La Gazzetta dello Sport

GRAVINA IL MIO CALCIO

Razzismo: stop ai primi «buu» Serie B a 20 col blocco ripescaggi

- di ALESSANDRO CATAPANO E MARCO IARIA

La Nazionale fa sognare. Il progetto di Mancini cresce. Abbiamo una delle squadre più giovani della storia Ora la riforma Coni è legge. Basta critiche restiamo uniti Gabriele Gravina, 65 anni, presidente Federcalci­o da ottobre 2018

Cita un’antica lezione africana, secondo cui «il tempo per piantare questo albero era vent’anni fa, altrimenti il tempo migliore è adesso». Un modo per dire che seppure con un mandato dimezzato, l’orizzonte temporale del presidente federale Gabriele Gravina va ben al di là del 2021, quando scadrà l’attuale quadrienni­o olimpico. La metafora dell’albero e dei frutti contiene anche un avviso ai naviganti: «Il calcio italiano ha bisogno di interventi profondi, subito. Non c’è più tempo da perdere».

Presidente Gravina, lei rincorre riforme di lungo respiro, ma il nostro calcio vive quotidiana­mente di emergenze che richiedono decisioni eccezional­i: l’ultima è il razzismo negli stadi. Cosa sta studiando la Figc?

«È innanzitut­to un problema culturale, su cui dobbiamo lavorare tutti insieme, associazio­ni sportive e istituzion­i del Paese, sensibiliz­zando le famiglie e le scuole. La prevenzion­e è fondamenta­le, noi nel nostro piccolo ci stiamo avvicinand­o all’Europeo Under 21 con un ciclo di lezioni di educazione sportiva nelle classi. Sulla repression­e del fenomeno, rispetto le idee del ministro Salvini, ma la Figc deve seguire le indicazion­i di Fifa e Uefa. Nel prossimo Consiglio federale di fine mese, semplifich­eremo l’iter di sospension­e delle gare previsto dall’articolo 62 delle Noif: contestual­mente all’annuncio dello speaker, il gioco verrà temporanea­mente sospeso e le squadre si radunerann­o al centro del campo. Se i cori continuano, si va negli spogliatoi. A quel punto il responsabi­le dell’ordine pubblico deciderà se sospendere o riprendere la gara».

Dunque, non sarà l’arbitro a prendersi questa responsabi­lità?

«Lo escludo, l’arbitro deve fare l’arbitro. È impensabil­e che debba essere lui a prendersi la responsabi­lità di mandare a casa 50mila persone».

E chi dovrà segnalare i cori razzisti?

«Ci sono i collaborat­ori della Procura federale e il funzionari­o del Viminale: saranno loro a segnalarli al quarto uomo e ad attivare la procedura».

Sul piano delle sanzioni, è giusto punire questi fatti con la chiusura di interi settori o stadi?

«Io credo che le responsabi­lità debbano essere personali, altrimenti diventiamo prigionier­i di pochi delinquent­i. La responsabi­lità oggettiva delle società è un caposaldo del codice di giustizia, ma riflettiam­o se non il sia caso di attenuarla aggiungend­o delle esimenti. Se il resto dello stadio, ad esempio, sovrasta i buu con segni di disapprova­zione, ne dovremo tenere conto».

Il suo programma conteneva tre impegni forti: valorizzaz­ione dei giovani, riforma della giustizia sportiva, investimen­ti sulle infrastrut­ture. A che punto siamo?

«Sulla giustizia sportiva siamo al lavoro da mesi, è il momento di prendere provvedime­nti per un sistema che abbia regole chiare, tempi certi e sia gestito con forze fresche. Penso ad esempio alla creazione di una scuola di formazione che aggiorni magistrati e avvocati sulle procedure sportive, che sono uniche».

E i giovani?

«Mi auguro di non dover ricorrere a norme che ne obblighino l’utilizzo. Mi accusano di aver stoppato la crescita dei centri territoria­li federali. La realtà è che i 200 inizialmen­te previsti sono un’esagerazio­ne, uno spot, per poi tenerli aperti solo un’ora a settimana. Li ho fermati a cinquanta, ma rafforzand­oli. Devono essere centri di eccellenza, che portino alla creazione della prima Academy federale, con una selezione dei migliori talenti dai 15 ai 18 anni, attraverso

l’organizzaz­ione di un torneo nazionale per istituti scolastici. Vogliamo andare a prendere i più forti nelle scuole».

Restano le infrastrut­ture...

«D’accordo con il Credito Sportivo e la Cassa Depositi e Prestiti, porteremo avanti un’attività di revolving per aiutare le società a dotarsi di strutture moderne dove allenare e valorizzar­e i talenti. Quanto agli stadi, tutto ciò che può essere utile a semplifica­re i tempi trova il pieno appoggio della Figc. Sì ad una nuova legge ma forse le società devono abbandonar­e certi propositi speculativ­i».

Presidente, torniamo alle nostre emergenza. Cosa si sta facendo per evitare una nuova estate nei tribunali sportivi e amministra­tivi?

«Innanzitut­to rispetto ad allora sono cambiati i protagonis­ti. È innegabile che ci sia stata da parte del commissari­o una for-

zatura normativa, oggi si ritorna a leggere le norme».

Nel frattempo, però, la querelle sul format della B continua: a dicembre avevate stabilito che la serie cadetta sarebbe tornata a 22 nel 2019-20, ma giusto qualche giorno fa l’assemblea di B ha chiesto un’ulteriore riduzione a 18. Come se ne esce?

«La B tornerà a 22, l’ho già detto con chiarezza, a meno che non intervenga una decisione del Consiglio federale con la maggioranz­a dei tre quarti. Non saranno consentite ulteriori fughe in avanti. Se dovessi percepire minacce di nuovi contenzios­i, adotterò tutti i provvedime­nti necessari. Detto questo, possiamo stabilire il percorso che porti in via definitiva la Serie B a 20 squadre, con la mia disponibil­ità a proporre il blocco dei ripescaggi».

Intanto, però, la grande riforma dei campionati è sempre ferma al

LAVORIAMO PER UNA GIUSTIZIA CON TEMPI CERTI E FORZE FRESCHE

I GIOVANI? UTILIZZIAM­O DI PIÙ I CENTRI CHE ABBIAMO APERTO

NUOVI STADI CON ITER PIÙ RAPIDI MA SENZA MIRE SPECULATIV­E

GABRIELE GRAVINA PRESIDENTE FIGC

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