«LA BICI NON È SOLO CORSE: VUOL DIRE MOBILITÀ, SALUTE, VITA»
«Eh, sarebbe bellissimo. La Liquigas di qualche anno fa non era tutta italiana ma costituiva lo stesso un esempio. Però ho letto pure quanto dichiarava Roberto Amadio (il team manager di quella Liquigas, ndr) sempre alla Gazzetta: i costi si sono triplicati. Quando si poteva spendere meno eravamo al top, ma abbiamo sempre avuto problemi con spese di livello molto alto. Non è un caso che all’estero ci siano diverse squadre ‘Nazionali’ o con sponsor di emanazione statale».
Come vede la possibilità per i team di terza fascia di legarsi a squadre di World Tour per diventare una sorta di vivaio?
«Una ottima scelta. All’estero lo fanno. Penso alla Groupama in Francia, alla Lotto in Belgio, alla Movistar in Spagna».
Lei ha avuto un ruolo fondamentale nella rinascita del Giro d’Italia dei giovani, riuscendo anche a convogliare diversi sponsor italiani importanti. Pensa che ne possano arrivare per creare un team ‘tricolore’ di altissimo
58 ANNI, C.T. AZZURRO
livello?
«La strada è giusta. Il lavoro fatto per rendere il ciclismo più credibile ha dato già frutti e ancora ne darà. Nessun altro sport ha eventi come Giro, Tour, classiche, che attirano sulle strade e davanti allo schermo così tante persone. Giro e Tour sono eventi che fidelizzano non solo gli appassionati, perché ci sono per tanti giorni di fila. Il ciclismo non è solo uno sport, peraltro molto popolare, è qualcosa di più».
In che senso?
«Ciclismo non vuol dire solo gare. È mobilità, salute, vita».
Dal punto di vista agonistico, come valuta l’inizio di 2019 dell’Italia?
«Siamo partiti bene, con uomini affermati e i giovani. Viviani, Ganna, Trentin, Bonifazio. Il primo vero banco di prova sarà però rappresentato dalle grande classiche del Nord. Se vogliamo vincere il Mondiale, è lì che dobbiamo ritornare a essere protagonisti».
DAVIDE CASSANI