La Gazzetta dello Sport

L’INTER RIEMPIE SAN SIRO DI GOL

●Senza tifosi dopo i buu razzisti, i nerazzurri chiudono la pratica Benevento in 7 minuti: in gol anche Dalbert e 2 volte Candreva. Ora la Lazio

- Pierfrance­sco Archetti

Sei reti al Benevento nello stadio vuoto, con Icardi e Lautaro (2) Nei quarti la Lazio in casa. Spalletti: «Skriniar è fuori mercato»

Se ci fosse stato il pubblico, e mischiato in tribuna anche qualche agente del fondo di Hong Kong che vuole comprare il 31,05% dell’Inter, sarebbe stata una serata da non dimenticar­e: 6 gol avrebbero fatto sfollare la gente con un sorrisone, i signori orientali avrebbero fatto partire il bonifico (a Thohir) e i tifosi rimasti senza biglietto avrebbero ugualmente sentito la soddisfazi­one. Per l’abbuffata di gol e per i soldi in arrivo. Ma lo stadio è invece vuoto, spettrale, e la partita sembra così semplice (2-0 dopo 7 minuti) e finta che quando termina non si conosce il risultato. Perché Candreva segna, l’arbitro fischia gol e fine, i giocatori escono in fretta anche se non troveranno coda per lasciare il Meazza, ma Giua a centrocamp­o colloquia con i videoassis­tenti e soltanto dopo convalida il 6-2. Avesse aspettato ancora un po’, sarebbe rimasto da solo a indicarsi il punteggio.

VERO E FALSO Di vero c’è che sono state scansate alcune trappole. Presunzion­e, pigrizia, silenzio: erano questi i tre pericoli per l’Inter prima di raggiunger­e la Lazio nei quarti di Coppa Italia. Visto che non ci sono complicazi­oni al superament­o degli ottavi per la quindicesi­ma volta nelle ultime sedici edizioni, si può confermare che l’Inter abbia rispettato e non sottostima­to il Benevento, sesto in Serie B; la squadra si è data una mossa per tenere lontano l’imbolsimen­to da vacanza e non si è fatta impaurire da una cattedrale deserta per motivi disciplina­ri. Diverse fiammate, cinque gol su sei piovono all’inizio e alla fine dei tempi, vengono mischiate a frenate istintive, con troppi tiri lasciati (venti), ma i nerazzurri restano in corsa per il secondo trofeo nazionale, l’ultimo in assoluto preso dal club, quasi otto anni fa, non l’altro ieri.

MOTIVI E PROTAGONIS­TI Non c’è partita per l’avvio bruciante, con il rigore di Icardi al 3’ e il raddoppio poco dopo di Candreva. Ma pure perché l’Inter impedisce in qualche modo il rientro dei campani, discreti nel portarsi nell’altra area quanto disastrosi nel proteggers­i nella propria. E il percorso non cambia nemmeno dopo, perché Spalletti cambia il centravant­i, togliendo Icardi all’intervallo sul 3-0 e portando più avanti Lautaro Martinez, in avvio sacrificat­o trequartis­ta nel 4-2-3-1. Il Toro ha sete di gol, ne infila due e arriva a cinque stagionali, sempre a San Siro. Per lui che ci sia o meno il pubblico, cambia poco. Se Spalletti chiedeva delle risposte a questo impegno, ne trova alcune confortant­i. Tipo Candreva, che da settembre a oggi aveva corso in campionato soltanto per un quarto d’ora e non di fila. L’esterno è preciso sotto porta (doppietta e rigore procurato). Buoni i primi minuti stagionali per Padelli e Ranocchia che non cambiano aspetto alla difesa, perché il lato debole è quello di Vrsaljko. Per quanto riguarda altri recuperi di ex speranze finite ai margini, vedi Gagliardin­i e Dalbert, meglio il secondo del primo e la rete del brasiliano (la prima in nerazzurro) è un capolavoro di corsa e tiro. Se Perisic, al solito, decide quando accendersi, ma quando lo fa propone tre assist, la convivenza tra Icardi e Lautaro non è da coppia in viaggio di nozze: l’allenatore lo sa e non li mette vicini simil 4-4-2, ma tiene Martinez dietro al capitano, quando sono insieme. E la sistemazio­ne spiega molto.

BENEVENTO CORAGGIOSO A San Siro il Benevento festeggiò in aprile la prima e unica vittoria in trasferta della sua storia in Serie A, anche se l’avversario era il Milan. La squadra di Bucchi è tornata in B con desiderio di risalita immediata, anche se finora ha mostrato più di una difficoltà, però arrivava da sei risultati utili su sette. Il campionato ha la priorità, chiaro, e non basta la testa libera per godersi la prima volta agli ottavi di coppa seppur in un ambiente da fantasmi. Non è uno di loro Roberto Insigne, il più bravo non solo per la punizione del 4-1. E nemmeno i centrocamp­isti che magari proteggera­nno poco però vista la situazione hanno provato almeno ad affinare il palleggio offensivo e le entrate in area. Il Benevento capisce subito che è una partita finta ma fa di tutto per credere che sia vera.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy