Figc: Ulivieri sì al «partito» di Gravina Tommasi no
● Giustizia sportiva: presto la riforma, ma non nell’ambito del decreto Salvini
Esce Tommasi, entra Ulivieri. Il giro d’Italia della campagna elettorale del pallone ha vissuto ieri una tappa importante. Il partito dei «ribelli», quello del 73 per cento, per stessa ammissione/denuncia del leader dei calciatori, «non esiste più». Mentre l’incontro del numero uno degli allenatori con Lega Pro, Lnd e Arbitri, si conclude, parole di un comunicato della Lega Pro, con un «risultato di estrema positività». Morale: la candidatura di Gabriele Gravina alla presidenza federale raccoglie l’endorsement degli allenatori, ma perde quello dei calciatori. Tutto, però, si sta velocizzando: a 25 giorni dalle elezioni, il presidente della Lega Pro è ora forte sulla carta di un 63%, ma non si può neanche escludere una divisione dell’Aic, che lunedì terrà la sua assemblea e dove la fazione «dialogante» potrebbe dissociarsi dall’ex calciatore della Roma e incamminarsi sulla pista che porta a Gravina. TOMMASI DICE NO Ma perché Tommasi ha lasciato gli alleati di questi mesi? Perché non è stato rispettato «un presupposto chiaro», quello secondo il quale «nessuno dei tre candidati alle elezioni di gennaio avrebbe ripresentato la candidatura e si sarebbe cercato un presidente condiviso». Si è così arrivati a un «verdetto sicuramente opposto alle premesse dello stare insieme». Tommasi aveva condiviso la scelta di Giancarlo Abete, poi fermatasi sullo scoglio dell’ineleleggibilità per la legge sui mandati. Sfumata questa possibilità, si è allontanato dagli altri compagni di viaggio, guardando con simpatia una possibile scesa in campo di Abodi e mantenendo freddezza verso Gravina. Che oggi incontrerà Gaetano Miccichè per sondare l’atteggiamento della Lega A.
PRESSING GOVERNO Una cosa è sicura: il nuovo presidente Figc dovrà fare i conti con l’«interventismo» del Governo. Che ha per ora battezzato la norma sui controlli della Consob sulle certificazione dei bilanci delle società, rinviando (ma solo per il momento) un giro di vite sul fronte della giustizia sportiva. Che non farà parte del decreto legge Salvini, ma sul quale dovranno esserci prestissimo delle novità. Gli uffici legali di Coni e sottosegretario stanno infatti lavorando a un testo che impedisca il ripetersi dell’ultima pazza estate, rendendo sempre più indipendente e veloce la giustizia sportiva.
GIOCHI, SI DECIDE Ieri il sottosegretario «vigilante» Giancarlo Giorgetti e il presidente del Coni Giovanni Malagò si sono seduti l’uno vicino all’altro a Palazzo Chigi in occasione della presentazione della Barcolana, a distanza di poche ore dal non facile confronto su uno spostamento di competenze dalla giustizia sportiva a quella amministrativa. Intanto Giorgetti ha annunciato per le prossime ore una posizione del Governo (oggi c’è il Consiglio dei ministri) sull’Olimpiade 2026 . La soluzione Milano-Cortina potrebbe avere l’impegno con «risorse proprie» dalle regioni e un «beneplacito» simbolico-politico del Governo. Tanto basterebbe per andare a Buenos Aires e dire al Cio: «Noi ci siamo».