La Gazzetta dello Sport

Gattuso se la gode «Che gran partita! Ora non molliamo»

●Il tecnico rossonero: «Un po’ di fortuna sull’1-1... Calhanoglu ha sofferto, ma lui non si risparmia mai»

- Marco Fallisi INVIATO A BERGAMO

Ese sotto l’elmetto il Milan avesse nascosto un tocco nero, di quelli che si mettono sulla testa dei laureati? La domanda, alla luce del 3-1 con cui i rossoneri si sono impadronit­i della sfida Champions con l’Atalanta, è più che lecita: il Diavolo visto ieri è una squadra che sfoggia un centravant­i capace di trasformar­e in gol ogni pallone toccato, un centrocamp­o di forza e qualità in cui Paquetà cresce minuto dopo minuto e una personalit­à finalmente da grande, aspetto sul quale Rino Gattuso ha lavorato sin dalle prime giornate. In quei mesi, il suo Milan raccogliev­a elogi per il gioco e la propension­e a costruire senza mai buttare via il pallone, ma scivolava su crisi di identità da lettino dello psicanalis­ta; oggi Romagnoli e compagni sono meno belli ma molto più pratici e cinici.

SACRIFICIO In una notte i rossoneri hanno spazzato via un tabù che durava da troppo – un successo in casa dell’Atalanta mancava dal maggio del 2015 – e corretto il bilancio del loro allenatore contro Gasperini: prima vittoria dopo due pareggi e un k.o. I numeri personali, però, per un tecnico che ha bandito la parola «io» da Milanello contano poco: «Abbiamo giocato una grandissim­a partita – spiega Gattuso −, siamo stati fortunati ad aver trovato il pari di Piatek a venti secondi dalla fine del primo tempo. Nella ripresa però siamo usciti bene, mostrando un buonissimo calcio e diventando padroni del campo. Dobbiamo continuare sulla strada del sacrificio, con i nostri esterni d’attacco che difendono, tutti i giocatori a dare una mano: quando conquistia­mo palla in questo modo abbiamo voglia di far male. Ci godiamo una bella notte, ma poi subito testa all’Empoli, non possiamo mollare niente». Filosofia che sembra pienamente assimilata da questo Diavolo, che a Bergamo ha infilato il settimo risultato utile di fila in campionato, e soprattutt­o la seconda vittoria in uno scontro diretto per la Champions (dopo il 2-1 sulla Roma di fine agosto). I numeri del momento, che hanno mandato a letto il Diavolo con il terzo posto dell’Inter a una sola lunghezza di distanza, sorridono anche se confrontat­i con quelli del passato: quando il Milan ha ottenuto almeno 42 punti dopo 24 giornate, si è sempre classifica­to nelle prime quattro posizioni a fine campionato. «Ci sono ancora 14 partite e bisogna pensare gara dopo gara, non è una banalità. Quello che conta è non pensare di essere diventati improvvisa­mente dei fenomeni, c’è da aiutarsi come abbiamo fatto in questa partita».

FINALMENTE CALHA Nel tris rifilato alla Dea luccica la doppietta di un Piatek mostruoso, ma il gol che ha ribaltato il risultato porta la firma di Calhanoglu, tornato a segnare in Serie A dopo 60 conclusion­i fallite e un’astinenza che durava dallo scorso maggio: «Io credo in tutti i miei ragazzi, Hakan negli ultimi sei mesi ha avuto problemi, spesso ha fatto poco a livello tecnico, ma nella corsa non si ● ALLENATORE DEL MILAN

Gattuso abbraccia Calhanoglu

PAQUETÀ HA FATTO BENE MA POTEVAMO SERVIRLO MEGLIO

NON PARLERÒ MAI MALE DI HIGUAIN, È STATO UN ONORE ALLENARLO

RINO GATTUSO

● ANSA

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LAPRESSE Festa Milan a fine gara 3 In tribuna c’è Salvini

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