Caso Juve-striscioni, Report insiste
●Video con l’ex di Bucci: «Con D'Angelo entrava tutto». Per il club contano i verbali col reo confesso
Il derby di Torino del 2014 non è ancora finito: quattro anni e otto mesi di recupero. La scorsa settimana una puntata di «Report», trasmissione di Rai 3, aveva riportato all’attenzione dell’opinione pubblica l’inchiesta sull’infiltrazione della ‘ndrangheta nella curva juventina e la morte di Raffaello «Ciccio» Bucci, ultrà bianconero e dipendente del club che si è suicidato nel luglio 2016. Andrea Agnelli giovedì ha replicato durante l’assemblea della Juve e ieri Report è tornata sul caso: altri 10 minuti di trasmissione. Al centro della discussione un elemento secondario di un’indagine ampia e delicata: due striscioni esposti nella curva Juve nel derby di febbraio 2014, con frasi offensive sulla tragedia di Superga, l’incidente aereo del 4 maggio 1949 in cui morirono 31 persone, compresi 18 giocatori del Grande Torino. Uno striscione riportava la scritta «Quando volo penso al Toro», l’altro «Solo uno schianto». Chi ha portato gli striscioni in curva? Alessandro D’Angelo, capo della sicurezza Juve, che responsabilità ha?
REPORT Agnelli cinque giorni fa ha usato i primi minuti dell’assemblea per alcune precisazioni: «Alessandro D’Angelo non ha aiutato a introdurre “striscioni canaglia” su Superga: lo prova la sentenza della Corte Federale d’Appello del 22 gennaio 2018. Non solo: gli autori di quello striscione sono rei confessi». La definizione di «striscioni canaglia» è la stessa usata da Agnelli in un tweet del 24 febbraio 2014. La sentenza della Corte Federale d’Appello invece distingueva tra i due striscioni. Per quello con la scritta «Solo uno schianto», esposto al secondo anello nella zona dei Drughi, c’è stata la confessione di tre tifosi. Per il secondo, esposto al primo anello, la Corte scrive che «appare improbabile collegare a D’Angelo l’introduzione». Report ieri ha posto dubbi su questa doppia valutazione. Quanto al reo confesso – gli altri due ultrà hanno un ruolo minore -, Report riprende il verbale della Questura di Varese in cui il tifoso dichiara di aver occultato lo striscione sotto la felpa. In quel verbale - citato anche dal presidente Agnelli durante l'assemblea degli azionisti - il tifoso dice che quel giorno venne fermato dalla Guardia di Finanza e multato per aver tentato di entrare con un abbonamento altrui. Il dubbio lasciato nell’aria da Report nasce da quell’episodio: è possibile che gli agenti della Finanza lo abbiano multato senza accorgersi di uno striscione nascosto sotto la felpa? Per rispondere bisognerebbe capire se c’è stata una perquisizione, elemento a cui nel verbale non si fa riferimento. Quanto all’altro striscione, il dubbio è sulla possibilità che D’Angelo abbia trattato anche con gruppi ultrà diversi dai Drughi, cioè quelli che occupavano il primo anello. Per la Corte Federale l’ipotesi è da escludere, Report ha un’opinione diversa.
D’ANGELO La puntata di ieri però mette in cattiva luce soprattutto D’Angelo. Report ha intervistato nuovamente la compagna di Bucci. Gabriella Bernardis, parlando di Ciccio e di quel derby, dice che «uno striscione
LA PUNTATA Gabriella Bernardis «Ciccio mi disse che uno striscione su Superga era suo»
In tv posti dubbi sulla versione data dal reo confesso Ci fu perquisizione?
SCRITTE IGNOBILI AGNELLI SI È GIÀ SCUSATO? LO FACCIA ANCORA
URBANO CAIRO PRES. TORO IERI IN RADIO
D'ANGELO NON FECE ENTRARE GLI STRISCIONI CANAGLIA
ANDREA AGNELLI PRES. JUVE - GIOVEDÌ SCORSO
dovrebbe averlo fatto lui». Poi racconta che Bucci le avrebbe detto di non essere preoccupato perché «con Alessandro (D’Angelo, ndr) riesco a fare tutto, anche a fare entrare quello striscione». La chiave qui è nel confine tra il normale dialogo con gli ultrà e la collaborazione nell’introduzione di materiale illegale. Gabriella Bernardis inoltre racconta di una sua domanda al compagno sulla possibilità che i tre rei confessi non fossero responsabili e riporta la risposta che Bucci le avrebbe dato: «Fatti gli affari tuoi». Improbabile che questo porti a una riapertura delle indagini.
CAIRO Urbano Cairo, presidente del Torino, intanto in una intervista a Radio Rai è tornato a chiedere le scuse di Agnelli, come fatto una settimana fa: «Ho già detto che secondo me sarebbe stato opportuno da parte della Juventus scusarsi in maniera inequivocabile. Poi mi ha chiamato Andrea Agnelli dicendo che si è già scusato, anche se non ritiene di avere delle colpe. Secondo me una cosa così grave e brutta come quegli striscioni merita doppie scuse quindi invito Agnelli, anche se già l’ha fatto, a rifarlo. Striscioni del genere meritano dieci volte le scuse».