La Gazzetta dello Sport

Inseguendo la Luna «IN COPPA AMERICA SI VA PER VINCERE E CI SPIANO PURE...»

LO SKIPPER MAX SIRENA GUARDA AL 2021: «NON CI DANNO FAVORITI MA QUANDO ANDIAMO IN ACQUA GLI ALTRI TEAM VOGLIONO SAPERE TUTTI I GIORNI QUELLO CHE FACCIAMO»

- di GIAN LUCA PASINI

«Visto che in Coppa America l’unica cosa che non si può comperare è il tempo, questo nuovo accordo arriva quanto mai a proposito...». Max Sirena, lo skipper di Luna Rossa, inizia con una battuta la presentazi­one al Salone dell’alta orologeria di Ginevra, dove è stata presentata la partnershi­p fra Panerai e Luna Rossa per la prossima America’s Cup. Mentre dall’altra parte del mondo, ad Auckland, in Nuova Zelanda, sede della Coppa (nel 2021) sono iniziati i lavori della nuova base della Luna. Prima con le draghe per pulire il fondale, poi proprio fuori dal molo si creerà uno spazio 80 metri per 80, dove oggi c’è l’Oceano, proprio di fronte a Freemans Bay, non lontano da dove si correranno le regate, una volta strappata la terra al mare si potrà fisicament­e costruire la base (nei prossimi mesi). «L’evento sembra ancora tanto lontano – continua Max Sirena –, in realtà è già passato un anno da quando siamo partiti. La nostra prima barca è in costruzion­e. Diciamo che “il pacchetto base è pronto e funziona”. Adesso stiamo cercando di andare fuori dagli schemi per trovare quelle soluzioni che facciano la differenza. Noi non parliamo molto, ci preoccupia­mo poco di fare sapere all’esterno cosa stiamo facendo. So che quando andiamo in acqua ad allenarci abbiamo diverse spie di altri team che vogliono sapere tutti i giorni quello che facciamo. Non ci vedono favoriti? Tutto sommato per noi è meglio così». Un’agenzia di scommesse britannica non vede il team di Patrizio Bertelli in grado di compiere l’impresa. «Un buon motivo per scommetter­e su di noi. Io lo farei».

SIMULATORE Luna Rossa non ha costruito (per ora) una barca prototipo, ma lavora tantissimo con il simulatore. «Abbiamo fatto una scelta più simile a Team New Zealand (il detentore, ndr), mentre americani e inglesi hanno lavorato di più su una barca test, simile all’Ac 75 che poi regaterà ad Auckland. Ma nei prossimi mesi anche noi vareremo il primo prototipo e non vediamo l’ora di capire se le risposte che abbiamo ricevuto dal simulatore sono giuste. Chiaro che un po’ di timore c’è sempre, perché per quanto siano sofisticat­i questi software non sono mai come la barca vera e propria. Noi partiamo da una base molto avanzata che è stata usata da Team New Zealand nella scorsa Coppa. Quindi siamo ottimisti, ma c’è sempre un minimo di tensione. Il varo dell’Ac 75 (un po’ meno di 23 metri, ndr)? Fra la fine di giugno e i primi dieci giorni di luglio. Abbiamo feedback ogni tre settimane fra il team progettual­e e il cantiere, Persico, dove viene costruita la barca (che rispetto alle ultime tre edizioni in cui si è gareggiato con un multiscafo, torna ad essere un monoscafo totalmente innovativo

capace di volare sull’acqua a oltre 40 nodi, ben più di 80 km all’ora, ndr) quindi abbiamo fiducia». Chi passa tante ore davanti a un simulatore è Francesco Bruni, uno dei timonieri della Luna, che nel 2017 era con gli svedesi di Artemis. «E’ la prima volta che mi alleno tanto davanti a uno schermo e dopo un po’ è davvero faticoso. Sia dal punto di vista della concentraz­ione, che per la vista. Se usiamo quella sorta “di visore” il tempo di allenament­o si riduce quasi di un terzo rispetto a quando stiamo davanti a un grande schermo. Si possono fare regate uno contro l’altro, ma anche tanto allenament­o da soli per provare quello che rivivremo in mare. Chiaro che usando una barca che non è mai stata costruita, né utilizzata in regata, i dubbi un po’ li hai. E dopo tante ore che si passano davanti a questa vela virtuale io ho voglia di andare per mare e di vedere le barche “vere” da vicino, in mezzo alle onde...».

CENTO PERSONE «Il nostro quartiere generale è a Cagliari dove lavorano un centinaio di persone divisi in vari dipartimen­ti. La scelta è dovuta al fatto che siamo italiani e comunque è impensabil­e ricreare le stesse condizioni che troveremo fra due anni dall’altra parte del mondo. Ma una buona parte dei protagonis­ti del team – spiega ancora Max Sirena – ha navigato per mesi e mesi ad Auckland, quindi le condizioni di quel mare le conosce. Ma rispetto alle altre edizioni della Coppa America che si sono svolte in Nuova Zelanda, questa volta regateremo molto più vicino a terra, non nel golfo di Hauraki, come accaduto fra il 2000 e il 2003, quando per arrivare sul campo di regata le barche venivano trainate per oltre un’ora. Quindi le condizioni che ci troveremo ad affrontare nella 36a Coppa saranno completame­nte diverse». Per lo skipper della Luna questa è la sesta Coppa, con due vittorie all’attivo: sempre a terra, nel 2010 con Oracle e nel 2017 con Team New Zealand. Come si dice? Non c’è due senza tre, ma la pressione è tanta... «Io non sono uno skipper di razza che ha vinto la Coppa al timone – chiude Sirena –. Quindi la responsabi­lità ovviamente c’è, ma me la sento più che altro come persona fisica. Il mio grosso lavoro è quello di cercare di selezionar­e gli uomini migliori per l’obiettivo che ci siamo prefissati. Non è una questione personale: io metto davanti sempre il team. Il mio unico sogno è vincere la Coppa con Luna Rossa a qualsiasi costo...».

 ??  ?? Il rendering della nuova Luna Rossa e i rappresent­anti del team ieri alla presentazi­one: da sinistra Francesco Bruni, Shannon Falcone, Max Sirena, Gilberto Nobili, Pietro Sibello, Vasco Vascotto e James Spithill
Il rendering della nuova Luna Rossa e i rappresent­anti del team ieri alla presentazi­one: da sinistra Francesco Bruni, Shannon Falcone, Max Sirena, Gilberto Nobili, Pietro Sibello, Vasco Vascotto e James Spithill
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 ??  ?? La chiatta da dove s’è dato il via ai lavori della base di Luna Rossa
La chiatta da dove s’è dato il via ai lavori della base di Luna Rossa

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