L’Europa dice Juve Miglior dirigente, premiato Marotta «Ora la Champions»
●A Madrid l’a.d. scelto tra i colleghi del Continente E Agnelli: «Liga all’estero? Modello a cui guardare»
Ieri Madrid è stata decisamente bianconera. «E speriamo che lo sia anche l’1 giugno», dice Beppe Marotta mentre si gode l’Industry Award per la categoria Best Executive dedicata al miglior dirigente del calcio europeo. Glielo ha appena consegnato Javier Tebas, presidentissimo della Liga.
ARRIVERDERCI MADRID «E subito dopo è stato premiato come miglior stadio il Wanda Metropolitano, la nuova casa dell’Atletico Madrid che il prossimo giugno ospiterà la finale della Champions League, sarebbe bello poter tornare a Madrid per disputare la finale» si augura Marotta, che ha passato la serata a chiacchierare piacevolmente con Miguel Angel Gil Marin, numero due del club colchonero. «È stata una grande serata, sono lusingato – aggiunge con piacere il dirigente –. Questo è un premio per tutti, per la cosiddetta “squadra invisibile” che mi aiuta nel mio lavoro. È un riconoscimento per me ma anche per l’intera Juventus». Ed è arrivato alla fine dell’estate di Cristiano Ronaldo: «Un acquisto straordinario. Grande merito va ascritto al presidente e a tutti noi collaboratori, penso soprattutto a Paratici e a Nedved. La Juventus nella gestione Agnelli ha dimostrato di essere all’altezza della tradizione che la storia le ha imposto e questo arrivo porta con sè un valore aggiunto. Parliamo di un campione, di un’icona che potrà dare la spinta e la motivazione in più per arrivare al nostro sogno, quello di alzare un trofeo prestigioso. Spesso nella vita i sogni diventano realtà, spero che quest’anno sia così anche per noi e che possiamo tornare qui a Madrid a fine stagione». Intanto, una settimana con Bologna e Napoli: «Aggiungerei anche la partita con gli Young Boys: siamo abituati a questi tour de force e per questo abbiamo allestito una squadra numericamente e qualitativamente forte. Non siamo spaventati».
EQUILIBRIO COMPETITIVO Attorno a Marotta un tramonto spettacolare e grandi colori che dalla terrazza che ospitava la premiazione avvolgevano la luna piena che si era piazzata proprio sopra il Wanda Metropolitano. Grande chiusura cromatica a una giornata che si era aperta al Teatro Goya con l’intervento di Andrea Agnelli al World Football Summit, evento con grande partecipazione di pubblico specializzato giunto alla terza edizione e nella cui cornice entrano gli Industry Awards. Il presidente della Juventus ha ricordato il suo doppio ruolo come massimo dirigente dell’Eca, l’associazione che riunisce i club europei, e ha offerto un apprezzato intervento centrato sull’equilibrio competitivo, con analisi dell’evoluzione del sistema calcio dagli Anni 70 a oggi e la progressiva perdita di potere sportivo ed economico di Paesi piccoli come Olanda, Scozia e Portogallo (e quindi di club come Ajax, Celtic e Benfica) a favore delle 5 grandi Leghe, sostenute da una capacità di attirare investitori, generare incassi e soddisfare il pubblico incredibilmente maggiori.
RISCHIO D’IMPRESA Agnelli ha ribadito alcuni concetti sulla gestione del calcio che gli stanno a cuore, sottolineando il contrasto evidente tra club e gestori, Fifa e Uefa: «Gli imprenditori siamo noi: noi investiamo in stadi, infrastrutture, giocatori, academies e se le cose vanno male paghiamo di tasca nostra. Fifa e Uefa si limitano a raccogliere e distribuire, raccogliere e distribuire, raccogliere e distribuire. Se incassano il 30% in meno distribuiscono il 30% in meno. Se capita a noi andiamo in crisi, perché abbiamo costi fissi. Per questo chiediamo di essere ascoltati quando parliamo di calendario internazionale». Punto sul quale Agnelli ha insistito parecchio: «L’obiettivo primario a breve termine è la preparazione di un calendario internazionale unificato. I tornei delle varie Confederazioni devono essere disputati in anni pari con riposo per tutti in quelli dispari. I calciatori non sono macchine e se si esagera cedono, come le macchine di Formula 1. Bisogna prevedere pause internazionali a settembre e novembre, togliendo quella di ottobre, e una terza a giugno, alla fine della stagione dei club».
SERIE A DA ESPORTAZIONE? Visto che siamo in Spagna e qui si parla tantissimo della possibilità di esportare una partita della Liga negli Usa, Agnelli dopo aver coperto di elogi Javier Tebas ha aperto una porta: «In Italia abbiamo già esportato la Supercoppa ma è più facile, visto che è fuori dal calendario. Abbiamo l’esempio di grandi competizioni come Nfl o Nba che esportano le proprie partite, quindi la cosa va considerata». E poi ovviamente la Superlega: «Ne abbiamo già parlato e continueremo a farlo. L’idea di campionati transnazionali è sul tavolo perché l’esperienza dei diritti tv venduti in maniera comunitaria e non singola ci ha insegnato che uniti si guadagna di più, il prodotto si vende meglio». Agnelli ha le idee chiare, e la linea gestionale della Juve nella giornata bianconera di Madrid è stata apprezzata.
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