La Gazzetta dello Sport

La forza del Toro Punta part time ma gol da bomber Lautaro funziona

●L’argentino non gioca tanto, però segna ogni 117’ E da vice Maurito riesce spesso ad essere decisivo

- Carlo Angioni MILANO

Un gol ogni 117 minuti e spiccioli. Meglio di Icardi e meglio di Cristiano Ronaldo. Certo l’amico Maurito e CR7 hanno già segnato 14 e 15 volte, ma questa statistica fa capire che la prima stagione nerazzurra di Lautaro Martinez finora è stata più che positiva. E che i 5 gol in 16 presenze, ma soprattutt­o in 584 minuti tra Serie A, Champions League e Coppa Italia, sono un bel biglietto da visita per l’attaccante part-time. Il Toro di Bahia Blanca si immaginava e sperava di giocare di più, questo è vero, ma essere riuscito a sfruttare praticamen­te tutte le chance dategli da Spalletti è un merito. L’argentino è il terzo bomber «italiano» consideran­do la media-reti per minuti giocati. Prima di lui ci sono Piatek (19 gol, uno ogni 93,32 minuti) e Milik (11 gol, uno ogni 114 minuti). Dietro tante stelle, da Icardi (un gol ogni 135,36 minuti) a Ronaldo (un gol ogni 136,8), fino a Quagliarel­la, che chiude la top 10. Cinque gol segnati in altrettant­e vittorie, sempre a San Siro. Lautaro signore del Meazza, insomma: perché l’urlo del tifo nerazzurro l’ha sostenuto quando il primo gol tardava ad arrivare (si è sbloccato col Cagliari a fine settembre), ma anche nel silenzio di due sere fa il 21enne attaccante argentino non si è fatto pregare. E da prima punta ha dimostrato di saperci fare.

DA SOLO I primi sei mesi milanesi dell’ex Racing di Avellaneda hanno certificat­o anche un’altra cosa: Lautaro e Icardi fanno coppia fissa fuori dal campo, ma quando c’è da giocare è un’altra storia. Spalletti, infatti, ha sperimenta­to i due insieme nelle amichevoli precampion­ato, non ha gradito il fallimento al debutto col Sassuolo e ha poi trovato la quadra con Icardi solo davanti e con il Toro sua alternativ­a da prima punta, non trequartis­ta. Anche il match contro il Benevento ha dato questa indicazion­e e l’allenatore nerazzurro l’ha prontament­e sottolinea­to. Togliendo ogni speranza a chi vuole ancora vedere i due argentini insieme. Ecco perché Lautaro dovrà continuare sulla stessa strada: lavorare duro in allenament­o, non perdere nessuna occasione, metterci sempre quella rabbia su ogni pallone che è un suo marchio di fabbrica. Niente lamentele sui social soprattutt­o, come ha invece fatto papà Mario attaccando Spalletti per lo scarso utilizzo del figlio.

RISALITA Quello è stato il momento più critico della stagione nerazzurra del Toro. Era inizio dicembre, Spalletti disse «non è un bambino, suo padre così danneggia lui e l’Inter», e Lautaro si è rimesso sotto. Superando le panchine e gli spiccioli di partite. E concentran­dosi solamente sul campo. L’effetto è stato rigenerant­e e i risultati sono arrivati tra fine 2018 e inizio 2019. A Santo Stefano l’argentino è entrato all’83’ e ha risolto la difficile sfida con il Napoli, segnando per la prima volta a una big. A Empoli ha giocato meno di mezz’ora ma lui e Nainggolan hanno dato la sterzata che ha portato la vittoria. Con il Benevento ecco la prima doppietta. Insomma, Lautaro funziona sempre di più. E se l’Inter farà strada in Coppa Italia e in Europa League (al via il 14 febbraio in casa del Rapid Vienna), avrà tante altre opportunit­à per far vedere che lui c’è. Magari non solo da attaccante part-time.

LA STAGIONE Solo Piatek e Milik hanno la media-reti migliore del n.10 dei nerazzurri

Insieme a Icardi non gira bene: Spalletti l’ha detto anche dopo la Coppa

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GETTY Lautaro Martinez, argentino di Bahia Blanca, è legato all’Inter da un contratto fino al 2023 e ha un ingaggio di 1,5 milioni all’anno

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