Il 5% dei diritti tv soltanto dal 2021 Ora pagano i club
●Il Governo concede rinvio e taglio della quota Ma subito un contributo di solidarietà in stile Fifa
Fumata bianca, che più bianca non si può, nella trattativa Calcio-Governo. Proprio mentre la vertenza con il Coni non riesce a muoversi dal diplomatico frasario della «reciproca disponibilità ad ascoltare», Gravina e Miccichè strappano al sottosegretario Giancarlo Giorgetti e al suo collega Simone Valente una sostanziale riscrittura della norma «calcistica» contenuta nella Legge di Stabilità in approvazione in Parlamento. Avete presente quel 10 per cento dei ricavi dai diritti tv collegato all’impiego dei giovani italiani che aveva spaventato i club (salvo un paio di eccezioni...) con la redistribuzione di una somma di quasi 120 milioni? Primo obiettivo centrato: l’asticella si abbassa a quota 5 per cento. Secondo: il premio scatterà solo dal campionato 2021-22, dando in questo modo alle società la possibilità di digerire la novità.
TUTTA LA FILIERA Questo è ciò che il calcio ha incassato dalla trattativa. Ma Lega e Federazione hanno preso un impegno, ed in fondo era questo uno degli obiettivi del governo: smuovere le «coscienze» in direzione di una valorizzazione dei vivai. Perciò la Figc si è impegnata a presentare già al Consiglio federale di martedì almeno le linee guida di una norma che imponga una trattenuta del 5%, sempre lui, sui trasferimenti a titolo definitivo di un calciatore, che sarà destinata alle diverse società che l’hanno lanciato e valorizzato. Con parametri che andranno poi stabiliti nel dettaglio, ma premieranno tutta la «filiera», a partire dalla società dilettantistica in cui ha cominciato a giocare il calciatore ceduto. Sul modello di quanto accade in sede Fifa, dove vige la regola del «contributo di solidarietà» (in questo caso la regola vale per i calciatori dal ● Era la percentuale originariamente prevista dalla norma del prelievo dai ricavi dei diritti tv da destinare a chi avesse utilizzato di più i prodotti del proprio vivaio ● I milioni di euro che oggi la norma modificata destinerebbe alle società che hanno maggiormente valorizzato i giocatori cresciuti nel proprio settore giovanile 12° al 23° anno di età). «Un impegno apprezzabile, del resto il calcio fin dall’inizio si è mostrato ragionevole e propositivo – racconta il sottosegretario Simone Valente –. E noi in questo modo otteniamo comunque che lo sforzo economico di piccoli club dilettantistici venga riconosciuto e premiato».
GLI EFFETTI La combinazione dovrebbe consentire di raggiungere il risultato senza il rischio di produrre effetti sproporzionati della norma con l’impiego di un solo giocatore che avrebbe potuto spostare diversi milioni verso una società introducendo un elemento di distorsione del sistema (con club che magari al solo obiettivo di intercettare questa parte di mutualità avrebbero schierato i giocatori anche a scapito del risultato sportivo...). Non a caso, non è stata solo ridotta la quota, ma anche rinviato a un regolamento apposito la scrittura dei parametri per assegnare i fondi, che oggi ammonterebbero a circa 60 milioni. Per il sottosegretario Giancarlo Giorgetti «l’intesa è una sintesi positiva che costituisce le basi per un futuro migliore del calcio italiano». Il presidente Gabriele Gravina è convinto che «l’investimento sui giovani» rappresenti «una priorità che produrrà effetti positivi su tutto il sistema». Probabile, infatti, che a regime le società di A preferiscano formarsi i migliori giocatori in casa, senza dover rinunciare ogni volta che ne cedono uno preso da altri al 5% della vendita.
E SUL BETTING... Comunque l’atmosfera dei colloqui era particolarmente positiva. Prova ne è che fuori dal comunicato ufficiale, c’è stata un’altra svolta, o mini svolta. Il divieto di sponsorizzazioni da aziende del comparto scommesse potrebbe effettivamente scattare dal primo luglio, come si discuteva da un po’, e non dal 1° gennaio. Un modo per salvaguardare i contratti in essere che viaggiano sui tempi della stagione calcistica e non quelli dell’anno solare. Lega e Figc formalizzeranno al ministero per lo Sviluppo economico questa richiesta nei prossimi giorni, ma il Governo ha già dato la propria disponibilità a differire di sei mesi l’introduzione della norma contenuta nel decreto Dignità. A questo punto resta solo un elemento divisivo su cui le parti sembra non si siano avvicinate: il contributo delle società alle spese dell’ordine pubblico, un punto sul quale Salvini era stato categorico (la norma era stata introdotta ai tempi del governo Renzi con percentuali comprese tra l’1% e il 3%, senza arrivare però al regolamento attuativo). Anche su questo, in realtà, Gravina si è detto possibilista. Se ne saprà di più martedì, quando si riunirà il Consiglio federale, che nel suo ordine del giorno conterrà anche la definizione della norma sul «contributo di solidarietà», anche se difficilmente saranno definiti tutti i paletti. Più probabile che Gravina sottoponga al governo federale le linee guida da trasformare in norma al rientro dalle feste natalizie.
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