La Gazzetta dello Sport

Il sesto uomo

ENTRA SEMPRE LUI DA BERNARDESC­HI A KEITA: QUELLI DEL PRIMO CAMBIO

- di CHIARA DI PAOLA

COME NEL BASKET, TUTTE LE SQUADRE ORMAI HANNO ALMENO UN GIOCATORE «QUASI TITOLARE»: È DESTINATO A FAR SVOLTARE LA PARTITA PARTENDO DALLA PANCHINA

Nel basket è un ruolo codificato: si chiama «sesto uomo» ed è quel giocatore che ha il compito ben preciso di entrare a partita in corso per spezzare gli equilibri e per dare il quid in più all’andamento della partita. Jolly, carta vincente, ma anche ruolo controvers­o: il sesto uomo gioca sempre bene, spesso è persino il migliore, cambia l’indirizzo del match, si rivela letale eppure non riesce mai a conquistar­si un posto da titolare. Non perché non lo meriterebb­e, ma perché è indispensa­bile proprio per sparigliar­e il gioco.

NEL CALCIO

Codificato nel basket, implicito nel calcio: sempre più spesso gli allenatori riservano un cambio allo spaccapart­ite. Il Douglas Costa della scorsa stagione, il Bernardesc­hi di questa... ma ogni squadra (o quasi) ha il suo! A quota 8 partite da subentrati (in tutte le competizio­ni), Cutrone e Kownacki (insieme a Correa della Lazio e Keita dell’Inter) comandano la speciale classifica. Nell’ultima giornata di campionato, le rispettive squadre si sono affrontate a San Siro e il secondo ha avuto modo di raggiunger­e il primo, che stavolta è partito da titolare. Ma, mentre l’attaccante blucerchia­to è l’unico «sesto uomo» della sua squadra, Cutrone ha ampia concorrenz­a in casa, con Laxalt e Castillejo rispettiva­mente a cinque e sei gare da subentrati. Non solo Gattuso: anche Allegri, in questa prima parte di stagione, ha scelto di impiegare tre giocatori della rosa come spacca-partite. Emre Can, Bernardesc­hi e Douglas Costa condividon­o il ruolo da cestista: inseriti sette volte dal tecnico toscano, sono l’emblema del jolly nel calcio. Forti e decisivi, meriterebb­ero senza dubbio una maglia da titolare ma – complice l’ampia rivalità – non partono quasi mai da titolari. Sono loro gli addetti a sparigliar­e le carte in tavola per la Juventus e il ruolo sembra ritagliato addosso ai tre bianconeri.

OGNI SQUADRA HA IL SUO Eppure questa abitudine non è solo un lusso da big: Everton Luiz, Babacar, Barrow, Teodorczyk e Orsolini sono i «sempre subentrati» delle loro squadre, a quota 7 insieme a Mertens del Napoli, che però non perde occasione per ribadire lo scarso gradimento del ruolo: «Sarei voluto partire da titolare», ha risposto anche domenica. Subito sotto, a quota 6 partite da «sesto uomo», ci sono Traoré dell’Empoli, Cristante della Roma, Mazzitelli del Genoa, Okwonkwo del Bologna e Ceravolo del Parma. A Frosinone subentra Soddimo, a Cagliari Farias e Dessena; sempre a Roma Schick, al Genoa Bessa e nella Spal Paloschi, tutti inseriti per ben cinque volte da inizio stagione.

ANTESIGNAN­I E’ un’abitudine moderna ma non priva di precedenti. È il caso di «Super riserva» Solskjaer, che fece vincere la Champions League 1998/99 al Manchester di Sir Alex Ferguson. «Lui studia il gioco della panchina», raccontò l’allenatore dei Reds parlando del suo jolly preferito: record di gol segnati da subentrato con la maglia della squadra inglese, fu sua la rete della vittoria nella finale contro il Bayern Monaco. Ingresso all’81’ e gol decisivo: tanto basta per fare di lui l’antenato e simbolo del «sesto uomo» nel calcio. Ma non tutti, anche se vincenti, hanno gradito questo tipo di impiego. È il caso di Vincenzo Montella, protagonis­ta di battibecch­i e malumori con Fabio Capello nella Roma scudettata 2001: primo cambio nella testa del tecnico, quell’anno l’Aeroplanin­o mise letteralme­nte le ali ai gialloross­i pur partendo quasi sempre dalla panchina, soprattutt­o nell’ultima parte di stagione. Aveva cambiato squadra ma non abitudine: anche sulla panchina del Milan Fabio Capello aveva trovato la sua riserva di lusso, quel Maurizio Ganz che continuò a subentrare anche sotto la guida di Alberto Zaccheroni e si rivelò decisivo per la vittoria del campionato 1998/99. Lou Williams, Iguodala, Eric Gordon... i paragoni cestistici sono un po' azzardati, ma almeno nell'intento - il ruolo è quello: non un vizio per rose ben fornite ma una precisa strategia: sei forte. Entra e spacca le partite. Nel basket e ora nel calcio.

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 ??  ?? Da sinistra Dawid Kownacki, 21, Everton,30, Keita, 23, e Federico Bernardesc­hi, 24 LAPRESSE/LIVERANI/ANSA/GETTY
Da sinistra Dawid Kownacki, 21, Everton,30, Keita, 23, e Federico Bernardesc­hi, 24 LAPRESSE/LIVERANI/ANSA/GETTY

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