Cassani spinge: «Team e sponsor, la strada è giusta»
●Il c.t.: «La crescita delle Continental è un bene. Alle aziende dico: investite, il ciclismo è più di uno sport».
Ricordare il 2019 come l’anno da cui iniziò la rinascita del movimento ciclistico italiano. L’anno della svolta. È un appunto sull’agenda, un desiderio, un auspicio. «Sì, è quello che mi auguro — dice Davide Cassani, c.t. azzurro e coordinatore delle Nazionali —. La strada è lunga ma segnali incoraggianti ci sono». L’occasione di un punto della situazione con il tecnico romagnolo è il «calcio d’inizio» della stagione in Italia: accade oggi, con il Trofeo Laigueglia. E in Liguria corrono anche 7 delle 8 nuove Continental di casa nostra (manca solo la Dimension Data), dopo il cambio di status che dal dilettantismo le ha portate al terzo livello del grande ciclismo. L’analisi parte da qui.
Cassani, questo cambio può essere utile?
«Sono anni che lo diciamo. In Italia abbiamo bisogno anche di più squadre Continental, sono quelle che possono arricchire il movimento. Una Continental può fare un programma più vasto rispetto a una ‘semplice’ attività italiana».
La chiave quindi è avere la possibilità di un più frequente confronto con i rivali di livello?
«Sì, è questo è anche il motivo che ci ha portato a schierare la Nazionale alle corse ‘di club’, quando è possibile. Per la gara è un vantaggio, e così giovani under 23 - e non solo - possono partecipare a competizioni di livello, di un giorno e pure a tappe. Confrontarsi con il meglio aiuta a crescere. Sarebbe bello avere una squadra World Tour italiana, è importante tutelare di più le nostre Professional, ma ‘sotto’ tutto questo abbiamo fatto passi avanti».
A proposito di squadra World Tour, ha letto l’intervista di Cipollini alla Gazzetta e il suo forte richiamo all’italianità di un nuovo progetto da serie A, a cominciare da corridori e sponsor? Che cosa ne pensa?