Leiva, fine del calvario Senza di lui il crollo Lazio
● Romani secondi comunque vada con l’Eintracht, l’attesa è tutta per il brasiliano che parte dalla panchina: Inzaghi non ne può fare a meno
INVIATO A FORMELLO (ROMA)
Il protagonista più atteso è...in panchina. Capita quando una partita offre pochi motivi d'interesse agonistico. Quella di stasera all’Olimpico tra Lazio ed Eintracht, in realtà, di spunti ne offre comunque parecchi. Dalla voglia dei tedeschi di chiudere il girone a punteggio pieno (sarebbe la prima volta in Europa League per una squadra della Bundesliga) all’obbligo della Lazio di interrompere la striscia senza successi che dura da oltre un mese. Manca però l’ingrediente più importante: il pathos che deriva dalle partite in cui ti giochi qualcosa. I biancocelesti (Inzaghi farà turn over totale, Acerbi il solo titolare presente) e i tedeschi la qualificazione l’hanno già ottenuta con due giornate di anticipo e il successivo k.o. dei laziali a Cipro ha svuotato il match di stasera anche della possibilità per i romani di soffiare il primo posto all’Eintracht (sarebbe comunque servita un’impresa: vincere per 3-0).
BENTORNATO
Così, in ambito Lazio, la notizia più importante ed anche quella da seguire con maggiore interesse (per vedere se il calvario sia effettivamente finito) è quella del ritorno in campo di Lucas Leiva. Si tratta in realtà di un ritorno in panchina. Inizialmente. Perché Inzaghi ha convocato il brasiliano non per fare numero, ma per fargli giocare uno spezzone di partita, quello finale. Con un impiego che dovrebbe oscillare tra i 15 e i 20 minuti. «Per noi è un giocatore importantissimo - ammette Inzaghi -. La mia intenzione è quella di portarlo in panchina e poi fargli mettere un po’ di minuti nelle gambe. Sta tornando al meglio, ma avendo avuto una ricaduta bisogna andarci cauti». Già. La cautela è d’obbligo. Perché la fretta di farlo tornare in campo, un mese fa, si è rivelata un boomerang. Si era fatto male proprio in Europa League, il brasiliano, a Marsiglia il 25 ottobre. Stiramento di primo grado all’adduttore la diagnosi. Si sarebbe dovuto fermare almeno per una ventina di giorni e invece è rientrato già l’11 novembre a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Prestazione incolore la sua, con sostituzione a un quarto d’ora dalla fine (evidentemente non stava ancora bene). Ma il peggio sarebbe arrivato tre giorni dopo in allenamento, con una nuova lesione all’adduttore che lo ha costretto a star fermo fino a pochi giorni fa. IMPRESCINDIBILE
Il vero problema è stato che, senza di lui, la Lazio è letteralmente crollata, restando a secco di vittorie. Che l’ex Liverpool sia indispensabile per Inzaghi lo dicono poi i numeri. In campionato Leiva ha complessivamente saltato sette partite, nelle quali la media punti dei biancocelesti è stata di 1,16 per gara. Nelle otto partite con lui in campo, invece, la Lazio ha fatto registrare una media di 2 punti a partita. Il motivo è semplice. Il brasiliano è l’equilibratore imprescindibile della formazione di Inzaghi. L’elastico che accorcia o allunga la squadra a seconda delle esigenze. Il costruttore dal basso della manovra e lo schermo a protezione della difesa. Ma anche e soprattutto l’anima del gruppo. Non ha cessato di esserlo neppure in questo periodo in cui è rimasto ai box. Nei giorni caldi del ritiro a Formello, la settimana scorsa, è stato uno di quelli che si è prodigato maggiormente per ricompattare il gruppo e riportare il sereno nello spogliatoio. Ma il suo apporto serve soprattutto in campo. Dove oggi rimetterà piede dopo un mese che, tanto a lui quanto alla Lazio, è parso un’eternità.