ALLEGRI SI SCOPRE «JUVE, È L’ORA DELLA CHAMPIONS»
Il proclama Champions
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Ealla fine ha confessato il sogno, più pragmaticamente l’obiettivo. Dopo sette campionati vinti, favorita per l’ottavo, la Juve non poteva continuare a giocare a nascondino. Ha soffiato al Real Madrid il giocatore più mediatico del pianeta, ingombrante in tutti i sensi, ha un impianto difensivo formidabile, ma sottoposto come ogni altra cosa all’usura del tempo. Quindi, adesso o mai più. E Massimiliano Allegri, uomo cauto dopo essere stato a lungo considerato un bohemien, ha pronunciato le parole definitive: «Sarebbe l’ora di vincere la Champions League». Parole che potrebbero tornare indietro come un boomerang, ma era il momento di rischiare. Continuare a stare sotto traccia sarebbe stato negativo anche per la sua immagine, e Allegri ha capito che era l’ora di puntare pubblicamente all’Europa. Per la crescita sua, perché in Italia oggettivamente non potrebbe fare di più, a parte provare ad accumulare scudetti come faceva la Steaua in Romania. Per la crescita della Juve, italiana per vocazione, europea per necessità, perché soltanto i successi continentali fanno crescere i fatturati. E la Juve è cresciuta in questi anni ed è cresciuta anche perché un allenatore arrivato in un momento complicato l’ha accompagnata in due finali, alle soglie del sogno.
Allegri è lo stilista di quel sogno discreto, è l’Armani degli allenatori italiani. Uno che usa colori morbidi, toni sobri, e fa scivolar via l’innovazione come niente fosse, fino a quando si giunge al climax, il rumore della concorrenza aumenta e qualche parola va detta. Pronunciati con garbo, i proclami assumono un tocco di normalità. Come se uno non ci avesse mai pensato e alla fine si trovasse a dire, beh, sì, è logico. Perché mai la Juve non dovrebbe credere di poter vincere la Champions? Arrivato a questo punto del percorso, Allegri sente di aver disegnato la sua collezione nel modo più adatto all’Europa. Ci è arrivato per gradi. Come Armani, appunto, come tutti quelli che lavorano sulle materie migliori per dar forma alla loro creatività senza clamori.
Allegri ha compiuto cinquant’anni e ha cambiato pelle molte volte. Ricordare la solita storia del trequartista bravo, ma con poca applicazione in gioventù sembra incongruo come sottolineare che stava per sprofondare dopo un esonero in Serie C e ora allena Cristiano Ronaldo. Perché magari anche Cristiano Ronaldo dovrebbe essere contento di giocare nella Juve ed essere allenato da Allegri. E’ l’altro lato dello stesso tessuto. Non ci sono belle collezioni senza buoni tessuti, e viceversa. Lo stilista Allegri stavolta ha scelto di presentarsi in passerella.