La Gazzetta dello Sport

DA LIEDHOLM A SACCHI, DA CAPELLO AD ALLEGRI: IN 32 ANNI HA ACCOMPAGNA­TO I TECNICI CHE HANNO SCRITTO LA STORIA

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Primo team manager e anche primo dirigente imbattuto al Perugia: che cosa ricorda di quella esperienza?

«Anche lì ho avuto un grande presidente, D’Attoma, poi ho scoperto Castagner, con cui abbiamo chiuso il campionato senza sconfitte nel 1979. Impresa ripetuta con il Milan di Capello, così sono l’unico dirigente imbattuto in due campionati».

Qual è il ricordo più bello con il Milan?

«Sono tifoso del Milan da sempre e quindi sono stato doppiament­e fortunato a vivere tanti successi. Se devo sceglierne uno, dico la Champions del 1994, del 4-0 al Barcellona. Loro avevano già prenotato la sala per festeggiar­e, ma noi avevamo una carica incredibil­e. Prima della partita Desailly aveva una carta velina sul palmo della mano, che si accartocci­ò da sola per la tensione. Fu il capolavoro di Capello, re della scaramanzi­a. Un giorno, a Pechino, persi la penna d’oro con cui avevo scritto le formazioni dei tre campionati vinti e lui si arrabbiò tantissimo perché, malgrado la mia ricerca con Galbiati, Balestra e Negrisolo, non la ritrovai. Guarda caso nel campionato successivo non vincemmo più».

Il miglior allenatore avuto?

«Prima voglio ricordare con affetto il dottor Monti, amico leale che ha fatto la fortuna del Milan. Vicino a lui ho apprezzato Liedholm che ha lasciato una grande difesa, Sacchi che ha insegnato a giocare in trasferta come in casa, Capello che ha ottenuto il massimo da tutti. Ma ricordo anche Zaccheroni che vinse lo scudetto al primo colpo e Tabarez, ottimo allenatore che non meritava di andar via. Stesso discorso per Allegri. Il suo esonero e la cessione di Pirlo sono stati l’inizio della fine».

Se l’aspettava un simile declino?

«Lo temevo e infatti, quando incomincia­rono le trattative per la cessione, scrissi a Galliani dicendogli che avrei preferito la B con proprietà italiana, piuttosto che una Champions coi cinesi. Galliani, però, mi rispose che il presidente era stanco».

Cosa pensa del Milan di oggi?

«Prima avrei scommesso sul quarto posto. Ora è più difficile, ma spero ancora e il fatto di non giocare più in Europa può essere un vantaggio».

Le piace Gattuso?

«Gli voglio bene, ma mi spavento quando vedo la sua faccia perché ho l’impression­e che viva con troppa preoccupaz­ione il suo ruolo».

Che cosa pensa del caso Higuain?

«Il peggio che potesse accadere adesso. Se è nato da Higuain, vuol dire che non era maturo per il Milan, ma in ogni caso sono d’accordo con Leonardo».

Come vive il calcio da spettatore?

«Lo vedo poco. Ringrazio Leonardo e Maldini, perché mi hanno dato due tessere per la tribuna che mi erano state tolte. A S.Siro, però, sono andato soltanto per Milan-Roma e all’intervallo sono uscito. Dopo 50 anni in panchina non riuscivo a guardare la partita dall’alto».

Quindi soltanto tv…

«La tv la lascio a mia moglie. Mi aggiorno sulla Gazzetta che mi aveva fatto scoprire il calcio da bambino».

Quindi non vedrà nemmeno Juventus-Milan?

«No, ma mando un grande “in bocca al lupo” a Gattuso. In fondo basterebbe vincere ai rigori come l’ultima volta, anche se la gara più importante sarà a Genova in campionato».

Troppo forte questa Juve?

«Sì, perché quando va in vantaggio non la riprende nessuno, come il Milan di Capello. Quel Milan, però, e anche quello di Sacchi erano molto più forti di questa Juve, con giocatori migliori».

Con chi festeggerà i primi 80 anni?

«Con il clan Ramaccioni al completo: moglie, due figli, una nipotina e mio fratello gemello, Tommaso, sempre rimasto fuori dal calcio, anche se ne capiva più di me».

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● 1 Silvano Ramaccioni, 80 anni, con Carlo Ancelotti nel 2004 LIVERANI ● 2 Insieme a Arrigo Sacchi ha vinto 2 Coppe dei Campioni (‘88, ‘89) ● 3 In panchina sotto gli occhi di Roberto Baggio e Fabio Capello DFP

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