La Gazzetta dello Sport

Antonio e l’ultimo addio «Non ho più la testa»

●A vuoto anche il tentativo con l’Entella: «Basta, è finita davvero» Il presidente del club, Gozzi: «Una scommessa, era giusto provarci»

- Alessandra Bocci

Provaci ancora Antonio? No, non più. «Ho altre priorità». Erano serviti 17 giorni per il divorzio lampo dal Verona, nel luglio 2017. Questa volta, in ottobre, con le giornate più corte e la luce sfumata, la malinconia e la nostalgia per il passato che alla fine passa e le situazioni che cambiano hanno prodotto un cocktail con effetto praticamen­te immediato. Tutto si è consumato in un lampo lampante, soprattutt­o per l’Entella che è rimasta prima abbagliata dal potere mediatico di Cassano e poi scottata, e soprattutt­o sbigottita: sono bastati cinque giorni per far cambiare idea ad Antonio e fargli dire addio al calcio giocato. Per davvero e per sempre, assicura. Il che a 36 anni pare più che probabile.

LETTERE La versione di Antonio è stata affidata, come da costume corrente, ai social, attraverso il biografo Pierluigi Pardo. «È arrivato il giorno, quello in cui decidi che è finita per davvero. Ringrazio il presidente Gozzi e i ragazzi dell’Entella per l’occasione che mi hanno concesso. Gli auguro tutto il meglio. In questi giorni di allenament­o però ho capito che non ho più la testa per allenarmi con continuità. Per giocare a pallone servono passione e talento ma soprattutt­o ci vuole determinaz­ione e io in questo momento ho altre priorità. Voglio ringraziar­e i compagni di squadra di questi anni, gli avversari, gli allenatori e i dirigenti (anche quelli con cui ho litigato). Ma soprattutt­o voglio salutare i tifosi, quelli dalla mia parte e anche gli avversari, perché senza di loro il calcio non esisterebb­e». E il presidente Gozzi ha prontament­e risposto sul sito dell’Entella: «Grazie Antonio, sapevo che sarebbe stata una scommessa difficile da vincere, ma è stato giusto provarci. Perché ti sei dimostrato un amico, offrendo il tuo aiuto nel momento più difficile della mia Entella, perché valeva la pena tentare di recuperare un campione che in una famiglia come la nostra avrebbe potuto chiudere la carriera raccontand­o a Christophe­r e Lionel una pagina a lieto fine». A Christophe­r e Lionel, i suoi figli, Cassano aveva raccontato che soltanto Messi è meglio del papà. In fondo gli anni passano per tutti, anche per Messi.

ENTUSIASMO Cassano l’altro ieri non avrebbe potuto giocare l’amichevole di Lugano perché non era ancora tesserato ed è rimasto ad allenarsi con i compagni. Era arrivato all’Entella lunedì con molto entusiasmo: sembrava in peso forma, la verve era quella di sempre. Quando il cardiologo gli ha chiesto “ma sei tu o un fratello più giovane?”, ha risposto “Doc, quando uno vuole una cosa fa di tutto per ottenerla”. E lui voleva tornare a giocare, perché forse senza calcio si annoia o perché magari ogni tanto si domanda se non sia ancora in tempo per mettere a frutto un talento in gran parte buttato via. Ha esordito nell’amichevole con i dilettanti della Rivalorese, pareva contento, negli spogliatoi raccontava di Roma e Madrid e i compagni lo ascoltavan­o a bocca aperta. Poi, dev’essere arrivato il risveglio. A 36 anni, Antonio Cassano ha capito di non aver più molto da dare al pallone, e le motivazion­i, come gli ha scritto il presidente Gozzi, poteva trovarle soltanto lui.

ZERO RIMPIANTI Non ne ha trovate abbastanza o forse ha preferito tornare dai figli a parlare ancora dei bei tempi. A 36 anni, è lecito. «Il pallone mi ha fatto conoscere persone magnifiche, mi ha tolto dalla strada, mi ha regalato una famiglia meraviglio­sa e mi ha fatto divertire da matti. Ancora oggi quando mi capita di vedere una partita resto ipnotizzat­o. Con un altro carattere avrei potuto vincere di più e giocare meglio, ma ho vissuto emozioni incredibil­i e ho accanto a me le uniche cose che contano: la famiglia, gli amici e zero rimpianti». Cassano dice stop dopo aver giocato in tutta Italia, aver fatto un’esperienza in Liga, aver fatto ammattire allenatori e aver lasciato tutti con l’impression­e di qualcosa di incompiuto. In fondo è il modo più romantico che ci sia e anche il più efficace. «Pensa, se avesse avuto un carattere diverso...». Dice addio e lascia l’Entella frastornat­a, ma con 5 milioni di persone che nel mondo hanno conosciuto il club grazie al suo amichevole ingaggio. In tempi di twitter, anche questo ha il suo perché.

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Antonio Cassano, 36 anni, scherza in panchina a Chiavari ANSA

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