Il bronzo più atteso dopo un anno nero Ora è su tutti i podi
●Con la gemma nei 400 sl, vanta medaglie ai Giochi, Mondiali ed Europei. Lo zio-coach: «Mangerà il panettone...»
La collezione, provvisoriamente, è completata: Gabriele Detti, di salute cagionevole, quando sta bene non teme la battaglia. E dalla corsia numero 1 confeziona pure l’unica medaglia azzurra nella prima sessione di finali ai Mondiali di vasca corta a Hangzhou. Dove i suoi colleghi di podio olimpico e mondiale estivo non c’erano, essendo rimasto a casa l’australiano Mack Horton e, in tribuna a fare solo passerella nella cerimonia inaugurale, il cinese Sun Yang. Ma gli avversari non aspettano, non si commuovono e anzi scappano come il lituano Rapsys, che si prende l’oro dei prestigiosi 400 sl con il record dei campionati rimanendo sempre in testa per il 3’34”01 con cui precede il vichingo Christiansen (3’36”64) mentre Gabri si prende la medaglia in 3’37”54, senza neanche dover migliorare il suo primato italiano che resta immacolato per 32 centesimi. Chiudere così l’anno orribile, a causa della spalla costantemente infiammata che non gli ha consentito di gareggiare agli Europei estivi, è già un successone. È, soprattutto, il primo podio iridato in vasca corta: l’unica gemma che era sempre sfuggita a Detti, a zero al cospetto del più celebrato e decorato Paltrinieri.
ORGOGLIO Campione del mondo degli 800 nel 2017 a Budapest, il Nipote è nelle parole dello zio-allenatore Stefano Morini: «È stato bravo, ha disputato una gara d’orgoglio, si è guadagnato il panettone — fa con ironia il Moro — dopo uno stop di 10 mesi e 3-4 linee di febbre Ha ricominciato a lavorare con gradualità dal 3 settembre e i primi di novembre non sapevamo ancora se presentarci a questi Mondiali o puntare direttamente a quelli estivi e non stressarlo. Comunque, è andata bene e ora da gennaio iniziamo un programma in vasca lunga con due alture, carichi crescenti. Sì, le gare da cinquanta metri sono un’altra storia. E sono contentissimo anche per Ilaria Cusinato, un po’ troppo veloce a delfino, forse ha pagato un po’ a rana». Il Nipote ha centrato ancora l’obiettivo in modo sbrigativo: ora darà una mano alla 4x200 non essendoci gli 800 ed essendo troppo impegnative adesso sessanta vasche per i 1500. Racconta com’è uscito dal tunnel, dalla solitaria sofferenza che pare sempre condizionarlo nella sua già ricca carriera: «Sono contento, la medaglia non me l’aspettavo con soli 2 mesi e mezzo di allenamenti senza più infiammazioni, non credevo di nuotare già così vicino al record italiano. Come ho vissuto questo periodo? È servito un po’ di tutto, anche di fortuna, per fare tutto ciò servono gli attributi. È stato un anno lungo e complicato, ma ora prendo la medaglia e la porto a casa, penso già al 2019 e al 2020». Se sei campione del mondo e hai già raccolto due podi olimpici, non ti resta che puntare al colpo grossissimo dell’oro ai Giochi, come sintesi massima.
NO TABU’ La perla che mancava non era un’ossessione o un tabù per uno come Detti che ha passato diversi momenti difficili: «È solo la salute che mi ha fermato in questi anni, sapevo che entrando in finale, poi avrei potuto giocarmela. L’assenza di Sun Yang? Quando fa il Sun non lo prende nessuno». Quella corsia laterale, quel secondo 200 in crescendo (dopo essere transitato a metà al 7° posto in 1’47”22) diventato il suo punto forte, tutto è servito a Detti che soffre e palpita per la sua Inter: «Sinceramente pensavo servisse meno per la medaglia. È stato come ai Mondiali di Budapest: mi sono qualificato 7° e dalla corsia uno sono arrivato 3°. Un ottimo punto di partenza. Ci voleva. Parto con un altro brio». Per non fermarsi più.