I NOSTRI GIOVANI AFFAMATI DI SPORT
Il successo del Festival di Trento
Sì, è vero, noi della Gazzetta siamo parte in causa, ma ieri girando per le strade di Trento, vestite di rosa e di sport, era difficile trattenere la commozione. Non riusciamo a definire diversamente, in effetti, la sensazione che ci ha aperto il cuore di fronte a un evento come il Festival dello Sport che, se non ci fosse già (e già si pensa alla prossima edizione), bisognerebbe inventarlo.
Proviamo a spiegarci meglio. Alle folle di tifosi, agli appassionati che si mettono in fila per assistere a un evento o per incontrare il proprio beniamino lo sport è abituato. Ma a Trento, credeteci, sta accadendo qualcosa di speciale. Qui non c’è il solito tifoso che fa la coda davanti a uno stadio o a un palasport, ma ci sono centinaia di ragazzi, arrivati principalmente da Trento ma anche dal resto d’Italia, che riempiono col loro entusiasmo in perfetta contemporaneità sale-conferenze, palazzi e piazze per ascoltare divi osannati come Nash o Maldini, ma anche ministri dell’istruzione, esperti dell’alimentazione, scrittori di sport e anche noi giornalisti. È l’universalità e la democraticità, se ci consentite la parola, dell’evento a fare la differenza fra questo Festival di Trento e l’altro milione di eventi che si realizzano in Italia. Poco dopo ora di pranzo, dopo aver assimilato il previsto bagno di folla assicurato da Steve Nash e Paolo Maldini, attraversando via Belenzani ci siamo meravigliati dell’esercito di ragazzini pazientemente in coda sotto palazzo Geremia e abbiamo chiesto perché fossero lì: «Per Tony Cairoli». Anche qui un osannato campione di motocross. Ma vi assicuriamo che non c’è stato uno solo dei 130 incontri che hanno portato a Trento circa 250 protagonisti a non aver fatto il pieno assoluto. E allora chiediamoci: non è la stessa Italia degli «sdraiati» e degli annoiati che ci raccontano le cronache frettolose di questi tempi? Il primo Festival dello Sport ci mostra, al contrario, un’Italia affamata di sport, di emozioni e anche di conoscenze più approfondite sull’alimentazione o sul giornalismo digitale. Un’Italia che partecipa attivamente a sette camp sportivi organizzati in città e che ha esaurito i posti per correre insieme a Baldini. C’è soltanto da chiedersi, a parte il ruolo che ha la Gazzetta nel diffondere la cultura sportiva, quanto di questo successo sia dovuto a una città come Trento, paradiso sociale che da sempre sa coniugare alla pari le passioni per tutti gli sport, dal calcio alle nevi, dal ciclismo all’atletica. Per nostro conto preferiamo pensare che di Trento, nell’Italia che sogna di nuovo le Olimpiadi, ce ne siano non una, ma centinaia. Anche perché un tempo primaverile come quello di questi giorni più che in Trentino ci fa sentire in Sicilia.