GENOA-PRANDELLI, ECCO PERCHÉ LA MOSSA PUÒ FUNZIONARE
Dopo il k.o. in Coppa Italia e l’esonero di Juric
L’ultima proposta, arrivata circa un mese fa, gli è scivolata addosso come l’acqua. Sul piatto tanti soldi, ma un calcio con poche emozioni. Lontano da casa. Cesare Prandelli, che aveva appena concluso la raccolta delle olive nel suo rifugio incantato vicino a Forte Belvedere a Firenze, ha declinato l’offerta senza rimpianti. Basta avventure, anche se ben retribuite. Il tecnico di Orzinuovi aveva ben chiaro il percorso per la sua futura sfida professionale: una squadra italiana, in un ambiente passionale, per costruire un progetto tecnico con un po’ di tempo a disposizione. Le esperienze negative al Galatasaray, al Valencia e, infine, all’Al-Nasr, formazione degli Emirati Arabi, lo avevano convinto che non era più il caso di allontanarsi dalla sua terra.
Prandelli, quando ieri è arrivata la telefonata dei dirigenti del Genoa, non ha avuto un attimo di incertezza. Il Grifone si sposa bene col progetto che aveva in testa. Cesare per dare il cento per cento ha bisogno di avere alle spalle una società presente, con la quale dialogare. Nel rispetto dei ruoli. Il presidente Preziosi non lo dimentichi. Le premesse per un matrimonio vincente ci sono tutte. Preziosi può ripetere quello che è stato per il Genoa il ciclo Gasperini. Stiamo parlando di due allenatori moderni, con idee giuste, capaci di coniugare con equilibrio le necessità di classifica e la voglia di proporre un calcio offensivo. Per Prandelli questo è un treno importante. Non è l’ultimo. Ma dopo tante delusioni è l’occasione per dimostrare al mondo del calcio che lui è ancora quello che ha ottenuto grandi risultati con la Fiorentina e che ha regalato emozioni da cittì azzurro. Il «contadino» Cesare ripone trattore e arnesi da lavoro. E torna a fare l’artigiano del pallone. Con l’entusiasmo di un ragazzino.