Ecco le 8 di Coppa Olimpia-Virtus classica del basket
●James è spento e Curtis diventa il trascinatore Pianigiani: «Noi svuotati, ma la voglia c’è sempre»
«La mia anima è a Trieste» si legge sulla maglia nera dell’Alma, una divisa inedita per celebrare il 78° anniversario della scomparsa di James Joyce, il grande scrittore irlandese che visse a lungo nel capoluogo giuliano. Ma per battere Milano, nella sfida tra la matricola e la capolista, ci vuole più dell’anima, soprattutto ci vuole coraggio. Quello che Trieste non trova negli ultimi minuti quando il suo canestro diventa come la cruna di un ago e subentrano il braccino e la paura di vincere una partita che poteva schiudere alla squadra del presidente Scavone le porte per le Final Eight di Coppa Italia. Invece alla fine è l’Olimpia a festeggiare un successo importante, perché costruito soffrendo la peggiore giornata offensiva di James e i problemi fisici di Gudaitis, frenato dalla caviglia destra instabile, ferita nella battaglia in Baviera, nel giorno in cui, oltre al lungodegente Nedovic, coach Pianigiani decide di dare un turno di riposo a Micov per motivi di turnover. Il lituano, a lungo oscurato dai centri triestini, soprattutto dal saltatore Mosley, torna per il finale mettendo la firma sul risultato con un paio di canestri e stoppate. I campioni si vedono in queste situazioni.
CLIMA PLAYOFF «Siamo arrivati più che svuotati a questa trasferta - recita l’ex c.t. azzurro -. Dopo le due gare ravvicinate di Eurolega, c’erano tutti i presupposti per cadere davanti ad un avversario forte e in salute e ai suoi 7mila tifosi. Paradossalmente, questo clima caldo, da playoff, ci ha aiutati a tirare fuori tutte le energie che abbiamo. Vincere così con James che va risparmiato e Gudaitis non al meglio mi conferma che la squadra ha sempre voglia di battersi anche se fisicamente attraversiamo un momento molto difficile avendo tanti giocatori in difficoltà». Trieste è brava a reggere la prima spallata di Milano che vola a +12 (1325) in avvio di secondo quarto coi bengala di Bertans. L’innesto di Cavaliero e poi di Mosley cambiano l’inerzia col rientro e sorpasso dell’Alma all’inizio del terzo quarto. Qui Milano è sfasata, attacca male, Kuzminskas torna sulle sue nuvole e James non carbura, ma Trieste non ne approfitta. Mosley la spinge sul +8, poi comincia la corrida e qui Jerrells diventa protagonista. L’eroe dello scudetto 2014 surroga al meglio James, le sue triple tengono l’AX a contatto e poi scavano il solco negli ultimi 2’ quando Trieste si smarrisce.
ESPERIENZA «Nel finale è venuta fuori tutta l’esperienza di Milano - sospira Dalmasson, che non si attacca all’alibi degli 8 tiri liberi tirati contro i 27 di Milano evitando la polemica -, noi invece abbiamo perso lucidità negli uomini più importanti. Sì, forse abbiamo avuto paura di vincere, ma il risultato dice che ce la siamo giocata fino in fondo. Non sono deluso per avere mancato le Final Eight, evidentemente non le meritavamo. Brindisi è stata più brava di noi. Comunque il nostro campionato finora resta positivo. Firmerei subito per fare 14 punti anche nel ritorno».
NON SONO DELUSO PER LA COPPA LA STAGIONE RESTA POSITIVA
EUGENIO DALMASSON COACH ALMA