Aquilani: «Sensi come Verratti, è il colpo giusto»
●L’ex centrocampista rossonero: «A Sassuolo mi colpì subito, era attento ai miei consigli. È cresciuto molto»
C’è stato un tempo in cui Stefano Sensi andava a ripetizione per diventare un grande centrocampista. Il talento c’era già, tanto da catturare le attenzioni del Sassuolo che, in sinergia con la Juve, se l’era accaparrato investendo 5,5 milioni. Per imparare il mestiere, però, serviva un tutor di alto livello ed esperienza. La pensava così Eusebio Di Francesco, quando nel gennaio 2017 chiese ad Alberto Aquilani di trasferirsi al Sassuolo come racconta l’ex centrocampista, tra le altre, di Milan e Roma: «Mi chiamò perché aveva bisogno di una mano. C’erano tanti ragazzi di talento, ma tutti giovani e inesperti come Sensi, Pellegrini e Mazzitelli. Serviva appunto un fratello maggiore che potesse aiutarli a crescere». Detto, fatto. Aquilani approda alla corte di Squinzi e svezza i gioiellini neroverdi, con un occhio particolare proprio a Sensi che in quei mesi all’ombra di Aquilani cresce, facendo intravedere le doti che negli ultimi mesi l’hanno portato in Nazionale e imposto come uomo-mercato.
Il Milan punta su Sensi per il centrocampo. È l’uomo giusto?
«Dico di sì, perché Stefano è giovane e ha grandi prospettive. Negli ultimi mesi è cresciuto molto. Mi ricorda Verratti per il modo di giocare».
Come il centrocampista del Psg può giostrare sia da regista che da mezzala.
«Esattamente. Può fare entrambi i ruoli a metà campo. Come regista ha un’ottima visione nella costruzione del gioco, anche se manca un po’ di fisicità. Altrimenti, se si vuole costruire una squadra votata al palleggio, è ideale come interno».
Siete stati compagni a Sassuolo e Sensi era la sua riserva. Ci racconta un aneddoto?
«Stefano è un ragazzo molto educato e alla mano, con la testa sulle spalle. Il giocatore non lo scopro certo io, ma quello che mi colpì era la sua attenzione ai consigli che gli davo in allenamento. Spesso correva un po’ a vuoto e allora gli suggerivo la posizione da
CENTROCAMPISTA
occupare tatticamente per sfruttare meglio le sue caratteristiche».
Al Milan lei ha giocato insieme a Gattuso nella stagione 2011/12. Si immaginava all’epoca potesse diventare l’allenatore dei rossoneri?
«Rino era uno dei leader dello spogliatoio. Aveva grande personalità, perciò non mi ha sorpreso vederlo in panchina. Piuttosto Gattuso mi ha meravigliato per l’organizzazione della sue squadre e la continua ricerca del palleggio. Pratica un calcio molto offensivo».
HA UN’OTTIMA VISIONE DI GIOCO E PUÒ FARE ANCHE L’INTERNO
Fa strano non vederla in campo. Quale sarà il suo futuro?
ALBERTO AQUILANI
«Per la prima volta sono senza squadra, ma nessuna tragedia. Mi sto allenando e sono ancora in forma, però non sento l’ansia di ripartire a tutti i costi. Dovesse arrivare una proposta e farmi scattare la scintilla, ben venga. Qualche contatto c'è stato. Non ho ancora messo il punto alla mia carriera».
Intanto farà il presidente della Spes Montesacro.
«Ho deciso di acquistare la scuola calcio del quartiere in cui sono cresciuto e ho iniziato a giocare. Cercherò di mettere a disposizione la mia esperienza per aiutare i ragazzi ad affacciarsi al mondo del calcio».