Titolo e vittoria su Allegri Rino insegue la sua prima
●Il tecnico pareva in bilico, ora si gioca un trofeo. Ma contro il collega bianconero...
Dieci minuti di show ad altissimo livello agevolato dal «torello», esercitazione che ai giocatori piace sempre molto. Stavolta si è messo in mezzo pure lui, a rincorrere il pallone. A un certo punto si è ritrovato per terra lungo disteso dopo un tackle di Gonzalo Higuain. Poi gli hanno fatto un tunnel e l’ha fatta pagare a Romagnoli, tirato giù come un birillo con uno sgambetto a forbice. E’ stato uno spettacolo vedere Rino Gattuso nei primi dieci minuti di allenamento, ieri. Risate clamorose, che poi hanno lasciato spazio a fatica, intensità e soprattutto serietà. Anche perché il propellente incamerato dal passaggio del turno in Coppa Italia sta inevitabilmente calando con l’avvicinarsi dello scontro frontale con la Juventus. E poi a Rino non piace il protagonismo. Quando qualcuno prova a indirizzare il riflettore su di lui, reagisce come quei personaggi paparazzati che girano bruscamente l’obiettivo del fotografo. Puntatelo su altre persone, non su di me. Eppure. Eppure Rino è ancora qui, a giocarsi nuovamente un trofeo dopo quattro mesi e mezzo di una stagione durante la quale sono stati in molti ad assicurare che non avrebbe visto il 2019. Sportivamente parlando, s’intende. L’altro giorno ha definito questa partita una montagna da scalare e a chi gli chiedeva le sensazioni nel pensare che questo potrebbe essere il suo primo titolo da allenatore, ha risposto che non ci pensava.
CONTRO MAX Certo, qualche scherzetto a Madama lungo la carriera l’ha combinato. Per esempio la finale di Champions League a Manchester, oppure il gol-ciofeca (come fu autodefinito) che permise ai rossoneri di sbancare l’Olimpico a marzo del 2011 in quella che tutt’ora resta l’ultima vittoria milanista in casa della Juventus. Da giocatore Rino in ventisei incroci ne ha vinte nove e perse dieci, e sono cifre assolutamente normali. Ma è altrettanto vero che da allenatore il piatto è poverissimo. Tre incroci e tre sconfitte contro Allegri, con nove gol sulla schiena e soltanto uno all’attivo. Peraltro firmato da un giocatore che nemmeno c’è più (Bonucci, allo Stadium). A restargli sullo stomaco è stata in particolare la finale di Coppa Italia dello scorso maggio, approcciata con entusiasmo e una discreta fiducia, e terminata invece con una quaterna sulla ruota di Roma. «E’ una sconfitta che brucia nella testa, nel cuore e nello stomaco», disse Rino sconsolato a fine partita. Con la maglia rossonera addosso ha vinto dieci titoli, adesso attende il primo in panchina. La squadra viene prima, d’accordo, ma questa sarebbe anche e soprattutto la sua vittoria.