Il Toro non tira La Fiorentina sì Bum-bum Chiesa
●Doppietta dell’attaccante della Nazionale. Decisivo fra i viola l’innesto di Simeone. I granata vanno sotto nel loro momento migliore
Decisivo tra i viola l’innesto di Simeone Mazzarri: «Sono profondamente deluso. Fatti troppi errori»
Poi, con la benedizione di Pioli, ben verrà anche il vero Muriel. Per ora, a questa Fiorentina sempre più da viaggio, basta che si facciano venire i cinque minuti (letali per il Toro, dal 42’ al 47’ della ripresa, con i supplementari già all’orizzonte) Giovanni Simeone e Federico Chiesa: quello che forse si giocherà il posto con il colombiano e quello che, si è capito anche ieri, è e sarà l’unico ad avere un posto sicuro sempre, là davanti.
ZERO TIRI IN PORTA Al Toro invece non basta un quarto d’ora a inizio ripresa del suo tremendismo e mezz’ora complessiva di governo del gioco e del campo, dopo un primo tempo più sostanzioso dei viola, che nonostante il potenziale play, Fernandes, tampinato quasi a uomo da Baselli, avevano avuto perlomeno un’idea di ricerca del gol - Veretout e Mirallas murati da Sirigu - per spezzare un ritmo nervoso e ingolfato, da ruggine natalizia nel motore di due squadre meno brillanti di come le avevamo lasciate. Non gli basta perché chiude con un inquietante «zero tiri nello specchio», perché non ha avuto quello che invece la Fiorentina ha trovato negli attimi giusti: essenzialità, lucidità al momento di fare gol, e soprattutto l’uomo per farlo, Federico Chiesa.
RISCHIO CALCOLATO Il ragazzo è stato perfettamente in linea con l’invito del suo c.t. Mancini: deve tirare meglio e segnare di più. Ieri ha tirato bene quanto bastava e ha segnato la doppietta che ha portato la Fiorentina ai quarti di Coppa Italia per la sesta volta nelle ultime sette edizioni. Se questa partita si poteva considerare una prova generale d’Europa e la Coppa Italia è già di suo una «potenziale Europa League» -, se doveva indirizzare la ripartenza dopo la sosta, dare un indizio su come sarà la seconda parte della stagione, Pioli ha qualche motivo in più per rileggerla con piacere. Il tecnico viola aveva calcolato (bene, a posteriori) il rischio: Muriel subito titolare per dargli in fretta minuti-ritmo (si è visto: sono necessari...), Simeone dentro più tardi, per aggiungere freschezza quando si poteva decidere la partita. E il Cholito l’ha spaccata con una fuga in ripartenza di circa 50 metri: tiro, respinta di Sirigu e blitz vincente di Chiesa. Che ha replicato 5’ dopo, ancora in contropiede, approfittando nell’uno contro uno di un’incertezza sul da farsi con scivolone incorporato di Lyanco: gol convalidato dalla novità (in Coppa Italia) Var, che ne aveva annullato uno di De Silvestri in fuorigioco.
FATICA E REGALI A quel punto Mazzarri ha scosso ancora la testa, come aveva già fatto al momento di mandare in campo Lyanco al posto di Nkoulou, forse presago di quanto sarebbe mancato il camerunense. Al Toro e soprattutto a Djidji, bruciato per due volte (prima da Simeone e poi da Chiesa) nell’azione dell’1-0. Ma l’altra vera latitanza che ha condannato il Toro è stata quella degli attaccanti: i due che c’erano, Belotti e Iago, che in coppia hanno sprecato tre occasioni nei primi 6’ della ripresa (più una quarta lo spagnolo al 17’, ma era in fuorigioco); e pure l’assente in extremis (Zaza), per non dire della chance gol pulita e non sfruttata di testa da De Silvestri. Un problema ormai preoccupante, come quello della incombente «sindrome stadio di casa», per il Toro: che ha confermato di fare una fatica boia a segnare, ma non a prendere gol in contropiede su palla quasi regalata in difesa era già successo... - perdendo al dunque anche la solidità difensiva che sembrava aver trovato ormai nel suo dna. Non un bel segnale, con Roma e Inter dietro l’angolo. E nelle orecchie il rumore dei fischi, non troppi ma si sono sentiti, della Maratona.