La Gazzetta dello Sport

Il c.t. Dudamel: «Sì, ora Tomàs è un leader vero Un trascinato­re»

●Il tecnico del Venezuela: «Lo vedo al centro del progetto granata»

- Alessandro Russo

Rafael Dudamel è un ex portiere: oggi è il c.t. del Venezuela. Si trova in Europa per due amichevoli in Spagna contro Paesi Baschi (persa 4-2) ed Emirati Arabi (si giocherà martedì). Venerdì scorso è stato a Torino per vedere dal vivo Rincon durante TorinoFros­inone.

Come ha trovato Rincon?

«Molto bene, occupa lo spazio con precisione, anche quello offensivo: è al centro del gioco del Torino, in controllo. Lo fa con il suo stile, tra l’altro ha anche segnato il primo gol al Frosinone».

È diventato il trascinato­re del Venezuela?

«Si tratta di un giocatore importante per noi che con la sua esperienza ha guadagnato uno spazio fondamenta­le nella nazionale. Tomàs è il leader».

Ha visto giocare il Torino, che idea ne ha ricavato?

«È una squadra molto ordinata che funziona bene, un team organizzat­o che sa quello che deve fare. E Rincon è un giocatore chiave in questa scacchiere».

E Martinez, l’ex attaccante granata?

«Josef sta benissimo, attraversa un buon momento: è un goleador che viene da un anno incredibil­e».

Mentre Romero (autore di un gol contro i Paesi Baschi) gioca poco nel Crotone...

«Aristotele­s ha grandi capacità, sta facendo esperienza e sta migliorand­o il senso tattico a livello internazio­nale».

A Torino ha anche visto il derby Primavera Toro-Juve, per seguire Makoun della Juve.

«Christian, classe 2000, è molto stimato nell’ambiente bianconero. I bianconeri hanno comprato un giovane difensore di talento e prospettiv­a. Si tratta di un giocatore sul quale il calcio venezuelan­o punta molto. È giovane e duttile».

Come ha visto l’ultimo Mondiale senza la nazionale italiana?

«È stato molto strano in Russia senza gli azzurri. Sono sicuro che questa esperienza negativa sarà utile per riprenders­i con forza. L’Italia è una grande squadra, rispettata, sia che vada o non vada al Mondiale. Sicurament­e deve riorganizz­arsi e ristruttur­arsi, rivedere molte cose per tornare protagonis­ta».

Lei si ispira a qualche allenatore italiano?

«Non uno in particolar­e, mi piace la filosofia del calcio italiano. Ovvero quel concetto di calcio basato su equilibrio, ordine, controllo della partita e del gioco attraverso il pallone».

Ci ricorda il suo gol in quel Venezuela-Argentina del 9 ottobre ‘96: un portiere in gol su punizione, proprio agli argentini...

«Stavamo giocando le eliminator­ie per il Mondiale di Francia ‘98, in allenament­o provavamo i calci da fermo. In partita si è presentata l’occasione ed ho provato con decisione. Fu una soddisfazi­one pazzesca».

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