Play, lo sport diventa danza: «È la storia dell’uomo»
●Lo spettacolo dei Kataklò ispirato ai gesti atletici. La direttrice artistica Staccioli: «Potenza e armonia del corpo si legano»
Il ciclismo sono due ragazzi del Dopoguerra, che sognano Coppi e Bartali con le parole di una radiocronaca. La corsa porta all’Africa, ai primordi della storia dell’uomo, alla caccia, alla sopravvivenza. Il tennis prende le fattezze di Suzanne Lenglen: ci sono la grazia e lo stile che resero la francese «la divine». Sul palco la fisicità della haka del rugby si alterna alla leggiadria del nuoto sincro. Dopo aver girato il mondo, Play della compagnia Kataklò onora il Festival di Trento con uno show intenso.
«MASSACRANTE» Dietro le quinte c’è un’altra campionessa. È Giulia Staccioli, azzurra della ritmica a Los Angeles 1984 e a Seul 1988, ora mente e direttrice artistica dello spettacolo che da dicembre a febbraio andrà in scena ad Argenta, Genova, Assisi, BOZZANI Bologna e Milano. «Quello di Trento è un riadattamento ispirato all’idea di record. Una versione massacrante per i nostri sei attori», racconta. IDEA ROSA I quadri si susseguono, da una disciplina all’altra. Non si imita il gesto tecnico, lo si sfrutta come ispirazione per tramutare la potenza in armonia, lo sport in danza. «E pensare che Play è nato nel 1995 grazie alla Gazzetta dello Sport — prosegue Staccioli —. Si stava avvicinando il centenario del giornale e Sandro Filippini mi stimolò a pensare a uno spettacolo tra sport e danza. Avrebbe preso forma più di 10 anni dopo, ma l’idea nacque così. Il primo titolo fu «indiscipline», proprio perché volevamo tramutare il gesto sportivo in qualcosa da far conoscere al pubblico dei teatri. Ormai abbiamo esplorato 30 sport e il nostro resta un work in progress, interpretato dai ragazzi della nostra accademia che allo stesso tempo sono attori, danzatori e atleti».
LA CURIOSITÀ L’idea nacque nel ‘95 grazie alla Gazzetta: allora si pensò a uno show tra sport e danza per i 100 anni del giornale