La Gazzetta dello Sport

Ecco le 8 di Coppa Olimpia-Virtus classica del basket

●James è spento e Curtis diventa il trascinato­re Pianigiani: «Noi svuotati, ma la voglia c’è sempre»

- Andrea Tosi INVIATO A TRIESTE

«La mia anima è a Trieste» si legge sulla maglia nera dell’Alma, una divisa inedita per celebrare il 78° anniversar­io della scomparsa di James Joyce, il grande scrittore irlandese che visse a lungo nel capoluogo giuliano. Ma per battere Milano, nella sfida tra la matricola e la capolista, ci vuole più dell’anima, soprattutt­o ci vuole coraggio. Quello che Trieste non trova negli ultimi minuti quando il suo canestro diventa come la cruna di un ago e subentrano il braccino e la paura di vincere una partita che poteva schiudere alla squadra del presidente Scavone le porte per le Final Eight di Coppa Italia. Invece alla fine è l’Olimpia a festeggiar­e un successo importante, perché costruito soffrendo la peggiore giornata offensiva di James e i problemi fisici di Gudaitis, frenato dalla caviglia destra instabile, ferita nella battaglia in Baviera, nel giorno in cui, oltre al lungodegen­te Nedovic, coach Pianigiani decide di dare un turno di riposo a Micov per motivi di turnover. Il lituano, a lungo oscurato dai centri triestini, soprattutt­o dal saltatore Mosley, torna per il finale mettendo la firma sul risultato con un paio di canestri e stoppate. I campioni si vedono in queste situazioni.

CLIMA PLAYOFF «Siamo arrivati più che svuotati a questa trasferta - recita l’ex c.t. azzurro -. Dopo le due gare ravvicinat­e di Eurolega, c’erano tutti i presuppost­i per cadere davanti ad un avversario forte e in salute e ai suoi 7mila tifosi. Paradossal­mente, questo clima caldo, da playoff, ci ha aiutati a tirare fuori tutte le energie che abbiamo. Vincere così con James che va risparmiat­o e Gudaitis non al meglio mi conferma che la squadra ha sempre voglia di battersi anche se fisicament­e attraversi­amo un momento molto difficile avendo tanti giocatori in difficoltà». Trieste è brava a reggere la prima spallata di Milano che vola a +12 (1325) in avvio di secondo quarto coi bengala di Bertans. L’innesto di Cavaliero e poi di Mosley cambiano l’inerzia col rientro e sorpasso dell’Alma all’inizio del terzo quarto. Qui Milano è sfasata, attacca male, Kuzminskas torna sulle sue nuvole e James non carbura, ma Trieste non ne approfitta. Mosley la spinge sul +8, poi comincia la corrida e qui Jerrells diventa protagonis­ta. L’eroe dello scudetto 2014 surroga al meglio James, le sue triple tengono l’AX a contatto e poi scavano il solco negli ultimi 2’ quando Trieste si smarrisce.

ESPERIENZA «Nel finale è venuta fuori tutta l’esperienza di Milano - sospira Dalmasson, che non si attacca all’alibi degli 8 tiri liberi tirati contro i 27 di Milano evitando la polemica -, noi invece abbiamo perso lucidità negli uomini più importanti. Sì, forse abbiamo avuto paura di vincere, ma il risultato dice che ce la siamo giocata fino in fondo. Non sono deluso per avere mancato le Final Eight, evidenteme­nte non le meritavamo. Brindisi è stata più brava di noi. Comunque il nostro campionato finora resta positivo. Firmerei subito per fare 14 punti anche nel ritorno».

NON SONO DELUSO PER LA COPPA LA STAGIONE RESTA POSITIVA

EUGENIO DALMASSON COACH ALMA

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Mente Virtus Tony Taylor, 28 anni
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