Cinquant’anni da Leoni Mezzo secolo di passione La Curva del Milan fa festa
●Nel ‘68 a San Siro nasceva la Fossa, riconosciuta come primo gruppo ultrà in Italia. Gemellaggi, liti, coreografie e quel patto con gli interisti...
Iniziamo oggi un viaggio nel tifo organizzato per raccontarne i numeri, la storia, i riti. Le prime puntate saranno dedicate al Milan, in seguito approfondiremo il fenomeno in tutt’Italia.
E’un posto dove scorrono emozioni, sogni, speranze e disillusioni. Un microcosmo che abbraccia trasversalmente classi sociali, anagrafiche e politiche. Più semplicemente, è un posto dove essere se stessi, e al Milan questo posto esiste da 50 anni. Benvenuti nel mondo ultrà rossonero, che in questo periodo festeggia il mezzo secolo di vita – le celebrazioni sono iniziate con l’imponente coreografia in occasione della sfida con la Juve di un mese fa e culmineranno con la festa all’Arena di Milano del 16 dicembre – e lo fa stringendosi orgogliosamente
al cuore un vanto: la Fossa dei Leoni, nata a novembre del 1968, viene considerata il primo gruppo ultrà italiano (per l’accezione comune che viene data), oltre a uno dei primi in Europa a livello di top club.
RAMPA 18 Ora la Fossa non c’è più, sciolta nel 2005. O meglio, dal 2016 lo striscione – con quello delle Brigate Rossonere, altro sodalizio storico nato 7 anni dopo – è ricomparso in curva, ma si tratta di un omaggio ai padri fondatori. La parte più calda del tifo è riunita sotto tre parole: Curva Sud Milano. Circa 5.000 tesserati, una ventina fra sottogruppi e sezioni in tutta Italia. I grandi numeri sono questi, con una precisazione importante: «La curva ora è assolutamente unita, tutti i gruppi fanno capo alla Curva Sud». A parlare è Giancarlo Capelli, per tutti il Barone, volto storico degli ultrà rossoneri, 70 anni consacrati (con una moglie molto paziente) al Milan e alla vita da curva. Lui questo primo mezzo secolo l’ha vissuto tutto perché della Fossa è stato fra i primi militanti. Una storia nata da sette ragazzi alla celebre Rampa 18 che però non portava in curva, ma all’attuale 2° anello arancio. Defilati sulla destra, quasi al confine con la nord. La collocazione storica in curva risale ai primi anni 70, mentre la curva «unificata» arrivò a metà anni 80, quando i Commandos Tigre (l’altro gruppo storico a cui si era unita Nobiltà Rossonera, fondata anche dal Barone) si spostarono dal 1° verde al 1° blu.
RAPPORTI Tutto quello che vediamo oggi della curva rossonera – il cui leader e responsabile è Luca Lucci – affonda comunque le radici nella Fossa. Le prime riunioni settimanali a cui partecipavano 70 persone sono diventate appuntamenti per 500 e ovviamente è cambiato il modo di andare in trasferta. Come vedeva tutto questo il Milan? «Il club era disponibile, c’era un buon dialogo e una bella apertura», racconta il Barone. La Fossa ha fatto da apripista ad altri gruppi ultrà, che hanno visto il boom negli anni 80 e con cui inevitabilmente sono nate rivalità molto forti, ma anche forti simpatie. I milanisti in passato sono stati gemellati con le tifoserie di Roma, Napoli, Genoa e Bologna, rapporti poi deteriorati dal tempo. Resistono, e bene, il gemellaggio col Brescia e le amicizie con Partizan Belgrado e Cska Sofia.
PATTO E con gli ultrà interisti come va? Storia particolare: il derby milanese è un esempio in termini di ordine pubblico, perché ormai da parecchi anni non si va oltre lo sfottò. Merito di un patto di non belligeranza concordato nell’83. «Prima erano scontri pazzeschi – ricorda il Barone –. Non c’erano divisori e ci si incontrava a metà del 2° arancio. E poi una volta il ritrovo delle due tifoserie era nello stesso piazzale dietro la curva nord, daJJvanti al famoso Baretto. Potete capire... Il patto è stato siglato perché ci siamo tutti resi conto che si stava passando il limite e ora ci adoperiamo per garantire la tranquillità». La rivalità quindi è nei cori e nelle coreografie. La Sud («dove non facciamo politica, perché la politica divide») le organizza nel derby, con la Juve e nelle sfide più importanti di coppa. Costano fra i 5 e i 25 mila euro (quelle su tre anelli), sono autofinanziate e per prepararle si va da un minimo di un mese a tre, impegnando più volte alla settimana tra le 20 e le 50 persone. Per montarle servono almeno otto ore di lavoro. E’ una questione di appartenenza e fratellanza, uniti da una tessera che costa la simbolica cifra di 5 euro l’anno. Ma la Sud è un richiamo anche per i giocatori. Lungo gli anni sono saliti in balconata, fra gli altri, Sheva, Pirlo, Inzaghi, Ambrosini, Abbiati, Bonera, perché la simbiosi è forte. La curva a volte si è svuotata per protesta, in altri casi ha fatto visita a Milanello e anche ad Arcore per incontrare giocatori, allenatori e presidenti. Nel bene e nel male. Perché, come recita uno dei cori più sentiti dedicati al loro Milan: «Non ti lasceremo mai».
(1 - continua)