Ciao Andrea, tutto bici e computer
●L’ex pro’ toscano Manfredi è l’unico italiano tra le 189 vittime del volo Lion Air caduto in Indonesia. Appassionato di tecnologia, produceva misuratori di potenza
Scalatore puro, uno da salite lunghe, sottile e leggero. Era così Andrea Manfredi di Marina di Massa, tra le 189 vittime della tragedia aerea di Giacarta. Era l’unico italiano sul volo della Lion Air precipitato in mare in Indonesia poco dopo il decollo, nella notte italiana. Aveva 26 anni e per tre stagioni era stato professionista con la Ceramica Flaminia e la Bardiani-Csf, dopo gli ottimi risultati nelle categorie giovanili e la convocazione in azzurro. Quando la carriera non si era evoluta secondo le sue attese, si era buttato nell’altra passione, la tecnologia, applicata al ciclismo. Aveva avviato la Sportek, si occupava di misuratori di potenza, e per questo era volato in Oriente il 17 ottobre. Prima una tappa a Hong Kong, poi in Indonesia. I genitori hanno ricevuto la notizia all’alba. Il padre di Andrea, Maurizio, avrebbe dovuto aprire il negozio in cui vende attrezzature sportive e biciclette. Il 26enne di Massa lascia anche una sorella gemella, Linda.
LA CARRIERA Andrea Manfredi era diventato pro’ con un curriculum brillante. Undici successi da esordiente, altre 10 vittorie da allievo, nella Vecchiano Berti, fino all’esplosione nel 2010, al secondo anno da juniores: dopo il titolo regionale fu convocato in azzurro in Lussemburgo e poi al Mondiale di Offida. Da dilettante aveva vinto una tappa nel Giro della Valle d’Aosta 2012 (successo finale di Fabio Aru), chiuso al 3° posto. «Era uno scalatore puro, molto leggero, bravo sulle salite lunghe — è il ricordo di Marino Amadori, c.t. Under 23 che lo aveva avuto in azzurro —. Forse non ha espresso tutto il suo valore da pro’, ha spesso dovuto affrontare problemi fisici che non glielo hanno consentito. E’ sempre stato super tecnologico, anche da corridore era sempre molto informato sui computerini. Era un ragazzo del nostro mondo, è una notizia choccante».
DA PRO Il 26enne toscano aveva vestito nel 2013 la maglia della Ceramica Flaminia-Fondriest ed era poi passato per due stagioni alla Bardiani-Csf. «L’avevamo ingaggiato perché era un ottimo scalatore — lo ricorda Bruno Reverberi —. Si è preso un virus, si era dovuto fermare per un po’. Poi c’erano stati altri problemi fisici. Non si era mai espresso come avrebbe potuto. L’avremmo confermato, ma lui aveva deciso di smettere. Già da atleta aveva questa passione dei computerini. Era un bravo ragazzo, aveva buoni rapporti con tutti». Nei due anni alla Bardiani, Andrea Manfredi aveva legato con Sonny Colbrelli. «Era una grandissima persona — dice il velocista bresciano, ora alla Bahrain-Merida —, si era creato un bel rapporto. Sono stato a casa sua a trovarlo, ci siamo allenati insieme. Purtroppo non era riuscito ad andare avanti col ciclismo, ma ha sempre avuto la passione dei computerini, era stato capace di costruirsi una professione. Lui progettava, testava, mi telefonava: “Che dici Cobra, può andare bene?”. Ci siamo sentiti pochi giorni fa, mi ha fatto gli auguri per la nascita
della mia bimba. Che botta». E tanti sono gli amici che ieri hanno espresso la loro vicinanza alla famiglia, sulla pagina Facebook di Andrea che come ultimo post aveva pubblicato una foto in bici, a Giacarta: «Potrei cambiare la mia vita, non la mia passione».
Terzo al Val d’Aosta 2012
LA CHIAVE Originario di Massa, aveva corso con la Ceramica Flaminia e 2 anni con Bardiani
Colbrelli in lacrime: «Progettava, testava e mi diceva: “Cobra, che ne dici?”»
«SCALATORE PURO, LEGGERO, HA RACCOLTO MENO DI QUANTO VALEVA»
MARINO AMADORI C.T. ITALIA UNDER 23
«APPASSIONATO DI COMPUTERINI, AVEVA SCELTO QUELLA STRADA»
BRUNO REVERBERI D.S. BARDIANI-CSF
L’INCIDENTE Il Boeing 737 Max 8 della Lion Air (volo JT 610) su cui viaggiava Andrea Manfredi era diretto a Pangkal Pinang, sull’isola di Bangka, che si trova al largo di Sumatra. E’ scomparso dai radar 13 minuti dopo il decollo ed è precipitato nel Mar di Giava a una profondità di circa 30-40 metri. La Lion Air è una low-cost che negli ultimi anni è stata coinvolta in una serie di incidenti, tra cui un episodio fatale del 2004 a Solo City. Pilota e copilota avevano chiesto l’autorizzazione per rientrare all’aeroporto di Giacarta poco prima di perdere il contatto.