La Gazzetta dello Sport

I NOSTRI GIOVANI AFFAMATI DI SPORT

Il successo del Festival di Trento

- Di FAUSTO NARDUCCI email: fnarducci@rcs.it twitter: @Ammapp1

Sì, è vero, noi della Gazzetta siamo parte in causa, ma ieri girando per le strade di Trento, vestite di rosa e di sport, era difficile trattenere la commozione. Non riusciamo a definire diversamen­te, in effetti, la sensazione che ci ha aperto il cuore di fronte a un evento come il Festival dello Sport che, se non ci fosse già (e già si pensa alla prossima edizione), bisognereb­be inventarlo.

Proviamo a spiegarci meglio. Alle folle di tifosi, agli appassiona­ti che si mettono in fila per assistere a un evento o per incontrare il proprio beniamino lo sport è abituato. Ma a Trento, credeteci, sta accadendo qualcosa di speciale. Qui non c’è il solito tifoso che fa la coda davanti a uno stadio o a un palasport, ma ci sono centinaia di ragazzi, arrivati principalm­ente da Trento ma anche dal resto d’Italia, che riempiono col loro entusiasmo in perfetta contempora­neità sale-conferenze, palazzi e piazze per ascoltare divi osannati come Nash o Maldini, ma anche ministri dell’istruzione, esperti dell’alimentazi­one, scrittori di sport e anche noi giornalist­i. È l’universali­tà e la democratic­ità, se ci consentite la parola, dell’evento a fare la differenza fra questo Festival di Trento e l’altro milione di eventi che si realizzano in Italia. Poco dopo ora di pranzo, dopo aver assimilato il previsto bagno di folla assicurato da Steve Nash e Paolo Maldini, attraversa­ndo via Belenzani ci siamo meraviglia­ti dell’esercito di ragazzini pazienteme­nte in coda sotto palazzo Geremia e abbiamo chiesto perché fossero lì: «Per Tony Cairoli». Anche qui un osannato campione di motocross. Ma vi assicuriam­o che non c’è stato uno solo dei 130 incontri che hanno portato a Trento circa 250 protagonis­ti a non aver fatto il pieno assoluto. E allora chiediamoc­i: non è la stessa Italia degli «sdraiati» e degli annoiati che ci raccontano le cronache frettolose di questi tempi? Il primo Festival dello Sport ci mostra, al contrario, un’Italia affamata di sport, di emozioni e anche di conoscenze più approfondi­te sull’alimentazi­one o sul giornalism­o digitale. Un’Italia che partecipa attivament­e a sette camp sportivi organizzat­i in città e che ha esaurito i posti per correre insieme a Baldini. C’è soltanto da chiedersi, a parte il ruolo che ha la Gazzetta nel diffondere la cultura sportiva, quanto di questo successo sia dovuto a una città come Trento, paradiso sociale che da sempre sa coniugare alla pari le passioni per tutti gli sport, dal calcio alle nevi, dal ciclismo all’atletica. Per nostro conto preferiamo pensare che di Trento, nell’Italia che sogna di nuovo le Olimpiadi, ce ne siano non una, ma centinaia. Anche perché un tempo primaveril­e come quello di questi giorni più che in Trentino ci fa sentire in Sicilia.

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