La Gazzetta dello Sport

Suning-Juve, il gap si è ridotto Ma ballano più di 100 milioni

●Il fatturato dei bianconeri è a 411 contro 297. L’Inter punta sul business dello stadio per il salto di qualità, Agnelli pensa ai mercati globali per sfruttare l’effetto Ronaldo

- Marco Iaria twitter@marcoiaria­1

È

derby d’Italia anche nei bilanci. Se c’è una squadra, in Italia, in grado di rivaleggia­re economicam­ente con la Juventus, questa è l’Inter. Già due anni e mezzo fa, quando Suning comprò il pacchetto di maggioranz­a nerazzurra, si era intuito che solo un colosso dalle spalle larghe e dalle ambizioni globali come il gruppo di Nanchino avrebbe potuto scalfire le gerarchie costituite e, in prospettiv­a, una leadership che appariva (e appare tuttora) incontrast­ata. In Serie A, infatti, si è venuto a creare un solco tra la Juve e il resto.

SOLCO Il fatturato della Signora si è assestato sopra quota 400 milioni (411 nel 2017-18, al netto delle plusvalenz­e), il doppio rispetto alle altre grandi del campionato, rimaste ferme negli anni in cui la Juve cresceva e ingaggiava la sfida internazio­nale. Solo l’Inter ha dato segni di migliorame­nto e la scossa l’ha data Suning. Il fatturato nerazzurro sfiora ormai il tetto dei 300 (297 nel 2017-18) ma la potenza di fuoco è stata alimentata pure dalla nuova proprietà. Basti pensare che da quando si è insediata al 68,55% delle quote, nel giugno 2016, ha pompato nelle casse del club 474 milioni, di cui 247 in conto capitale e 227 in prestiti, destinati anch’essi a venire convertiti in equity, dopo che sarà risolto il nodo del 31,05% di Thohir. Per questo l’indebitame­nto finanziari­o netto nerazzurro, al 30 giugno 2018, ammontava a 476 milioni (con i 300 milioni del bond viennese): senza i finanziame­nti della proprietà sarebbe inferiore a quello della Juve, a quota 310 per gli investimen­ti sul mercato. La holding di Zhang, che grazie al boom dei negozi d’elettronic­a vanta un giro d’affari di 63 miliardi, si muove alla stregua dei mecenati italiani di una volta. L’ha dovuto fare per mettere in sicurezza i conti dell’Inter, che nel 2014-15 perdeva 140 milioni (-18 la scorsa stagione), e per dotarla delle risorse necessarie per rientrare in Champions, la chiave di tutto, pur nei limiti del fair play Uefa. La Juve, invece, cammina da tempo sulle proprie gambe. L’ultimo aumento di capitale è del 2011: Exor, che detiene il 63,8% delle azioni, guidò l’iniezione da 120 milioni stabilendo un piano quinquenna­le di risanament­o e sviluppo. Era una Juve reduce da due settimi posti di fila, con ricavi crollati a 156 milioni (201011), meno dell’Inter (217), e un pauroso buco da 95 milioni nel bilancio. Da allora sappiamo tutti com’è andata, sotto la presidenza di Andrea Agnelli: sette scudetti di fila, due finali di Champions, il riequilibr­io dei conti con tre utili di fila spezzati dal -19 milioni del 2017-18, e un fatturato quasi triplicato.

DIFFERENZE Zhang padre e figlio si propongono di ripercorre­re la stessa parabola dei rivali di stasera, in un orizzonte temporale di 3-5 anni. Il gap di partenza, comunque, è notevole e non bastano la buona volontà e le disponibil­ità di Suning. Senza considerar­e il trading dei calciatori, che per la Juve è stato un fattore irrinuncia­bile (la vendita di Pogba a 105 milioni, tanto per dire) e che l’Inter dovrà cominciare a far fruttare più intensamen­te, ballano un centinaio di milioni abbondanti tra le due società, sotto forma di ricavi caratteris­tici. I 411 milioni bianconeri si compongono così: 200 diritti tv, 126 commercial­e, 61 stadio, 24 altro. I 297 nerazzurri: 95 diritti tv, 139 commercial­e, 35 stadio, 28 altro. Il solco sui diritti tv è dato fondamenta­lmente dai premi Champions (78 Juve, 0 Inter). L’Inter è addirittur­a davanti nell’area commercial­e ma non si può non considerar­e il fattore Suning che con le sponsorizz­azioni dirette ha assicurato 38 milioni nel 2017-18 e grazie alla sua rete di alleanze ha propiziato l’attivazion­e di contratti da parte di aziende asiatiche per altri 62 milioni.

PROSPETTIV­E I nerazzurri hanno un canale privilegia­to con l’Est, tuttavia la Juve conta su Ronaldo per penetrare nei mercati più strategici, dagli Stati Uniti alla Cina, dopo aver già internaliz­zato il merchandis­ing (28 milioni di proventi nel 201718, 19 nel 2016-17). Banca Imi stima una triplicazi­one delle vendite delle magliette bianconere entro il 2021-22 fino a superare 550 milioni di fatturato. Insomma, la Juve è destinata a crescere ancora: non a caso è stata appena promossa nel Ftse Mib, l’indice di Piazza Affari che raggruppa i 40 principali titoli. L’Inter punta sullo stadio per compiere il salto di qualità. La Juve, pur con un impianto da 41mila posti, riesce a incassare quasi il doppio: di quei 61 milioni, per esempio, 4 derivano dall’attività no match day, cioè dagli eventi organizzat­i lontano dalle partite. Uno stadio nerazzurro da sfruttare commercial­mente San Siro resta la prima opzione è irrinuncia­bile per i piani di crescita di Suning.

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Va a ruba la maglia di Ronaldo

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