INTER E SPALLETTI L’ORA PIÙ BUIA
Anche il Napoli lascia la Champions con rimpianti
Volevamo fare il pieno, proseguiamo con il serbatoio a metà. In Champions continuano le sole Juve e Roma, qualificate dal turno scorso. Escono Napoli e Inter, ma in modo profondamente diverso.
Ad Ancelotti, che lascia la «sua» Coppa per differenza reti, resta la grande amarezza dopo aver giocato un girone a testa alta: il Liverpool gli è stato ancora fatale. I reds forse non hanno meritato rispetto al Napoli nel bilancio delle sei partite (tutte perse quelle fuori casa da Klopp), ma hanno sicuramente meritato di vincere la partita secca. L'unica «colpa» per il Napoli è essere arrivato a giocarsi tutto, in un «dentro o fuori» che sembrava una finale, ad Anfield contro la squadra lo scorso anno finalista di Champions e attualmente prima in Premier davanti al Manchester City di Guardiola. Una impresa uscirne indenni. Avesse vinto come avrebbe dovuto e potuto nella prima gara a Belgrado oggi non staremmo qui a piangere lacrime amare. Ma al Napoli era complicato chiedere di più in un girone con Liverpool (battuto al San Paolo) e Psg (due pareggi di cui uno a Parigi, che ancora grida vendetta per il gol all'ultimo secondo di Di Maria). Il Napoli deve essere triste, ma non deve avere rimpianti: ha fatto il massimo o quasi. Il valore della squadra e del suo tecnico potranno essere decisivi in Europa League. Per qualità di gioco il Napoli era sicuramente una delle quattro italiane che avrebbe meritato di andare avanti, ma il calcio vive di risultati e non solo di bellezza. Restano negli occhi le occasioni nel finale di Callejon e di Milik, ma come non ricordare anche le due clamorose chance fallite da Mané e la mole di gioco condita da tanti pericoli messa in vetrina da Salah e compagni? In casa il Liverpool sa mettere una pressione sugli avversari che è difficile sostenere a lungo.
Diverso il discorso per l'Inter e Spalletti: tutte le partite del suo girone sono state sofferte, faticose, spesso avare di gioco (fatta eccezione per la trasferta in Olanda). L'inter ha subito in tutte e quattro le partite contro le avversarie più forti (Tottenham e Barcellona): anche quando ha vinto nel recupero contro gli Spurs e pareggiato in rimonta contro Suarez. Nonostante limiti e difficoltà, compensate con grinta e cuore più che col gioco, con un successo ieri in casa, contro il Psv già eliminato, l'Inter sarebbe arrivata agli ottavi. Ma chi è causa del suo mal... Non aver vinto con una squadra alla sua portata, ed essere stata costretta ancora una volta a recuperare il risultato a San Siro come nelle precedenti partite di Coppa, dimostra che questa qualificazione l'avrebbe sicuramente meritata il popolo nerazzurro, ma non tecnico e squadra. A segnare ancora una volta è stato Icardi, l'unica vera risorsa offensiva, ieri sostenuto al meglio solo da Politano. Già, Icardi: al di là del gol segnato e della prestazione, ci chiediamo ancora se sia stato opportuno che il capitano della squadra sia andato a Madrid a vedere il Superclasico River-Boca come un tifoso argentino qualsiasi, sobbarcandosi un viaggio notturno a meno di 48 ore dalla gara più importante dell'Inter. È questo l'esempio da dare ai compagni? Si prepara così una partita di vitale importanza? Il problema non è quanto quel viaggio abbia inciso: è una questione di immagine, regole, comportamenti. Marotta, che tra poco si insedierà ad Appiano, a -14 dalla Juve e ora in Europa League avrà molto da lavorare: non solo per migliorare la squadra e valutare con molta attenzione il lavoro del suo allenatore, ma anche per mettere regole e paletti.