Gozzi «DALLA RABBIA ALL’OLIMPICO LA FIABA ENTELLA SALVA IL CALCIO»
IL PRESIDENTE DEI LIGURI: «STASERA CON LA ROMA? IL PALLONE È IMPREVEDIBILE... LA B? UN DIRITTO, ORA PIÙ DETERMINATI»
Il «signor Entella» è un industriale che ha passato i 60 anni ma non si è stancato di cercare sfide, idee, «figli». E non si stanca di ripetere che «a farti grande sono i valori, non i soldi». Antonio Gozzi è insieme un professore universitario, un industriale, un tifoso dell’Entella (nonché suo presidente).
Presidente, pronti per la Roma?
«Beh, pronti per vivere la partita più importante della nostra storia. Giochiamo gli ottavi di finale di Coppa Italia in uno dei tempi del calcio internazionale contro una top europea. Bel premio per i nostri ragazzi dopo un’estate difficile. E un bel sogno da vivere per tutti noi».
Scusi, che c’entra l’Entella con il calcio dei colossi?
«Ma la provincia è l’ancora di salvezza del calcio. Pensate al Leicester di Ranieri campione d’Inghilterra. Il calcio italiano è un calcio di comuni, le realtà minori hanno un valore significativo. Anche in provincia si può fare buon calcio, prendete il Sassuolo del mio amico Squinzi. Qualche anno fa l’ex presidente della Lega B, Abodi, coniò lo slogan “B campionato degli italiani”: è giusto. Il calcio non è solo un evento per le tv, una Superlega europea ridurrebbe il resto in un cono d’ombra che finirebbe per essere la rovina di tutto il movimento. Il calcio di provincia racconta storie che legano generazioni familiari e affascinano il mondo. Pensate al nostro caso estivo, l’hanno seguito dall’Inghilterra all’Australia».
Ha voltato pagina rispetto al pasticcio estivo?
«Beh, l’amarezza c’è ancora, quantomeno nei confronti di parte della giustizia sportiva perché il Coni ci aveva dato ragione. Ma se un giudice emette una sentenza che non viene applicata, che giustizia è? C’è stata una prepotenza della Lega B, un campionato a 19 squadre è fuori da ogni regola. Mi spiace perché l’allora commissario Fabbricini si è piegato a un colpo di mano di pochi dirigenti».
Si disse che la ratio della riduzione era la sostenibilità.
«E la sostenibilità resta importante. Ma non risolvi un problema strutturale a colpi di mano. In ogni caso siamo ripartiti, bravi a trasformare la rabbia in determinazione. E la vittoria col Genoa è stata una risposta sul campo. E prima avevamo eliminato Siena e Salernitana, non le ultime arrivate».
Da presidente di calcio che esperienze per le sue imprese?
«L’attività calcistica è difficile e particolare. È instabile, fragile, legata ai risultati, al caso per certi versi. È una palestra manageriale di livello. La mia ricetta, per l’Entella, è stata la stabilizzazione della società. Da quando sono presidente ho avuto otto allenatori e lo stesso d.g. Matteazzi, lo stesso d.s. Superbi e lo stesso responsabile del vivaio, Montali. Abbiamo lavorato alla crescita ma con basi solide che consentissero anche di ammortizzare le cadute. Una retrocessione è dura da tanti punti di vista, economici e tecnici. Però se hai valori resti saldo, e i valori di una società non dipendono dalla categoria. Sappiamo che la diversità, e non l’omologazione, è il valore principale».
A proposito di diversità: il ticketing differenziato (i prezzi variano in base a partite, stagioni, meteo, eccetera) è un’idea che le è venuta in America?
«Ah no, quella è un’idea Dynamitick, un nostro progetto che aiuta le start up. Quella del ticketing differenziato è un’idea brillante, anche se non facile per il calcio. Però funziona, tanto che è diffusissima in altri ambiti di spettacolo».
Stasera cosa dirà a Zaniolo?
«Intanto gli farò i complimenti, poi gli dirò “oh, stai all’occhio”. Perché il rischio per i ragazzi come lui è la sovraesposizione mediatica. Ma guardi, è stato con noi, conosco la sua famiglia, e da buon ligure non avrà bisogno del mio consiglio di stare attento. Lui ha una grande testa, come tutti i grandi giocatori, quindi sa stare sia in campo che fuori».
Il vostro vivaio è noto per l’aspetto educativo.
«Proviamo a essere molto seri con i nostri ragazzi. Mia moglie si occupa direttamente del tutoraggio. Quando divenni presidente restai sconcertato da quanti ragazzi abbandonavano gli studi. Così cambiammo le regole: da noi o si va bene a scuola o non si va avanti. Perché poi di Zaniolo ce ne sono pochissimi, e allora meglio che ricevano istruzione adeguata».
Come finisce con la Roma?
«Sarò allo stadio e tornerò in treno con la squadra domani. Pensiamo a onorare il campo, il calcio è imprevedibile...». PARTITA PER ROMA IN TRENO
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