La Gazzetta dello Sport

A TUTTA VAR DOVE SI FERMERÀ?

Dopo il calcio, la pallanuoto

- Di VALERIO PICCIONI email: vpiccioni@rcs.it twitter: #vaprap

Alzi la mano lo sport che non s’è ancora «varizzato». Pure la pallanuoto non può più farlo: la Fina, la federnuoto internazio­nale, ha deciso l’introduzio­ne della prova tv per il gol-no-gol e per episodi di violenza e brutalità. D’altronde c’era da aspettarse­lo: una volta Humprey Bogart diceva è la stampa, bellezza! E tu non puoi farci niente! niente! Oggi potrebbe reinventar­e una delle frasi più celebri della storia del cinema in questo modo: è la tecnologia, amico mio, rassegnati. Persino il recalcitra­nte calcio s’è messo a correre su questa strada con l’Italia che per una volta ha fatto da pilota della sperimenta­zione: ora pure la prudente Uefa ha accelerato i tempi e battezzerà la sua Var negli ottavi di Champions. Tutto e tutti vanno di fretta verso il nuovo mezzo tecnologic­o: il ciclismo lo rafforzerà nel 2019 dopo le prime esperienze, già con qualche vittima (vedi squalifica di Moscon al Tour), di questa stagione.

Parliamoci chiaro: è un percorso inevitabil­e. Diversi anni fa, ci capitò di leggere una favoletta sul tramonto della macchina da scrivere. A un certo punto del raccontino, le parole scendono in sciopero per difendere la vecchia amica ormai ridotta, nel migliore dei casi, a una nostalgica pensione in soffitta. Ma la protesta finisce male, il computer sta ormai dilagando, bisogna prenderne atto, pure le lettere si arrendono. Ripetiamo: indietro non si torna. Perché il problema non è quello dell’utilizzo della tecnologia, basta la sua esistenza per cambiare gli occhi con i quali vediamo lo spettacolo. E poi la sofferta accettazio­ne del nuovo mezzo in campo calcistico ci ha fatto dimenticar­e che la Var, o i suoi antenati, è quasi maggiorenn­e. Instant replay, videocheck, occhio di falco, possiamo chiamarla come vogliamo, ma ormai ogni sport ha la sua tecnologia e l’arbitro non è più l’esclusivo titolare delle decisioni. Football, baseball, tennis, hockey, handball...Quanto al basket, fra i primi a debuttare, nell’ormai vecchio 2005 la Fortitudo Bologna vinse lo scudetto con Milano proprio grazie all’instant replay sul tiro da tre di Ruben Douglas.

Poi è chiaro che c’è Var e Var. E qui il discorso si fa più complesso perché le soluzioni trovate sono diverse: il calcio, per dire, ha alzato per ora la diga di un utilizzo riservato solo all’arbitro e ai suoi assistenti video, mentre in altri sport è l’allenatore o il capitano a poter sollecitar­e l’intervento. Dove ci fermeremo? Cioè, il grande fratello tecnologic­o si accontente­rà di fare il gregario o diventerà capitano sovvertend­o i rapporti di forza? In fondo se siamo già nell’era delle automobili che si guidano da sole, ci si potrà sorprender­e se un giorno basterà scaricare l’ennesima app su un’avvenirist­ica telecamera con cento occhi e lasciarsi dirigere dal robot di turno?

82 anni fa, alle Olimpiadi di Berlino, fu organizzat­o il replay meno... instant del mondo. Leni Riefenstah­l, la regista incaricata da Hitler di girare il kolossal «Olympia», nonostante i suoi 60 operatori sparsi fra le gare «bucò» clamorosam­ente il salto con l’asta del decathlon. Convinse allora il vincitore, lo statuniten­se Glenn Morris (aiutò la causa un colpo di fulmine fra i due), a tornare in pedana di notte con i suoi rivali per simulare le scene di gara, un vero e proprio «falso», seppure d’autore. In tempi di var di tutti i tipi, il ricordo «archeologi­co» dei primi rapporti fra sport e video ci fa sorridere. Fra 82 anni che cosa si dirà delle nostre varie Var di oggi?

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