«SONO CRESCIUTO CON ANCELOTTI NAPOLI È PRONTA PER LO SCUDETTO»
Ha appena esordito con la Spagna e sogna: «Vogliamo l’Europeo con l’Under 21 ma domenica contro l’Italia di Meret sarà dura»
Nel settembre scorso intervistammo Fabian Ruiz. Non aveva ancora debuttato col Napoli, causa infortunio. Gli domandammo cosa chiedeva alla sua prima stagione all’estero: «A livello personale mi piacerebbe poter far vedere rapidamente perché il Napoli ha puntato su di me, e che non ha fatto male!». Venerdì alle Far Oer è arrivato anche il debutto in nazionale.
Per noi è andata benissimo, lei cosa dice?
«Si, è stato un anno molto positivo. Tanto per me singolarmente come per il Napoli: abbiamo lottato su tutti i fronti, è mancato solo il titolo che desideravamo tutti. Ora siamo pronti per ripartire con grande speranza e voglia. Per me è arrivata la nazionale, che è un grande premio alla stagione. E c’è l’Europeo Under 21: un ultimo piccolo grande sforzo per chiudere al meglio».
Domenica prossima a Bologna affronterà l’Italia.
«Sarà una grande partita, e parecchio complicata: il torneo è corto e non si può sbagliare. Il fatto che l’Italia abbia tanti elementi che ballano tra Under 21 e nazionale maggiore causa ammirazione e dice tutto sulla qualità della vostra squadra. Il torneo poi è magnifico, e si gioca in Italia, oggi casa mia. Non vedo l’ora d’iniziare e provare a vincere, quello è l’obiettivo. La qualità generale è alta ma noi abbiamo una squadra super competitiva».
Luis Enrique l’ha voluta in nazionale, ma è assente per problemi personali.
«Si, è strano non averlo qui con noi ma sappiamo che ci è vicino: è in contatto costante col suo staff col quale è molto unito, e segue ogni cosa dalla distanza, dà indicazioni precise. Fisicamente non c’è ma è come se ci fosse. Sta vivendo un momento difficile, complicato e noi gli siamo vicini, siamo tutti con lui e la situazione qui è sotto controllo. Spero di poterlo abbracciare presto: vorrebbe dire che io sarò ancora in nazionale e che lui avrà risolto i suoi problemi». Abbiamo parlato col ct della Spagna Under 21, Luis De La Fuente, e l’ha elogiata per la duttilità tattica mostrata quest’anno nel Napoli. «Effettivamente ho giocato in tante posizioni, e all’inizio non è stato facile visto che avevo cambiato Paese, lingua e campionato. Ero un po’ preoccupato e ho sofferto. Poi mi sono adattato e il fatto di sentire grande fiducia intorno mi ha dato molta sicurezza. Ancelotti ha puntato su di me nonostante fossi giovane e alla prima esperienza all’estero e in Champions. Quando ti muovi tanto a livello tattico è importante aver qualcuno che ti dia indicazioni precise, e così è stato. Mi ha fatto crescere tantissimo». Il Liverpool campione d’Europa. Quanto ha ripensato alla parata di Alisson su Milik al 92’ a Anfield? «Tanto! Abbiamo fatto un gran girone, abbiamo battuto i futuri campioni e siamo rimasti fuori per un dettaglio, un vero peccato. Detto questo penso che il Liverpool per ciò che fatto vedere in tutto l’anno abbia meritato di vincere la competizione. Per quanto ci riguarda spero che il prossimo anno in Europa possiamo avere un pochino più di fortuna. In campionato l’anno scorso il Napoli era stato vicino alla Juve, quest’anno meno. Stiamo crescendo e penso che saremo in grado lottare fino alla fine per lo scudetto».
La cosa che più le è piaciuta di Napoli?
«La gente e la maniera di vivere il calcio. Vengo da Siviglia, città appassionata, e a Napoli ho trovato lo stesso fuoco sacro già dal primo giorno. La gente ti dà tutto, ti tratta come se fossi uno della famiglia. Venendo da fuori fa piacere, carica, ti fa sentire bene. Si apprezza».
Cosa le è piaciuta meno?
«Niente. Bella città, grande clima, c’è il mare».
La polemica tra risultatisti e difensori del bel gioco. Come la vive da spagnolo in Italia?
«Ogni allenatore e ogni squadra ha il suo stile e nessuno è peggiore degli altri. Ognuno sceglie ciò che gli piace o gli conviene maggiormente. Il gioco dipende anche dai giocatori che hai. È vero che la Juventus non è una squadra che ama uscire dall’area palla al piede e costruire da lì, però alla fine vince da anni, e la cosa conta, eccome».
Sta diventando italiano…
«Poco a poco...».
E la polemica per l’eventuale approdo di Sarri alla Juve?
«A Napoli ne parlano tutti, ma nel calcio siamo professionisti e ognuno prende la decisione che ritiene più opportuna e conveniente. Se Sarri pensa che per lui sia positivo andare alla Juve io non posso dire nulla. Poi è chiaro che per quello che ha fatto a Napoli da noi i tifosi ci possano restare male ed essere contrari. Però alla fine uno dev’essere professionale e scegliere il meglio per la propria carriera. Se questo per Sarri significa andare alla Juve ci deve andare».
Se potesse, per chi voterebbe nel Pallone d’oro?
«Alla fine lo merita Messi. Fa la differenza da anni, per me, per lo stile di gioco che mi piace, è il miglior del mondo».