L’ARRIVO
Bahrain-Merida -. Aveva guadagnato 10 secondi ma era a portata di vista. Ho cercato di ricucire. Poi è arrivato Pinot, che ha rilanciato. Mi sono detto “è l’azione buona”. L’ho seguito anche se all’inizio non ero poi sicurissimo. C’era tanta strada per arrivare al traguardo. Ma siamo andati».
STRATEGIA Pinot e Nibali. I più forti sono loro. Il Sormano aveva messo zavorra nelle gambe dell’iridato Alejandro Valverde, di Romain Bardet, di Gianni Moscon. Tutti gli uomini «Mondiali» (anche Woods, 3° in Austria) non sono della partita. Pinot e Nibali: non è poi così usuale che l’azione decisiva in un Monumento nasca così da lontano. Ma le loro pedalate non mentono: sono i migliori. Su Pinot e Nibali si riportano prima Roglic e poi un 21enne dal futuro assicurato come Bernal: il colombiano di Sky era tornato il sabato precedente all’Emilia dopo 2 mesi, l’anno prossimo si giocherà (almeno) il podio del Giro d’Italia. Ma il Civiglio rimette le cose a posto: Bernal e Roglic cedono, Pinot e Nibali danzano fianco a fianco sui pedali, si studiano come se fossero Lewis Hamilton e Sebastian Vettel in Formula 1. Ma il francese ne ha di più e… ridiamo la parola a Nibali. «Io sono uno molto esigente con me stesso, ma a un certo punto le energie erano al lumicino e avevo anche finito l’acqua. Non ho potuto tenere Thibaut, era in condizione straordinaria e si sapeva. Assieme a Valverde l’avevo battezzato fin dalla partenza come l’uomo più pericoloso». VOLO Pinot non si prende più. Scavalla Monte Olimpino e vola verso il Lungo Lago: il primo Monumento non lo scorderà mai. Semmai è il secondo posto di Nibali a tornare in ballo, perché alla fine dell’ultima salita sullo Squalo piombano i primi inseguitori. Tra di loro Uran, Wellens, Majka. Cagnacci. Difficile che ne abbia ancora per batterli allo sprint e assicurarsi il podio: il pensiero sarebbe questo. Ma Enzo rilancia l’azione. «Lo sapevo che stavano arrivando. Li ho visti. Ma erano brutti in faccia e ho allungato di nuovo. Non è come vincere, certo, ma ci tenevo tantissimo a risalire sul podio. Ce l’ho messa tutta per ritornare alle corse, nelle prossime settimane farò l’ultimo controllo della vertebra sperando che sia tutto a posto. Cercavo il riscatto perché in questi mesi ho ricevuto anche delle critiche gratuite, da chi forse non conosce bene il ciclismo. La Vuelta è stata la corsa a tappe più difficile che abbia mai affrontato, partivo da zero. No, non posso essere 1. Thibaut PINOT (Fra)
2. Vincenzo Nibali a 32”
3. Dylan Teuns (Bel) a 43” 4. Uran (Col)
5. Wellens (Bel)
8. Pozzovivo 11. Valverde (Spa) a 1’31”
LA CHIAVE
Una gara pazzesca del re della Sanremo a meno di tre mesi dalla caduta al Tour
superfelice perché sono arrivato secondo, ma in fondo va bene così. Pinot ha vinto più che meritatamente».
PANORAMA La grandezza dello Squalo è (anche) in un palmares reso sensazionale non solo dai successi, ma pure dai piazzamenti di grande spessore come quello di ieri. Peraltro nessun numero riuscirà mai a rendere l’idea dell’emozione pura che trasmette Vincenzo Nibali quando pedala. E quando parla. «Ci speravo – ripete -. Avevo pronte delle dediche speciali. Oggi (ieri, ndr) è il mio anniversario di matrimonio: con Rachele ci siamo sposati il 13 ottobre 2012. E poi un pensiero per il mio povero nonno Enzo, che è morto quest’anno». Sul podio si è portato la piccola Emma Vittoria, vestita tutta di bianco. «Non mi ha detto niente di particolare. Pensava che avessi vinto». Fidati, Enzo: a giudicare da come il pubblico era lì ad osannarti, ne erano convinti in tanti.
Terzo il belga Teuns Male Valverde e il podio del Mondiale Cede pure Moscon