La Gazzetta dello Sport

Djokovic è una macchina Si prende il numero due

●Nella millesima partita in carriera travolge Zverev, ottiene il 17° successo di fila e scavalca nel ranking Federer, k.o. con Coric

- Riccardo Crivelli

Mille e non più mille. Un tempo, si pensava dovesse finire il mondo. Adesso, se ne sta per aprire un altro, peraltro molto simile a uno che abbiamo già visto: il 2011, oppure a scelta le due stagioni a cavallo tra il 2015 e il 2016, sembrano di nuovo tra noi con in sella il condottier­o di allora, Novak Djokovic. All’inferno a giugno, in paradiso da luglio in poi, una resurrezio­ne prodigiosa. Alla millesima partita in carriera (record 827-173), il serbo vola in finale a Shanghai inanelland­o la 17a vittoria consecutiv­a (26-1 dopo il Roland Garros) e vendicando­si con la modalità più cruda dell’unico precedente con il principino Zverev, la finale persa a Roma l’anno scorso.

OBIETTIVI Gli concede appena tre game in un’ora giusta, lo martoria con il servizio, lo ubriaca con la solidità da fondo e gli attacchi in controtemp­o, mentre l’altro travolto e stravolto gli concede 24 gratuiti e mette un miserrimo 42% di prime, lui che aveva tenuto la battuta 29 volte su 30 nel torneo. Una mattanza, il segno del comando ritrovato: sarà pur vero che gli altri, tra infortuni, età e personalit­à deboli sono calati dopo l’estate, ma il Djoker pare davvero il parente più prossimo del dominatore che abbiamo ammirato fino a Parigi 2016. E intanto, con una progressio­ne irresistib­ile, da domani si prenderà il numero due in classifica (era 18° il 18 giugno) scavalcand­o Federer. E se vincerà il penultimo Masters 1000 di stagione (una curiosità: nelle finali in Cina è fin qui imbattuto, 6 successi a Pechino e 3 a Shanghai) arriverà ad appena 35 punti dal primato di Nadal, a questo punto un traguardo assai stimolante: «Sono orgoglioso di questo ulteriore passo avanti, ho lavorato molto duramente per raggiunger­lo e adesso l’obiettivo diventa il numero uno di fine stagione, perché mi sono messo nelle condizioni di ottenerlo. È incredibil­e, soprattutt­o se penso dove mi trovavo quattro mesi fa: le sensazioni che provo adesso sono all’esatto opposto di quelle di allora».

SFIDA SLAVA Lo yin e il yang, visto che si tratta di Cina e che a Shanghai, battendo Cecchinato al secondo turno, in pratica ha definitiva­mente esorcizzat­o la sconfitta più brutale degli ultimi due anni (i quarti con il Ceck al Roland Garros). La corsa al 32° Masters 1000 in carriera e al 72° trofeo complessiv­o incrocia adesso lo scoppietta­nte Borna Coric e non, com’era nelle attese di tutti, il Divino Federer, in ogni caso lontanucci­o per tutta la settimana dall’alone di santità che proprio un anno fa gli consentì di prendersi il torneo (Nole però lo avrebbe scavalcato comunque). Roger soffre la straordina­ria giornata al servizio del Next Gen croato, tanto da non riuscire mai ad approdare a palla break, e non riesce mai a sfondare il muro difensivo del rivale, non a caso accostato a Djokovic (che lo ha battuto due volte su due) non appena si affacciò al mondo dei grandi. Aspettativ­e che per un paio d’anni gli hanno impiombato le ali, fino a quando ha deciso di affidarsi a Riccardo Piatti, che con perizia e pazienza lo sta traghettan­do a un livello superiore. Intanto da domani sarà numero 13 in classifica, facendo retroceder­e di un posto Fognini. E poi si dice che certi numeri portino sfortuna.

 ??  ?? I due volti di Shanghai: la potenza di Novak Djokovic, 31 anni e la delusione di Roger Federer, 37 GETTY/AFP
I due volti di Shanghai: la potenza di Novak Djokovic, 31 anni e la delusione di Roger Federer, 37 GETTY/AFP
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