Murray, battaglia per l’addio: «Un bel modo di chiudere»
●Dopo l’annuncio del ritiro, lotta fino al quinto con Bautista e perde: «Wimbledon? Adesso non riesco neppure a camminare»
Cuore Impavido ci ha lasciato la vita, sopra quel campo. Certamente quella sportiva. Come l’ultimo guerriero delle Highlands, il prode figlio di Scozia Andy Murray ha versato sangue e lacrime per assicurare all’eternità un’ultima battaglia da ricordare.
OVAZIONI Lo attendeva una partita affrontata praticamente da ex, dopo l’annuncio choc del ritiro di venerdì. E l’avversario, il tignoso Bautista, uno che ha appena battuto Djokovic a Doha, era tra i peggiori che potessero capitargli. Infatti Muzza va sotto due set, sembra pronto alla passerella e alla doccia. Ma da campione vero si ribella, intasca due tie break allo spasimo e poi crolla nel quinto set, piangendo al break iniziale che è il segno della resa. La gente però lo osanna, gli organizzatori gli hanno riservato un intervistatore d’eccezione, Mike Petchey, il primo allenatore, mentre sul maxischermo passano i saluti dei colleghi, da Djo- kovic a Nadal (per lui e Federer facile approdo al secondo turno) fino alla Wozniacki, che gli offre un posto da coach. E lui: «Se dovesse essere il mio ultimo match, sarebbe un modo brillante di chiudere».
IL DUBBIO Ecco. Cosa ne sarà di Sir Andy? A mente fredda, il quadro appare più chiaro: «Vorrei aver fatto scelte diverse, ma è stata anche colpa mia, ho preteso troppo dal mio fisico. Ora posso prendermi quattro mesi e mezzo di pausa e preparare Wimbledon, o tornare sotto i ferri. Già ora faccio fatica a camminare, è doloroso anche allacciarmi le scarpe o portare a spasso i cani. Dovrei accettare di passare cinque o sei mesi così. L’operazione è grossa, e non ci sono garanzie che io possa tornare a giocare. Di sicuro migliorerebbe la qualità della vita, avrei meno dolore, ma se non dovessi recuperare, allora non giocherei più. È questa la decisione che devo prendere». Si è dato una settimana, al massimo due, mentre anche l’erede Edmund (caviglia) non se la passa bene e crolla con Berdych. Così, tra le truppe britanniche sorride solo la Boulter, che per la storia diventa la prima, uomini compresi, a vincere un match in Australia al tie break del set decisivo. Ma il pubblico ha mostrato di apprezzarne anche altre doti.