La Gazzetta dello Sport

Il Foggia s’illude Ma Capello al 90’ rianima il Padova

- Andrea Moretto PADOVA PORTIERE PADOVA

Tanta paura, due gol arrivati nel finale dei due tempi, molti errori, ma anche la volontà comune di venire fuori al più presto dalla zona pericolosa della classifica. Il pareggio, 1-1, accontenta paradossal­mente più il Padova del Foggia, con la squadra di Padalino che ha accarezzat­o per lunghi tratti l’idea di vincere all’Euganeo e dare uno strappo importante contro una diretta concorrent­e alla salvezza, ma alla fine, con molta amarezza, ha dovuto accontenta­rsi. E’ un Foggia che ha fatto una partita attenta, partendo con un assetto offensivo con Kragl che ha cercato di dare la spinta sulla sinistra e Chiaretti che negli ultimi secondi del primo tempo ha concretizz­ato un assist di Mazzeo, con un’acrobazia strappa applausi per gli oltre 1.200 tifosi foggiani (un ferito prima della gara dopo che gli è stata sottratta la sciarpa) e che prima dell’inizio avevano chiamato tutta la squadra sotto la curva. Il gol dei pugliesi è nato da un errore nel disimpegno di Andelkovic, forse per la troppa voglia del Padova di impostare il gioco. La squadra di Bisoli ha provato ad accelerare nella prima parte e la più nitida opportunit­à, al 29’, è capitata a Bonazzoli, dopo un’indecision­e della difesa foggiana, ma con Leali bravo a riparare.

PROTAGONIS­TI Per capire però meglio questo pareggio vanno evidenziat­i due giocatori: Chiaretti (seconda rete dopo quella a Cittadella) che ha avuto nel finale il match-ball, ma si è allungato il pallone ed è stato davvero fondamenta­le l’altro protagonis­ta, Minelli. Il portiere del Padova, già con il segno più in pagella all’inizio su un colpo di testa di Loiacono, ha salvato in uscita sul fantasista brasiliano dando speranze e ossigeno alla sua squadra, che ha avuto il merito, pur non nella migliore condizione, di crederci fino alla fine. I segnali erano già arrivati con Andelkovic (rete sfiorata in mischia) e Trevisan trasformat­o da difensore ad attaccante aggiunto. Non è un caso che l’1-1 sia nato dal suo piede, con in più l’errore di Agnelli nel capirsi con Leali e rinviare proprio su Capello, che con il sinistro al volo ha infilato. Capello (a quota 4 reti) è il simbolo attuale del Padova: uno dei pochi a resistere alla rivoluzion­e di gennaio e che si è rimesso in gioco qualche metro più indietro come trequartis­ta, e come quando, contro il Foggia, è ripartito dalla panchina alla fine è stato decisivo per scacciare dall’Euganeo fantasmi e paure. ●

E’ arrivato, dal Brescia, dopo sei mesi lontano dalle partite, ma è già una sicurezza

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