Noah a Memphis per l’ultima chance Nba
●Per due anni è stato considerato tra i più strapagati: dopo il divorzio da New York, il centro è ripartito dai Grizzlies
In una sola partita, la sua prima con Memphis, Joakim Noah ha passato su un parquet Nba più tempo di quanto avesse fatto nel resto del 2018.Fino a martedì aveva giocato 6’42”, gli ultimi il 23 gennaio nel suo atto finale da giocatore di New York. Nella sua prima con la sua nuova numero 55, da riserva di Marc Gasol a Memphis, Noah ha giocato 12’59”, aiutando i Grizzlies a battere i Clippers di Danilo Gallinari. «Sono così felice anche solo di essere in spogliatoio, di far parte di questa squadra. Farò qualsiasi cosa serva per aiutarla» ha raccontato subito dopo la sua prima partita in 10 mesi e mezzo.
STRAPAGATO Noah si gioca a Memphis l’ultima possibilità di dimostrare di essere da Nba. Con New York ha chiuso ufficialmente due giorni prima del via della regular season. Era arrivato nel 2016 perché in lui Phil Jackson vedeva quel centro di carattere, quell’ancora difensiva, fondamentale per i suoi Knicks. Se n’è andato da sopportato, da manifesto degli errori del Maestro Zen, dopo essere finito fuori squadra per aver litigato col coach (Jeff Hornacek). Con addosso l’etichetta di strapagato, inevitabile quando i milioni che ti dà una squadra (72 in 4 anni) sono molti di più delle partite che hai giocato (53 in due stagioni). «Sono successe tante cose con New York, con frustrazione da entrambe le parti - ha raccontato il figlio di Yannick -. Ora però voglio concentrarmi sul nuovo capitolo della mia vita».
MEMPHIS I Grizzlies sono la squadra perfetta per quello che Noah è stato, un centro che in 7 stagioni a Chicago aveva costruito la sua carriera su impegno e difesa, vincendo il premio di miglior difensore nel 2014. Adesso per Memphis Noah è una scommessa a basso costo (1,7 milioni lordi fino a fine stagione), con le caratteristiche per dare il cambio a Gasol. Sembrava perso per il basket, dopo il declino fisico e i guai coi Knicks. Sembrava pronto a ritirarsi, a dedicarsi alla scoperta di se stesso documentata su Instagram. Ma negli ultimi mesi gli è tornata la voglia di giocare, di dimostrare di essere ancora da Nba. «Ne ho passate a dir poco tante, con tanti alti e bassi — ha spiegato —. A Memphis porto la mia esperienza. Farò il possibile per aiutare Marc e la squadra. So che non sarò io a fare la differenza, ma voglio essere un buon compagno». Noah vuole almeno provarci, per prendersi una rivincita su un mondo che l’ha messo ai margini. Dimostrando di poterne ancora farne parte.
LA CHIAVE
«Ne ho passate tante, troppi alti e bassi. Voglio prima di tutto essere un buon compagno di squadra»