La Gazzetta dello Sport

Sci loves you Vonn Addio di bronzo

●A medaglia nella discesa d’addio: «Ero nervosa, ma adesso non vedo l’ora di tuffarmi nel mondo reale»

- Simone Battaggia INVIATO A ARE (SVEZIA)

Lindsey Vonn mancherà allo sci, enormement­e. Mancherà la sua capacità di trasformar­e ogni gara in un romanzo, in una straordina­ria sceneggiat­ura. Aveva annunciato che la discesa dei Mondiali di Are sarebbe stata la sua ultima gara. Aveva pianto tutte le lacrime, «fino ad avere gli occhi secchi» dopo che il suo corpo, tre settimane fa a Cortina, le aveva detto basta. Martedì in superG era finita contro le reti ma si era rialzata. «Non datemi per sconfitta — aveva detto —, ho ancora una chance».

Ieri si è presentata al via con una tuta speciale, bianca con inserti giallo e blu, in onore di Ingemar Stenmark. La leggenda svedese, l’uomo del record di 86 vittorie in Coppa che resterà tale – Lindsey si è fermata a 82 – la aspettava giù con un mazzo di fiori. Lindsey è scesa col 3, ma ha capito subito che la sua prova era da medaglia. Dodici anni prima sulla stessa pista aveva portato a casa le prime due, gli argenti in superG e in discesa. Questa volta è finita dietro solo a Ilka Stuhec e a Corinne Suter. E così Lindsey chiude con un bronzo da film: con l’ottava medaglia iridata diventa la prima sciatrice sul podio in sei edizioni e, a 34 anni e 115 giorni, è la più anziana sul podio mondiale. Davanti alla stampa mostra con orgoglio la sua collezione. E guai a chiederle se è sorpresa. «Credo che tutti conoscano il mio modo di essere. Rischio sempre al massimo, per questo ho vinto tanto e per questo mi sono fatta male tante volte. Anche oggi (ieri, ndr) ho rischiato tutto. Ero nervosa, non volevo chiudere l’ultima gara della carriera come era finito il superG di martedì. Sapevo che avrei potuto fare bene ma anche finire sulle reti. Nella parte bassa sono riuscita a fare velocità, a entrare nel ritmo. È stata una battaglia interiore e alla fine l’ho vinta».

Ha chiuso la carriera con una medaglia, come Svindal.

«Sabato ero molto tesa per lui, ho fatto un tifo sfegatato. M’ha ispirato a spingermi oltre».

La pista più corta l’ha avvantaggi­ata?

«Sì. La parte bassa permette di fare velocità, questo mi ha aiutato, ma credo che fosse l’unica scelta possibile per via del vento. La difficoltà di gareggiare ad Are è proprio questa».

È rammaricat­a per non aver conquistat­o l’oro?

«Onestament­e no, ed è difficile per me ammetterlo. So in quali condizioni è il mio corpo, cosa posso e non posso fare. Di norma avrei detto “Sì, sono delusa perché avrei potuto vincere”, ma non è così. Questo è il motivo per cui mi sto ritirando».

Lei è stata ciò che Usain Bolt è stato per l’atletica. Non teme di lasciare un vuoto?

«Spero di no. Ci sono personaggi con carattere. Sofia (Goggia, ndr) ha molto carisma. Tra gli uomini penso a Hirscher, a Jansrud, a Paris. Tra le donne ovviamente c’è pure Mikaela (Shiffrin, ndr). Ci sono persone con la potenziali­tà di far crescere il nostro sport. Non è solo una questione di vittorie, si tratta di fare tutto ciò che si può per promuovere lo sci. Questa è una parte del nostro lavoro di atleti. Purtroppo tante persone si stanno allontanan­do dal nostro sport. C’è bisogno di gente che emerga».

Non aveva dolore dopo la caduta in superG?

«Certo che avevo dolore. Avevo male pure prima del superG. Il collo mi sta facendo impazzire, ma se vinci ti importa poco. S’è trattato di andare oltre la soglia del dolore per l’ultima volta».

Kjetil Andre Aamodt ha ricordato un allenament­o che fece con lei negli Anni Duemila, una lunga sessione al termine della quale lei si mise a piangere, e di aver pensato “Questa non vincerà mai una gara”. Cosa ricorda?

«Sì, è vero. Io avrò pure pianto, ma lui per gli sforzi faceva le puzze (sic). In quei giorni spinsi il mio corpo oltre i limiti. Non credo di essermi mai allenata così duramente in vita mia. È vero, piangevo tutta la notte, volevo andare a casa, ma sono rimasta e ho imparato tanto».

Lo sport rimarrà nella sua vita?

«Mi piacerebbe giocare a tennis, ma non credo sia una grande idea. Magari con Roger (ieri dopo la discesa Federer le ha mandato un saluto tramite la tv svizzera, ndr). Vorrei pattinare col mio fidanzato (l’hockeista Subban, ndr). Amo lo sport perché ti ispira, ti fa credere in qualcosa più grande di te».

Come è pensare alla nuova vita?

«Tempo fa l’idea di una vita senza sci mi spaventava, ma ora non vedo l’ora di tuffarmi nel mondo reale. Sono giovane, anche se fino a oggi mi sono sentita vecchia perché gareggiavo con ragazze che hanno 15 anni meno di me. E poi i 30 sono i nuovi 20».

Come è andato l’incontro con Stenmark?

«Sapevo che sarebbe stato al traguardo, lo avevo praticamen­te supplicato mandandogl­i un messaggio in maiuscolo e pieno di punti esclamativ­i. È un uomo di poche parole, calmo, amichevole. Per me il fatto che ci fosse ha un significat­o enorme. È stata la perfetta chiusura della mia carriera».

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 ??  ?? COLLEZIONI­STA Lindsey Vonn, 34 anni, con le sue medaglie olimpiche e mondiali subito dopo la gara AP
COLLEZIONI­STA Lindsey Vonn, 34 anni, con le sue medaglie olimpiche e mondiali subito dopo la gara AP

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