Icardi e Brozovic asfaltano la Lazio E i nerazzurri prendono il Napoli
●Apre e chiude l’attaccante argentino, in mezzo la prodezza da fuori area del centrocampista croato
Se l’anti-Juve esiste, e non è detto, ha maglie che tendono al neroazzurro. Inter barbara all’Olimpico, sempre più il suo stadio preferito, San Siro escluso: terza vittoria consecutiva a Roma, la seconda di fila in casa della Lazio. Successo di enorme peso specifico, perché vale l’aggancio del Napoli al secondo posto. Anche la sconfitta di Barcellona, complice il 5-1 dei blaugrana al Real Madrid nel «Clasico» della Liga, diventa accettabile. La Champions toglie, la Champions dà: Inter più matura, più sicura, più consapevole. La cifra del Napoli rimane l’abilità tecnica, la leggerezza svolazzante dei suoi piccoletti. L’Inter è spessa, difficile da smuovere. Ha stazza e muscoli, e ieri sera per la prima volta in stagione ha mostrato un giro-palla di personalità, con chiarezza di obiettivi. Oggi è l’aspirante anti-Juve che per struttura più si avvicina alla Juve. Questo non significa che contenderà lo scudetto ai dittatori in carica, però lo scontro diretto di dicembre sarà un’occasione, dirà abbastanza sulla reale consistenza degli spallettiani. La Lazio è stata polverizzata: a maggio, nel 2-3 della qualificazione interista alla Champions, la differenza venne marcata da un gol allo scadere; oggi la diversità tra le due squadre l’hanno stabilita tre reti, segnate con largo anticipo.
DOMINANZA Perplessità alla lettura delle formazioni per la titolarità di Joao Mario, fin qui a zero minuti in stagione, ma Spalletti una volta di più ha dimostrato intelligenza: non ha chiesto al portoghese di snaturarsi in un ruolo che soffre, quello del trequartista, ma gli ha cucito addosso uno degli abiti preferiti, il vestito da mezzala. Cambio di sistema: temporaneo distacco dal 4-2-3-1 per l’indisponibilità di Nainggolan e virata sul 4-3-3 con Joao Mario interno sinistro. E Joao ha ripagato la fiducia dell’allenatore con una prestazione a tutto tondo, attenta nelle due fasi. Inter massiccia e dominante per larghi tratti del primo tempo, con Perisic ritornato nel pieno possesso delle sue facoltà tecnico-fisiche sulla destra e con Brozovic sempre più direttore del coro. Superiorità nerazzurra nel fraseggio palla a terra, nelle intenzioni di gioco. Qualche iniziale sofferenza sulla fascia destra, dove Vrsaljko ha stentato a trovare le coordinate geografiche e ha sofferto alcune incursioni laziali, ma la situazione si è stabilizzata e poi i gol di Icardi e Vecino hanno seminato sfiducia e approssimazione nelle linee biancocelesti. Esaltante il quarto d’ora finale di frazione, periodo in cui l’Inter ha «torellato» la Lazio con un possesso prolungato e preciso, nonostante il diluvio sull’Olimpico e la relativa pesantezza del campo.
GESTIONE La Lazio è risalita dagli spogliatoi con il cipiglio e per 10-15 minuti ha trasmesso la sensazione della possibile riapertura di gara. Sarebbe bastato un gol per tracciare una crepa nella sicumera interista, ma il golletto non è arrivato e quel che sembrava il nuovo fuoco sacro laziale è stato degradato a fiammata. A quel punto l’Inter è passata in modalità gestione e la Lazio è apparsa sempre più sbiadita e appesantita da un Milinkovic Savic indolente e svagato: se quest’estate il serbo valeva 120 milioni, oggi il suo prezzo si è dimezzato come certi fondi di risparmio ripieni di raminghi Btp italiani. Unica attenuante per Inzaghi il giorno in meno di riposo rispetto alle euro-trasferte: l’Inter ha giocato a Barcellona mercoledì, la Lazio a Marsiglia giovedì. Handanovic ci ha messo qualche pezza, poi Borja Valero – subentrato a Joao Mario – ha estratto dal repertorio una palla straordinaria, degna di sua maestà Iniesta. Un filtrante meraviglioso, nitido e preciso, per l’inserimento di Icardi, bravo ad ammaestrare il pallone, a saltare il difensore e a scaraventare in rete. Qui i giochi sono finiti. In
CHIAVE TATTICA In mezzo al campo, Joao Mario schierato titolare con Brozo e Vecino
La banda Spalletti adesso punta i bianconeri. Inzaghi, altro k.o con una big
quel che restava del match l’Inter si è un po’ spenta e ha dato modo a Spalletti di urlare alla luna nelle interviste del dopo partita. Sia Luciano da Certaldo sia Icardi da Rosario hanno rispedito ai mittenti gli inviti a farsi carico del ruolo di antiJuve. Negazionismo legittimo, ma è il momento di prendersi delle responsabilità: se non ora, quando? Basta con la retorica della pazza Inter. Per diventare adulti non bisogna avere paura di nessuno, in prima battuta di se stessi. Quest’Inter può, se vuole, e la superiorità juventina, da tutti riconosciuta, alleggerisce gli spallettiani: nessuno li criticherebbe, se fallissero l’assalto al cielo. Prima il posto in Champions. Il resto non è un obbligo, ma un’opportunità di crescita.