Il c.t. Dudamel: «Sì, ora Tomàs è un leader vero Un trascinatore»
●Il tecnico del Venezuela: «Lo vedo al centro del progetto granata»
Rafael Dudamel è un ex portiere: oggi è il c.t. del Venezuela. Si trova in Europa per due amichevoli in Spagna contro Paesi Baschi (persa 4-2) ed Emirati Arabi (si giocherà martedì). Venerdì scorso è stato a Torino per vedere dal vivo Rincon durante TorinoFrosinone.
Come ha trovato Rincon?
«Molto bene, occupa lo spazio con precisione, anche quello offensivo: è al centro del gioco del Torino, in controllo. Lo fa con il suo stile, tra l’altro ha anche segnato il primo gol al Frosinone».
È diventato il trascinatore del Venezuela?
«Si tratta di un giocatore importante per noi che con la sua esperienza ha guadagnato uno spazio fondamentale nella nazionale. Tomàs è il leader».
Ha visto giocare il Torino, che idea ne ha ricavato?
«È una squadra molto ordinata che funziona bene, un team organizzato che sa quello che deve fare. E Rincon è un giocatore chiave in questa scacchiere».
E Martinez, l’ex attaccante granata?
«Josef sta benissimo, attraversa un buon momento: è un goleador che viene da un anno incredibile».
Mentre Romero (autore di un gol contro i Paesi Baschi) gioca poco nel Crotone...
«Aristoteles ha grandi capacità, sta facendo esperienza e sta migliorando il senso tattico a livello internazionale».
A Torino ha anche visto il derby Primavera Toro-Juve, per seguire Makoun della Juve.
«Christian, classe 2000, è molto stimato nell’ambiente bianconero. I bianconeri hanno comprato un giovane difensore di talento e prospettiva. Si tratta di un giocatore sul quale il calcio venezuelano punta molto. È giovane e duttile».
Come ha visto l’ultimo Mondiale senza la nazionale italiana?
«È stato molto strano in Russia senza gli azzurri. Sono sicuro che questa esperienza negativa sarà utile per riprendersi con forza. L’Italia è una grande squadra, rispettata, sia che vada o non vada al Mondiale. Sicuramente deve riorganizzarsi e ristrutturarsi, rivedere molte cose per tornare protagonista».
Lei si ispira a qualche allenatore italiano?
«Non uno in particolare, mi piace la filosofia del calcio italiano. Ovvero quel concetto di calcio basato su equilibrio, ordine, controllo della partita e del gioco attraverso il pallone».
Ci ricorda il suo gol in quel Venezuela-Argentina del 9 ottobre ‘96: un portiere in gol su punizione, proprio agli argentini...
«Stavamo giocando le eliminatorie per il Mondiale di Francia ‘98, in allenamento provavamo i calci da fermo. In partita si è presentata l’occasione ed ho provato con decisione. Fu una soddisfazione pazzesca».