Ecco la Prada Cup «Una nuova era per emozionare»
●Bertelli: «Sfida difficile, dovevamo dare una svolta Superata la logica dei multiscafi in Coppa America»
«Dovevamo per forza fare qualcosa che appassionasse i giovani e che li affascinasse. Sarà una Coppa America diversa da quelle che l’hanno preceduta. Non saremo immuni da errori, ma contiamo di avere intrapreso una strada giusta, anche se rischiosa», Patrizio Bertelli per una volta pare emozionato. Pochi minuti prima ha metaforicamente aperto la porta che introduce la regata più antica nel futuro come avesse preso una macchina del tempo. Quando con il figlio Lorenzo ha mostrato a tutti il trofeo che verrà vinto dal più veloce degli sfidanti alla Coppa America. Quella che una volta si chiamava Louis Vuitton Cup diventa Prada Cup, un cambio culturale e ideologico, per premiare il migliore degli sfidanti e quello che avrà l’onore di affrontare i neozelandesi nel marzo 2021. Quanto tempo è passato quando da quella mattina del 1997 quando Bertelli – che voleva «solo» farsi progettare un nuovo yacht – uscì dal colloquio milanese col progettista German Frers con la decisione che
avrebbe dato l’assalto all’Americas’ Cup.
31 ANNI Oggi, 31 anni dopo quell’incontro, Prada è diventato l’organizzatore del Trofeo. «Dovevamo uscire dalla logica dei multiscafi, che secondo me non corrispondevano all’idea della Coppa, ma dovevamo fare qualcosa che lanciasse verso la velocità, queste barche potrebbero arrivare a volare a 40 nodi. Credo che ci saranno novità sui nuovi team nel giro delle prossime ore... Non vi posso dire nulla», continua il numero 1 di Prada. Ufficialmente le iscrizioni scadono fra poche ore, ma in linea teorica, dopo l’approvazione da parte del detentore (Emirates Team
New Zealand) ci potrebbe essere un altro mese per iscriversi alla
Coppa America
2021. «Con una sovrattassa di un altro milione di dollari c’è tempo fino alla fine dell’anno... Siamo tre sfidanti per ora, ma non dispero di vederne in acqua altri tre...». È uscito allo scoperto un team olandese (sarebbe il primo della storia) con velisti che hanno fatto sia la Coppa sia il giro del Mondo, ma si parla da tempo di un altro team italiano, un secondo team americano di Chicago, un team asiatico di cui si favoleggia da tempo. Ma dalle parole ai fatti nella Coppa (soprattutto) c’è un salto di qualità sostanziale e non è solo una questione di soldi, ma anche di tecnologia e di conoscenze. Che al mondo hanno pochissimi. Come dire: pagare diversi milioni di dollari non basta. C’è appunto tecnologia. Quella che Luna Rossa sta scandagliando ogni giorno da anni. Quella che permette a James Spithill di collegarsi in ologramma da Cagliari e di chiaccherare col suo skipper Max Sirena, in carne ed ossa allo Yacht Club di Monaco per lanciare l’evento che riporterà la Coppa in Italia il prossimo anno.
PREPARATORI Uno degli eventi preparatori si terrà a Cagliari (base di Luna Rossa), l’altro dovrebbe essere a Trieste. Poi nel 2020 si andrà in giro per il mondo. «La sfida più difficile? La logistica. Non sarà facile gestire queste barche e i loro spostamenti, ma di certo saremo pronti a una Coppa come non è mai stata vista prima. Con i diritti tv visibili a tutti e con massima apertura al mondo per fare conoscere l’evento al maggior numero di persone possibile», spiega Bertelli. Luna Rossa si prepara a tornare sul «luogo del delitto», dove nel 2000 si fece conoscere al mondo arrivando, da esordiente, a sfidare i neozelandesi.
EMOZIONE «Per me personalmente è un ritorno emozionante – racconta Max Sirena, che all’epoca era a bordo di quella Luna –. Solo noi sappiamo quanta energia stiamo mettendo in questo progetto, tutte le mattine che andiamo in mare», prima dell’estate ci sarà il varo degli Ac75 le barche che verranno usate in regata, ma prima ancora Luna Rossa varerà un modello in scala per ulteriori test sui foil (le ali), dopo quelli fatti sulla randa (la vela principale) non più rigida, ma gonfiabile... «Pensa come sarebbe se riuscissimo a portare la Coppa America in Italia... Quasi tutte le mattine con Gilberto Nobili mi faccio questa domanda. È il sogno di quando ero bambino...».
36
IL NUMERO
È la Coppa America n° 36. Tutto iniziò nel 1851 quando si chiamava Coppa delle 100 Ghinee