Travaglia nuova vita Che grinta l’altra Italia
●Stefano ride dopo tanti infortuni Avanzano pure Fabbiano e Seppi
C’è l’amico affidabile e costante, una garanzia nelle partite che si possono vincere. Con lui, il ragazzo di talento risorto almeno tre volte e l’ex promessa tascabile sempre in bilico tra l’inferno dei Challenger e il nirvana del tennis che conta. È l’altra Italia, quella che non sogna (o non sogna più) la top ten come Fognini e Cecchinato, ma capace di illuminare Melbourne con l’orgoglio di una passione infinita e con i 66.000 euro del secondo turno già in tasca.
VIENI A RETE Intendiamoci, ce ne fossero di carriere come quelle di Andreas Seppi, da 15 anni vessillo di serietà e applicazione. Solo che alla soglia dei 35 anni, con un’anca sbilenca e un futuro già disegnato sulle montagne del Colorado, chiedergli sempre il top potrebbe sembrare un azzardo. Però l’Australia, per lui, non è un posto normale: l’estate down under gli offre le condizioni che predilige, e se nelle prime sei partecipazioni allo Slam inaugurale collezionò appena 3 vittorie, nelle ultime sei è approdato quattro volte agli ottavi. La 55a presenza consecutiva in un Major viene bagnata da un successo non banale sullo yankee Johnson, testa di serie numero 31, che è un amico (lo ha aiutato nelle procedure per la green card), ma non riesce a opporsi ai colpi filanti del biondo di Caldaro, ancorato a un servizio da otto prime vincenti su dieci. Prossimo step, il non irresistibile aussie Thompson: «Oggettivamente, poteva capitarmi di peggio. Mi sento bene fisicamente, ho lavorato bene durante la off season e anche se ho perso a Sydney con De Minaur, certi risultati aiutano a svegliarti con la voglia di allenarti. Giocare più avanti? Sono 30 anni che potrei andare di più a rete...».
NUOVA VITA Aggressività: è la parola d’ordine che si è dato «Steto» Travaglia di fronte all’ennesimo bivio di una carriera impantanatasi troppe volte nelle cartelle cliniche. Nel 2011 cadde dalle scale di casa rompendo i vetri di una finestra e rischiando di perdere la mano sinistra, nel 2015 si fratturò lo scafoide e l’anno dopo fece crac la schiena, con tre mesi immobile a letto. Più forte del destino, l’ascolano è ripartito dal team di Cecchinato, facendosi allenare da Vagnozzi. Uscito dalle qualificazioni, con 23 ace travolge l’argentino Andreozzi e il nuovo corso si sublima pure nella scioltezza con cui affronta i 30 gradi australiani, dopo che a New York, a settembre, si era ritirato stremato per il caldo: «Ho cambiato la dieta dopo quel brutto episodio, con tutti gli infortuni che ho avuto pensavo di dover smettere, ora mi sento più forte. L’obiettivo adesso è la top 100 (è 137, al massimo è stato 108, n.d.r.)». CONTRO IL GIGANTE Quella è la linea di demarcazione tra il volgo e la nobiltà, un crinale su cui viaggia da sempre la vita agonistica di Fabbiano. A Melbourne non aveva mai vinto, si toglie lo sfizio battendo la wild card di casa Kubler, uno che due anni fa, con le ginocchia a pezzi, aveva 14 centesimi sul conto (e si è fatto tatuare il numero), prima che l’invito degli Australian Open (e i 47.000 euro del primo turno) gli restituisse il sorriso. Adesso Thomas, dal basso del suo 1.73, sfiderà il gigante Opelka, il più alto del circuito con i suoi 211 centimetri: «Vorrà dire che chiederò a Karlovic di potermi allenare con lui». Cose dell’altra Italia.
LA CHIAVE Thomas non aveva mai passato un turno in Australia: intasca 66mila euro
Andreas batte Johnson: «Con certi risultati ti svegli e vuoi allenarti»