FEROCE CONTESTAZIONE A PREZIOSI, NON LASCIAMOLO SOLO
Striscioni inauditi contro il presidente del Genoa
Un mese fa, in occasione di GenoaNapoli, lo striscione in cui gli ricordavano di dover morire, prima o poi. Domenica, a Genoa-Spal, la scritta di infima volgarità «dedicata» alla figlia, moglie di Veloso. La gradinata Nord di Marassi contesta Enrico Preziosi, proprietario del Genoa, e lo fa con messaggi truci e pesanti. Preziosi non frequenta più lo stadio e vive giorni di forte stress psico-fisico. La prima domanda è di ordine pubblico e la rivolgiamo alla Questura di Genova: com’è possibile che striscioni così voluminosi e offensivi superino ogni controllo? Le rimozioni coatte - a lenzuolo esposto - non bastano, bisogna intervenire in prevenzione. Viene da pensare che le curve degli stadi italiani siano diventate delle enclave extra-territoriali in cui lo Stato non entra o negozia il quieto vivere. La seconda domanda è per i tifosi genoani che contestano con tanta cattiveria: esattamente che cosa imputano a Preziosi? Parliamoci chiaro: Genova è una città stordita dal crollo del ponte Morandi, vive da tempo una infelice decrescita demografica ed economica ed è abbastanza miracoloso che conservi due squadre in Serie A. Preziosi non è un santo e non fa calcio per rimetterci, però mantiene il Genoa in Serie A da dodici stagioni consecutive, cosa mai successa nel secondo dopoguerra, con il Grifone abbonato all’ascensore tra A e B. Preziosi ha preso il Genoa sull’orlo del fallimento, l’ha portato in C per via del famigerato illecito del 2005 e però l’ha fatto risalire in fretta. Durante i suoi anni, il tifoso genoano medio si è divertito: ha applaudito il gioco selvaggio di Gasperini, ha osannato Milito e Thiago Motta e oggi si gode il capocannoniere Piatek. A Preziosi si possono attribuire diversi peccati, ma non gli si può dire che non sappia fare calcio. Piatek se l’è acquistato da solo a quattro milioni e ha il diritto di rivenderselo a 50, per incassare una plusvalenza che gli permetterà di aggiustare i conti. Il calcio costa milioni e procura rogne, e a Genova non c’è nessuno che voglia sostituirsi a Preziosi. Quando l’attuale presidente ha provato a cedere il club, ha ricevuto offerte da persone che, parole sue, non davano sufficienti garanzie. Così si ritorna alla seconda domanda: perché gli ultras lo contestano con ferocia? Che cosa c’è dietro? Lo Stato batta un colpo.