MAGO PIATEK
RINGHIO E PUM PUM COSÌ IL DIAVOLO METTE LA FRECCIA
Sì, questo Milan è da Champions. Non lo dicono solo i risultati e quindi la classifica, ma anche il livello delle prestazioni, il carattere, la personalità e la possibilità di avere un centravanti, Piatek, che è una sentenza. Rino Gattuso sempre più tecnico-leader del suo gruppo prosegue la marcia verso l'obiettivo principe del club...
Sì, questo Milan è da Champions. Non lo dicono solo i risultati e quindi la classifica, ma anche il livello delle prestazioni, il carattere, la personalità e la possibilità di avere un centravanti, Piatek, che è una sentenza. Rino Gattuso sempre più tecnico-leader del suo gruppo prosegue la marcia verso l'obiettivo principe del club (la zona Champions) con l'umiltà che ha contraddistinto la sua carriera, ma anche la rabbiosa volontà di un mastino che non molla l'osso. Avanza Ringhio, centimetro dopo centimetro. Lo guardi in faccia e ti sembra di ascoltare il monologo di Al Pacino in «Ogni maledetta domenica». Ha affrontato buona parte della stagione accompagnato dalla diffidenza e dai dubbi, fuori e dentro il Milan. Sono usciti i nomi dei possibili sostituti e c'è stato bisogno di confermarlo pubblicamente prima di partite che venivano presentate come ultima spiaggia. Se c'è un allenatore che quest'anno tutto quello che di positivo ha ottenuto se lo è dovuto sudare tra mille difficoltà, quello è stato Gattuso. Solo i tifosi non lo hanno mollato, sapendo che lui non avrebbe mai mollato. E oggi davanti a chi è stato giustamente - per i risultati e per la bontà del gioco espresso finora - definito un maestro, si è preso tutta la scena. E una grande soddisfazione. Perché l'Atalanta aveva già subito tre gol in casa e in un tempo solo dalla Roma, ma poi aveva rimontato e a lungo dominato. Stavolta no. E la vittoria del Milan non fa una piega.
Certo, e questo anche Rino lo sa, quando davanti hai un iradiddio è più semplice vincere. Il pistolero Piatek non finisce mai le munizioni. Cinque partite, compreso lo spezzone di 20 minuti all'esordio, e sei gol: quattro in campionato con la doppietta di ieri e due in coppa Italia con la doppietta qualificazione al Napoli. Roba da non credere se il cecchino polacco non avesse segnato pure 13 gol in campionato e 6 in Coppa col Genoa prima di approdare in rossonero. «Pum Pum Pum Piatek» si è calato nella realtà Milan come se fosse qui da anni. Poco spazio all'immagine, ai social, ai post, ai tweet e tutto reti e sostanza. Allo straordinario senso del gol unisce tecnica, precisione, coordinazione, potenza. Segna in tutti i modi, (finora in A 13 volte di destro, 2 di sinistro, 2 di testa) e sono spesso gol bellissimi. Il primo a Bergamo ha ricordato quelli che segnavano Van Basten e Batistuta. Il secondo uno stacco alla Sheva. Paragoni enormi, è vero. Ma alzi la mano chi vedendo Piatek segnare ieri non abbia esclamato: «Mamma mia, chi ha preso il Milan...». Si può già dire che nel passaggio di consegne con lo spento e depresso Higuain i rossoneri non ci hanno guadagnato: di più. Con un bomber simile non solo possono continuare a volare ma, oltre a guardare dallo specchietto retrovisore Lazio e Roma impegnate domani e lunedì, anche provare a mettere la freccia puntando l'Inter alle prese col caso Icardi. I nerazzurri ora distanti solo un punto devono necessariamente vincere con la Samp se non vogliono vedersi piombare addosso il gruppo rossonero che vola sulle ali dell'entusiasmo. Perché non c'è solo Piatek, ma una squadra sempre più compatta e sicura dei suoi mezzi, che sa cosa fare in campo, con giocatori di gamba, di peso, di qualità e un portiere che è una saracinesca, anche se ieri non è riuscito a mettere il mantello di Superman come in altre occasioni.
E l'Atalanta? Nella lotta per la Champions esce ridimensionata dalla sconfitta (anche se mai dire mai, la stagione è ancora lunga), ma non merita alcuna critica. Partiamo sempre da un presupposto: Gasp e i suoi ragazzi stanno facendo un miracolo. Ieri sono stati meno brillanti e convincenti del solito (ma che giocata geniale Ilicic...). Sabato a Torino coi granata si capirà quale Europa potranno continuare a sognare.