La Gazzetta dello Sport

La McLaren entra al 50% nel team dello Squalo

● La Casa di Woking, già di Lauda, Hamilton e Alonso, è controllat­a (come la squadra) dalla famiglia reale del Bahrain: il nome sulla maglia

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A WOKING (GB) twitter@cirogazzet­ta 4. 3.

Una ‘semplice’ sponsorizz­azione? No, di più. McLaren irrompe nel ciclismo dalla porta principale, entrando al 50% nella proprietà della Bahrain-Merida che si appresta alla terza stagione di attività nella massima serie del World Tour, sempre con Vincenzo Nibali leader dell’organico. «Non c’è una data di scadenza, si tratta di un grande progetto, a lungo termine. Mettiamo a disposizio­ne della bici tutto il nostro sapere per aiutare questa squadra a raggiunger­e i più alti traguardi», spiegano a Woking, il quartier generale della Casa automobili­stica dove lavorano 4.000 persone: è stata spostata qui anche la produzione delle super-car, mentre nei corridoi i bolidi di Formula 1 su cui hanno trionfato Fittipaldi, Hunt, Lauda, Senna, Prost, Hakkinen, Alonso e Hamilton stanno lì a ricordare di chi stiamo parlando.

FAMIGLIE Il regno del Bahrain ha un ruolo chiave in questa storia. La squadra di ciclismo era stata voluta dal principe Nasser bin Hamad al Khalifa, triatleta praticante e appassiona­ti di diversi sport, bici in primis. Suo fratello maggiore, il ‘Prince Crown’ Salman bin Hamad al Khalifa, ha dato invece impulso ai motori: la Formula 1 è sbarcata in Bahrain già nel 2004, per la prima volta in quell’area geografica. E la maggioranz­a della proprietà McLaren è in mano proprio alla famiglia reale: alla inaugurazi­one del nuovo centro a Sheffield, per il quale sono stati investiti 50 milioni di sterline e dove si produrrann­o le vasche di carbonio, oltre a Salman bin Hamad al Khalifa c’erano anche William, nipote della regina Elisabetta II e in lista per la succession­e al trono dopo suo padre Carlo, e la moglie Kate.

INTRECCIO Ciclismo e Formula 1 a braccetto, quindi. Lo spiegano Tim Bampton, direttore comunicazi­one del gruppo; Duncan Bradley, direttore della sezione ‘health and business’; John Allert, il capo del marketing. «Sono tanti i settori in cui possiamo sviluppare nuove idee con le nostre competenze e portare innovazion­i e vantaggi alla squadra – dicono —. Dall’aerodinami­ca alla comunicazi­one, dalla tecnica alla nutrizione». E poi c’è Brent Copeland, general manager di un team ringiovani­to per il 2019 (28 anni l’età media), leggerment­e ridotto nell’organico (da 28 a 25 atleti) e più internazio­nale. Il sudafrican­o di Como è entusiasta: «Sì, perché c’è l’entusiasmo di un’azienda così importante per il ciclismo che non vedevo da tanti anni. L’approccio è quello giusto, con umiltà, sanno quanto è difficile essere competitiv­i al top: vogliono imparare e sono pronti ad aiutarci in tutti i settori».

FUTURO Sulla nuova maglia, presentata oggi nel ritiro dell’isola di Hvar in Croazia, appare già McLaren. Per il 2019 la denominazi­one del team non cambia, mentre non ci sarà da sorprender­si se McLaren sarà nel nome della squadra dal 2020. «Parte tecnica, commercial­e e marketing in cui sono i numeri uno, e poi hanno 600 persone che lavorano nel settore del benessere della persona e dello sportivo – continua Copeland —. Per noi significa moltissimo. E poi la logistica, la comunicazi­one, la psicologia applicata all’atleta in cui nel ciclismo siamo solo all’inizio. Il mondo della bici è molto tradiziona­le. Più parliamo, più scopriamo campi in cui la collaboraz­ione può farci progredire. Ci sarà personale McLaren a corse e ritiri. Sono rimasto molto colpito ● Vincenzo Nibali, 34 anni, nella sede della McLaren ammira la F.1 di Alonso ● Una bici Merida in galleria del vento ● Presentato ieri a Woking il nuovo smartphone OnePlus 6T McLaren Edition, con 10 gigabyte di memoria: si ricarica in soli 20’ ● Nibali con il general manager Brent Copeland mostra la scritta McLaren sulla maglia

LA CHIAVE

Un progetto a lungo termine che coinvolge settori come aerodinami­ca, comunicazi­one, tecnica e nutrizione

E C’E’ ANCHE LO SMARTPHONE

dalla loro organizzaz­ione, e i risultati sono la conseguenz­a di una squadra organizzat­a bene. Con un brand di questa forza, sarà più facile convincere della bontà dei cambiament­i, dei rinnovamen­ti».

Sì, cambiare e modernizza­re sono due verbi che girano spesso nella mattinata inglese. E un esempio concreto è lontano appena qualche centinaio di metri, dove oltre una porta c’è la sala di controllo che durante i gran premi è collegata in tempo reale con i circuiti di Formula 1: si ha accesso in diretta a tutti i dati e ci si confronta con il box in chiave tattico-strategica. Proprio sicuri che questo non possa sbarcare in tempi brevi anche nel ciclismo? Forse il futuro è già arrivato.

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