La Gazzetta dello Sport

Van Bommel: «Noi coraggiosi Ma all’andata...»

- Valerio Clari MILANO

Mark Van Bommel arrivò a Milano, da giocatore, nel gennaio del 2011. Sei mesi prima era stato nella parte sbagliata, quella del Bayern, nella finale di Madrid. Arrivò con l’Inter campione del Mondo (per club). Arrivò e praticamen­te si chiuse il ciclo interista. I due eventi non sono correlati, se non per il fatto che contribuì allo scudetto del Milan e alla vittoria sui nerazzurri in Supercoppa (a Pechino), però non porta bene all’Inter. Ora che il travaglio iniziato nel AFP post-Triplete sembrava alle spalle, arriva lui e blocca i sogni di gloria di Icardi e soci.

QUELL’ANDATA Sempre ammesso che i meriti del Psv superino i demeriti interisti. Lui, ovviamente, dell’Inter non parla: «Abbiamo giocato abbastanza bene, con coraggio. Le differenze da come abbiamo iniziato in questo torneo sono enormi». La sua squadra giovane, di prospettiv­a, a tratti un po’ ingenua, chiude con 2 punti: «Sono meglio di uno. Potevamo anche vincere qui, e comunque un pari è una medaglia. Passare il girone sarebbe stato incredibil­e. La prima partita contro l’Inter è stata cruciale e Handanovic andava espulso. Magari vincendo quella partita avremmo potuto lottare fino alla fine. Ma abbiamo fatto vedere che possiamo competere con tutti». Van Bommel, al primo anno da primo allenatore, rivendica i necessari tempi di crescita: «Molti dei miei sono diventati nazionali, o giocatori internazio­nali, in questo inizio di stagione». Esperienze da fare. Quelle che deve costruirsi anche l’Inter.

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Mark Van Bommel, 41

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