Hirscher, sei speciale!
In vista della candidatura ai Giochi 2026
Il sipario che si è chiuso sui Mondiali di sci alpino ad Are non è di quelli che può suscitare scrosci di applausi. Certo, possiamo battere le mani alla conferma sul podio dei nostri due grandi talenti, Dominik Paris e Sofia Goggia - con posizioni e situazioni diverse ma equiparabili nell’impresa - e a un albo d’oro che non ha sgambettato (come talvolta succede nelle composizioni iridate) i due fenomeni della stagione, Hirscher e Shiffrin, il primo approdato proprio in extremis nello slalom all’oro che rende positiva la sua partecipazione. Ma sono troppe le ombre che pesano sull’organizzazione svedese che, comunque la si voglia guardare, era al primo banco di prova per la candidatura olimpica del 2026. È vero che, a livello di rinvii orari e slittamenti di gare, in passato abbiamo visto ben di peggio (basti pensare alla sciagurata edizione iridata del ’93 a Morioka per non parlare, sempre in Giappone, dell’edizione olimpica di 5 anni dopo a Nagano). Ma gli svedesi, a dispetto della loro immagine internazionale in tutto quello che non è sport, hanno lasciato un’impressione di pressappochismo, almeno nella preparazione delle piste, puntualmente denunciata dai telecronisti e opinionisti tv.
Solo in parte pesa sull’organizzazione, invece, il disastro di una prova come la combinata che paga anche una formula anacronistica e ha penalizzato ancora una volta i veri polispecialisti a favore degli slalomisti. Avremmo auspicato che a livello mondiale questa potesse essere l’ultima apparizione della famigerata combinata, invece a quanto pare gli interessi di alcuni Paesi hanno rinviato l’abolizione che era nell’aria. Per nostro conto, il parallelo è una specialità molto più moderna e ha rivitalizzato perfino una prova astrusa come quella a squadre, risultata più spettacolare del solito non solo per il bronzo acciuffato per i capelli dall’Italia. Noi chiudiamo con un oro, un argento e un bronzo al quinto posto del medagliere, sorpassati in extremis dall’Austria, che prima dello slalom maschile rischiava di essere la grande delusa della rassegna. Poteva andare molto meglio se le condizioni meteorologiche non avessero trasformato in una lotteria i due superG e ci fosse stata un po’ più di fortuna per Federica Brignone, ma bisogna ammettere che, persistendo i tre buchi dello slalom, del gigante maschile e dello slalom femminile, il nostro movimento non si può considerare completo.
Ma l’Italia ha guardato con particolare interesse i Mondiali di Are soprattutto pensando alla prossima edizione 2021 di Cortina e alla candidatura olimpica che si allarga alla Lombardia, secondo qualcuno in declino rispetto proprio alla Svezia. Ovviamente pesa il nome di Stoccolma, privata finora dei Giochi invernali che sono nel suo naturale dna, ma è evidente che sul piano organizzativo (non solo per lo sci alpino) noi siamo molto più avanti. Chiunque abbia visitato qualsiasi tappa di una Coppa del Mondo di sport invernali, da Bormio ad Anterselva, ha dovuto constatare l’eccellenza raggiunta dall’Italia in tutti i settori. La Svezia ha più neve ma meno montagne, più sci club (soprattutto nordici) ma meno pubblico per lo sci alpino. Per non parlare della bellezza di una stazione invernale come Cortina rispetto ad Are. Ovviamente non sono soltanto questi i fattori che giocheranno a favore di una o dell’altra candidata a fine giugno, ma con i Mondiali di Are la Svezia non ha segnato il suo rigore ed è un peccato che Cortina potrà tirarlo ad Olimpiade 2026 già assegnata.