«Nostalgia Milan-Toro Sì, mi manca l’Italia»
●Il difensore dello United “legge” la sua partita: «Rino moltiplica le forze: rossoneri favoriti in casa, ma nulla è precluso ai granata»
Milan-Torino secondo Matteo è un frullatore di emozioni, flashback infiniti e ricordi incancellabili: dalle mattine a Milanello alla notte del San Mamés al batticuore dopo il gol nell’ultimo derby vinto dal Toro. Ne ha fatta di strada Matteo Darmian da quando i suoi sogni iniziarono a levarsi come un’onda dall’oratorio Don Bosco di Rescaldina: da 4 anni è al Manchester United, eppure nelle sue serate inglesi ci sono le partite della Serie A a fargli compagnia perché l’Italia è quel profumo lontano di cui inizia a sentire la mancanza.
Matteo, Milan-Toro per lei è...
«Il film della mia vita: il club che mi ha cresciuto e quello che mi ha fatto fare il salto di qualità».
Partiamo dall’inizio: il Milan.
«Una scuola di vita. Avevo 10 anni, giocavo nella Carcor a Rescaldina: dopo un po’ di provini, arrivò la notizia che il Milan mi aveva preso. Entro bambino, me ne vado a 19 anni: mi ha insegnato tutto».
C’è un po’ di dispiacere per come è finita questa bella storia?
«No, ringrazierò sempre la società. Quando mi sono affacciato in prima squadra c’era un Milan fortissimo: giocare qualche partita in mezzo a quei campioni mi ha riempito di orgoglio dandomi la forza per arrivare ad alto livello. Rimpianti non ce ne sono: ero molto giovane, volevo giocare, feci le mie scelte e il club le sue».
E tra quei campioni c’era Gattuso: se lo immaginava con un futuro da allenatore?
«Anche in allenamento si vedeva il suo carisma e la sua volontà che trasmette oggi da allenatore. Ma il tecnico Gattuso non è solo questo: sta dimostrando di avere delle belle idee». SUI 4 ANNI AL TORINO
Che cosa pensa di questo Milan passato a Elliot?
«Stanno ricostruendo nella maniera giusta. Vogliono riportare il Milan dov’è giusto che sia. Ci riusciranno».
Il destino la porta a Torino dove il suo pianto d’addio non è stato dimenticato: trova un aggettivo per quel quadriennio granata?
«Uno solo? Dura… Scelgo emozionante. Sono stati 4 anni vissuti al massimo, a pensarci ho ancora i brividi. Al Toro è stata una crescita tutti insieme, dalla Serie B alla conquista inaspettata dell’Europa con persone fantastiche in un ambiente capace di trascinarti».
I momenti indimenticabili?
«L’ultimo mio anno fu incredibile: al San Mamès è stata un’impresa storica, siamo stati la prima e unica italiana a vincere in quell’inferno. E poi il successo nel derby: furono le due partite simbolo di quel quadriennio».
Per il Toro di oggi l’Europa è un obiettivo possibile?
«Mi sembra una buonissima squadra alla quale nulla è precluso. Sì, l’Europa è possibile».
C’è un punto di contatto con il suo Toro?
«Noi eravamo convinti della nostra forza e non mollavamo mai, anche la squadra di oggi è determinata e agguerrita».
Qual è l’arma in più del Milan?
«Higuain e il lavoro di Gattuso che sta facendo rendere al meglio molti giocatori. Su tutti, Suso e Cutrone».
E i punti di forza del Toro?
«La compattezza e, se dobbiamo fare dei nomi, dico Belotti, sempre più responsabilizzato dalla fascia da capitano».
Che partita si aspetta?
EPA «Tirata, combattuta. Sulla carta è leggermente favorito il Milan perché gioca in casa, ma le partite vanno sempre giocate».
L’ha mai chiamata Mancini da quando è diventato c.t.?
NON SCORDERÒ MAI LA NOTTE DEL SAN MAMÈS E IL GOL NEL DERBY
MATTEO DARMIAN
«No… Però tornare in Nazionale è un mio obiettivo».
Dica la verità: le manca l’Italia?
«Eh… (sospira, ndr), devo dire di sì. So di essere in uno dei migliori club al mondo e ne sono orgoglioso, però ora l’Italia mi manca. Amo il mio Paese».