d’attacco, ma senza follie. Come a Verona… «E’ stata un’esperienza forte, impegnativa. Eravamo primi e siamo saliti in A tra i fischi: prova che l’ambiente non era sereno. Poi il presidente ha chiesto un mercato a zero per salvare i conti e col d.s. Filippo Fusco ho condiviso un progetto in economia. Il finale è stato amaro, ma al contrario di Bari e Cesena, il Verona c’è ancora e non ha debiti».
Senza l’infortunio di Kean...
«Peccato, poteva arrivare a 10 gol. Ho visto crescere un bel talento. Se crede in se stesso, nulla gli è vietato».
Ricordi sul Napoli?
«Rispetto a quando ero giocatore ho trovato un club solido e organizzato, ambizioso. Benitez ha portato grandi giocatori e ha trasmesso il verbo del palleggio, del gioco d’attacco. Con Higuain, Reina, Albiol e Callejon si andava sul sicuro. E mi sono innamorato di uno scugnizzo».
Insigne, ovvio.
«E’ un fenomeno. Non per la tecnica, quella la vedono tutti. Per la forza, per lo spirito di sacrificio. Ogni allenamento per lui è una sfida. In questo momento è il miglior giocatore italiano».
Con Sarri s’è imposto, in Nazionale meno.
«Il Napoli con Sarri ha acquisito automatismi importanti, anche lui. Con Ancelotti la squadra è ancor più pragmatica e se nel gruppo c’è consapevolezza».
Il duello con la Juve?
«I bianconeri sono più forti, ma anche le rivali sono migliorate. Sarà un bel campionato».
A proposito. A Madrid ha diretto anche CR7.
«Esperienza incredibile. Al Real ogni seduta è una finale. Allenare quei campioni significa non sbagliare nulla. Sono esigenti con se stessi e con gli altri».
E Cristiano?
«Dà sempre il massimo e viene naturale seguirne l’esempio. Ha modi cortesi, ma la sua personalità
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FABIO PECCHIA SUL CAMPIONATO