Napoli 4x4 Ora i Reds e Ancelotti ci crede
Doppio Milik, super Ghoulam: vetta a -8. Martedì il Liverpool, primo in Inghilterra
Non sappiamo se abbia ancora senso parlare di corsa per lo scudetto. La Juve, con i suoi 43 punti in 15 giornate, gioca in un’altra dimensione, contro se stessa. Mancano 23 partite, 69 i punti in palio: l’aritmetica dice che non è finita - nessuno ha mai vinto campionati a Natale -, però la lettura tecnica è facile, anzi banale, Juve troppo forte. L’unica squadra che prova a resisterle è il Napoli, la più regolare delle inseguitrici, per quanto il distacco dalla capolista sia già corposo, otto i punti in meno.
Il 4-0 al Frosinone in sé non significa nulla, rientra nelle categorie dell’ovvio. Ci sarebbe mancato soltanto che il Napoli, inchiodato due settimane fa dal Chievo sullo 0-0, non avesse battuto i modesti giallazzurri. La partita però due cose importanti le ha espresse. La prima è il gran ritorno di Faouzi Ghoulam, l’esterno algerino uscito di scena per infortunio più di un anno fa, nel pieno della rivoluzione sarrista. I «se» non fanno classifica, ma è lecito pensare che con Ghoulam in fascia sinistra l’ultimo Napoli di Sarri sarebbe riuscito a sovvertire la Juvecrazia. Ghoulam è un mancino potente e velenoso. In un certo è stato (è) il Cancelo napoletano. Meno tecnico e luccicante del portoghese, che per giunta è destro, a suo tempo Ghoulam ha avuto un impatto simile, ha creato valore e marcato differenze. La seconda annotazione riguarda i gol di Milik: Carlo Ancelotti ha restituito al Napoli la normalità di un vero centravanti come il polacco, pure lui frenato da incidenti nelle stagioni ruggenti del sarrismo. Proprio gli infortuni di Milik indussero Sarri alla genialata di Mertens falso nove e del tridente tutto tecnica e leggerezza, l’eccezione che divenne regola, ma il cannoniere all’antica maniera si è ripreso la scena del San Paolo. Carlo Ancelotti ha mostrato intelligenza, non ha chiesto alla squadra di uscire di botto dal sarrismo, la via maestra delle ultime stagioni. Ha scelto la strada del cambiamento dolce. Ha lasciato che i giocatori, qua e là, cedessero ai richiami della foresta, perché tre anni di palleggio rapido e intenso non si potevano buttare via dalla sera alla mattina. Ha scongelato ragazzi dimenticati, per esempio Ounas in gol ieri. Ha riavvicinato Insigne alla porta e ha fin qui pagato un unico prezzo, la «normalizzazione» di Mertens, non più abbagliante nel sistema solare azzurro, ma c’è tempo per rimediare e riportare il belga al centro delle operazioni, forse già martedì ad Anfield, contro il Liverpool di Salah, incontenibile ieri contro il Bournemouth.
Il Napoli è a meno otto dalla Juve, ma a più sei sull’Inter. Tra secondo e terzo posto si è creata una discreta spaccatura, l’Inter rischia di essere risucchiata dalla concorrenza e di ripiombare come un anno fa nell’incubo di una qualificazione in bilico fino all’ultimo. Buon per Luciano Spalletti che Roma e Lazio si siano attorcigliate allo scadere delle rispettive partite. Il sabato maledetto delle romane. La Roma è stata raggiunta in extremis dal Cagliari: crisi conclamata dei giallorossi, Di Francesco smarrito nel suo labirinto. La Lazio contro la Samp ha pareggiato una partita che aveva quasi vinto: botta e risposta tra Immobile e Saponara molto oltre il novantesimo. Roma rallenta e il Milan gode. Comunque vada stasera contro il Toro, Rino Gattuso resterà quarto, però l’occasione è enorme: se batte il Torino, il Milan si incolla alla volpe interista, appena un punto sotto. Juve, Napoli e le due milanesi, lo scenario che si prefigura, ma attenzione, in caso di segno 2 a San Siro, anche il Toro verrà iscritto d’ufficio alla maratona per l’Europa che conta. Causa Juve dominatrice, tocca consolarsi con la corsa agli altri tre posti buoni per la Champions, sempre meglio di niente e della noia. Il «campionatino» delle piazzate.